Skip to content

Il nuovo bipolarismo visto dal Nodo di Gordio

Chi c'era e che cosa si è detto all'incontro annuale del think tank Nodo di Gordio

 

La longevità è un valore oggettivo e significativo, poiché tutte le attività umane e sociali sono soggette all’inflessibile legge dell’entropia, che porta a dissipare energia e lavoro; pertanto la capacità di proseguire, conservare, consolidare quanto si mette in atto è dimostrazione di solidità personale e collettiva. In questo senso il think tank Nodo di Gordio può legittimamente vantare i propri 21 anni di attività che, come ha detto il presidente emerito dell’Osce Riccardo Migliori, proietta il gruppo che si confronta annualmente a Montagnaga di Pinè sui temi della geopolitica verso i primi 40 anni.

Al di là degli auspici di lunga vita, Migliori nel suo discorso introduttivo alla tre giorni che terminerà domani all’Hotel Posta, ha evidenziato il ruolo trainante che il presidente Daniele Lazzeri riveste in quella che, dall’anno scorso, si è data una nuova forma come Fondazione, assieme al direttore Daniele Malacarne e ai senior fellow Augusto Grandi e Andrea Marcigliano. Il dibattito di quest’anno verte su un tema come sempre molto articolato, in questo il Nodo di Gordio fa concorrenza al meeting di Rimini, che recita “Come la bilancia di Zeus. Equilibri e squilibri in un mondo pericoloso”: si parla cioè del ruolo che l’Italia, l’Europa e il Mediterraneo possono svolgere all’interno di una globalizzazione frenetica.

Non a caso, i lavori sono cominciati parlando di intelligenza artificiale, innovazione della quale nessuno sembra in grado di tenere davvero le redini. A dimostrarlo in tempo reale è stato il down di Windows, che ha fatto collassare le reti di buona parte del pianeta, interrotto servizi e trasporti aerei e ferroviari e, così, impedito anche ad alcuni relatori di raggiungere la frazione sopra Pergine Valsugana. Tra gli assenti per forza maggiore Gianni Bonini, che ha alle spalle una lunga militanza socialista, mentre è stato tra i relatori presenti l’ex ministro democristiano Gian Guido Folloni, che ha presentato il suo libro “L’era post americana. Il silenzio dell’Europa”. Tanto per rimarcare come in crisi di ruolo e di identità non sia soltanto il Vecchio continente ma, ancor più, il potere a Stelle e strisce, sempre più clamorosamente fragile rispetto ai giganti asiatici, India e Cina in primis.

Citiamo Folloni e Bonini anche perché nomi indicativi della nostalgia che trapela, tra le righe dei panel che si succedono nelle tre giornate di lavori, rispetto a un mondo almeno in apparenza più facile da comprendere come quello bipolare che oggi si ripropone in forme sfuggenti e mutevoli. Una delle affermazioni più spesso corsa tra i relatori è appunti quella di avere gettato la Russia nelle braccia di Putin, su una trincea vicina a quella cinese e opposta a quella europea, per incapacità di gestire le crisi che si agitano in territori non così lontani da casa nostra.

I lavori del workshop hanno ricevuto ulteriori spunti dall’attualità, visto che di tali questioni si è ragionato proprio nel momento in cui la Casa Bianca ha attraversato la crisi più eclatante degli ultimi decenni, con un presidente in carica palesemente inadeguato a ricoprire il proprio ruolo e soprattutto a rivestirlo nei prossimi anni e uno sfidante, in realtà un ritorno, che certo non entusiasma molto, anche se l’onda emotiva dell’attentato subito da Donald Trump sta attenuando l’ostilità della quale il magnate è solitamente oggetto.

I lavori si svolgono in uno splendido angolo di Trentino: la sede così periferica è un elemento rivendicato con orgoglio, non solo per i buoni rapporti con le istituzioni locali ma anche perché alcune iniziative collaterali sono strettamente legati alle risorse ambientali e culturali della Valsugana. In particolare, quest’anno si tengono la visita guidata alla mostra di Paolo Vivian “Memoria e segno” al Forte di Tenna e il concerto “Per un pugno di note, le colonne sonore della nostra vita”, eseguito dall’Orchestra Giovanile Trentina diretta dal maestro Andrea Fuoli a Baselga di Pinè.

Ultimo e non irrilevante aspetto è la leggerezza ironica del thin ktank, testimoniata dallo slogan “Con amici come noi non hai bisogno di nemici” e anche dall’utilizzo se “Il conformista” di Gaber come sigla iniziale. Unico momento di tristezza del workshop, il ricordo di Marco Cochi, membro del Nodo di Gordio recentemente scomparso.

Torna su