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Il mio vicino bangla visto da Orioles

Il nuovo saggio del sociologo Marco Orioles “Il mio vicino è bangla” offre uno spaccato di quello che è stato un rapido e impetuoso processo di cambiamento che ha mutato il volto di Udine allineandola ai parametri di tanti altri capoluoghi del Vecchio Continente.

 

Cosa significa vivere in una città in cui la presenza straniera in trent’anni è aumentata del 2000%? Non è fantascienza, bensì la storia – raccontata nell’ultimo libro del sociologo Marco Orioles “Il mio vicino è Bangla. Tutto quello che c’è da sapere sull’immigrazione a Udine” (Il Calamo, Roma) – di un capoluogo di provincia come tanti nel Nordest quale è Udine, città che oggi conta circa 100.000 residenti di cui 14.000 stranieri, pari al 14,3% della popolazione, quasi sei punti in più rispetto alla media nazionale nonché della regione di riferimento, il Friuli Venezia Giulia.

Punto di partenza dell’analisi di Orioles è il 1990, anno in cui a Udine risiedevano appena 645 cittadini stranieri, pari ad un irrilevante 0,6% della popolazione. Da quel momento si innesca un processo di crescita che ha portato la presenza straniera in città a crescere al ritmo del 20-30% l’anno. Cuore di un’economia molto dinamica come altre di quella che era un tempo la locomotiva d’Italia, il Nordest, Udine ha attratto, a cavallo dei due secoli, non solo ingenti flussi migratori dall’estero ma anche dalle altre regioni italiane, per via della forte domanda di lavoro espressa dal tessuto produttivo locale.

Passando in rassegna i vari dati statistici delle fonti ufficiali, Orioles descrive l’odierno quadro della presenza straniera a Udine, un mosaico composto da ben 138 nazionalità diverse, tra le quali prevalgono però le provenienze europee (47%), e solo in second’ordine quelle africane (22%) e asiatiche (22%). È una società mutata profondamente in senso multiculturale quella in cui si sono radicati gli immigrati che man mano si sono rivelati indispensabili agli equilibri demografici ed economici di una città che, in linea con le tendenze nazionali, appare in forte declino.

Orioles fornisce gli indicatori più eloquenti di questa situazione: i nati stranieri, che oggi rappresentano ben il 26,3% del totale; le assunzioni di personale immigrato, che con quasi 3.700 unità sulle 17.400 totali registrate a Udine nel 2020, costituiscono un prezioso serbatoio alternativo a una carente manodopera autoctona; le ormai numerose imprese gestite da cittadini stranieri, che con 1.340 unità su un totale di 8.400, pari al 15.9% (ma nel settore dell’edilizia si sale al 32%), esprimono la vitalità e la vocazione imprenditoriale delle comunità straniere.

Ma il nuovo libro di Orioles non si sofferma sui soli dati statistici. Testimone diretto della grande trasformazione sociale della sua città che ha raccontato nelle sue precedenti opere, il sociologo (che collabora con Start Magazine) narra anche vicende e aneddoti che hanno caratterizzato questo trentennio di crescita tumultuosa di un’immigrazione che negli ultimi anni ha conosciuto nuovi picchi a seguito dei flussi provenienti dalla vicina rotta balcanica.

Ne emerge una contraddizione tra i rapporti ancora labili e freddi tra nativi e stranieri e il carattere ormai strutturale di una presenza senza la quale molti settori andrebbero in crisi. “Il mio vicino è bangla” offre dunque uno spaccato di quello che è stato un rapido e impetuoso processo di cambiamento che ha mutato il volto della città friulana allineandola ai parametri di tanti altri capoluoghi del Vecchio Continente.

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