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Il mesmerismo, l’oppio dei ricchi

Il Bloc Notes di Michele Magno

Nel 1773 Leopold Mozart, padre di Wolfgang Amadeus, scrive alla moglie che si trovava a Salisburgo: “Abbiamo avuto una grande serata musicale nel giardino del nostro amico Mesmer in Landstrasse”. In quel giardino sulle rive del Danubio il bel mondo di Vienna, gaudente e pettegolo, era solito riunirsi per ascoltare i quartetti e le arie di Joseph Haydn, Cristoph Gluck, Niccolò Piccinni. Dopo aver sposato la ricca vedova di un consigliere di corte, il padrone di casa era diventato un generoso mecenate. Nel 1770, poiché il direttore dell’Opera si era rifiutato di rappresentare “La finta semplice”, opera prima del quattordicenne Mozart, aveva messo a disposizione il suo teatro all’aperto per il “singspiel” (letteralmente, “canto e recitazione”) “Bastien und Bastienne”.

Il giovane Amadeus non dimenticherà questo gesto del “caro Mesmer”. In “Così fan tutte” (1790), quando Despina tocca con una calamita la testa ai finti infermi, a lui alludono i versi scherzosi di Lorenzo Da Ponte: “Questo è quel pezzo di calamita, /Pietra mesmerica, /Ch’ebbe l’origine nell’Alemagna, /Che poi sì celebre là in Francia fu”. Allora il medico che aveva dato il nome a una delle più spettacolari mode culturali del tardo Settecento era all’apice della sua fama. Tutti i salotti europei parlavano delle sue guarigioni prodigiose. Morirà nel 1815, in solitudine e dimenticato. Gli studiosi si sono interrogati a lungo sulla sua figura: un ciarlatano o un taumaturgo, un epigono di Paracelso o un precursore di Freud? Stefan Zweig è stato tra i primi ad analizzarla in una asciutta biografia. Pubblicata nel 1931, è ora disponibile per il lettore italiano (“Franz Anton Mesmer”, traduzione dal tedesco di Lavinia Mazzucchetti, Castelvecchi, 2015).

Franz nasce nel 1734 a Iznang, un villaggio vicino a Costanza. “Studiosus emeritus” di teologia a Inglostadt, nel 1766 si laurea in medicina a Vienna con la tesi “De planetarum influxu”. La sua fonte principale era una dissertazione di Richard Mead comparsa a Londra nel 1704. In essa si sosteneva che, come la gravità newtoniana produceva maree sulla supeficie terrestre, così i pianeti potevano alterare l’equilibrio dei fluidi nei corpi umani. Franz, tuttavia, non ha fretta di esercitare la professione. Impara a suonare il violoncello e l’armonica a bicchieri, lo strumento a cristalli rotanti perfezionato da Benjamin Franklin. Si interessa di chimica, geologia, fisica, matematica. Nell’estate del 1773, Maximilian Hell -un noto astronomo gesuita- lo informa di aver curato una donna afflitta da crampi allo stomaco con una calamita a ferro di cavallo. Incuriosito dal racconto, si fa preparare magneti di vario taglio e li applica sulle parti dolenti dei suoi pazienti.

Gli effetti terapeutici sono sorprendenti. Comincia così gli esperimenti più singolari, fino a magnetizzare l’acqua bevuta dai malati. Gotta, ronzii alle orecchie, disturbi nervosi e intestinali, insonnia, epatiti, paralisi: nella monumentale dimora di Landstrasse avvengono miracoli su miracoli. Ben presto la voce si diffonde in tutta l’Austria. Non c’è contadino o gentiluomo che non desideri recarsi in pellegrinaggio dal “mago del Danubio”. Nel novembre 1775 l’Accademia delle scienze bavarese lo nomina suo socio, per “le incontrovertibili prove di una dottrina inattesa e utilissima”. Poco prima, sotto l’influenza dell’esorcista svevo Johann Gassner, si era accorto che poteva curare i malati massaggiandoli solo con le sue mani. Aveva quindi annunciato la scoperta di un fluido impalpabile, che avvolge e penetra tutti i corpi.

In realtà, non lo aveva isolato in laboratorio, ma lo aveva dedotto da una peculiare lettura del newtonismo. Era infatti giunto alla conclusione che quel fluido doveva esistere quale medium della forza di gravità, dal momento che i pianeti non potevano attrarsi vicendevolmente nel vuoto. Mentre immergeva l’universo in questo primordiale elemento naturale, Franz lo portava nella sua clinica magnetistica, creata insieme ad Hell. Era infatti sicuro di poter controllare e rinforzare l’azione del fluido palpeggiando i “poli” del corpo, in modo da provocare una crisi -spesso sotto forma di convulsioni- in grado di ristabilire la salute, ovvero l’armonia dell’uomo con la natura.

Questa pratica medica, da lui denominata “magnetismo animale”, viene subito osteggiata dai suoi colleghi: “La speranza che ho di vedere studiato il mio sistema -scrive nel marzo 1776- non può avverarsi, giacché devo affrontare lotte continue contro le più infime prepotenze. Qui proclamano me un imbroglione e pazzo chi mi crede”. Finalmente, gli si presenta l’occasione tanto cercata per dimostrare la “nuova verità”. Maria Teresa Paradies è una fanciulla cieca dall’età di quattro anni, a causa di una lesione dei nervi ottici considerata irreversibile. Famosa per il suo straordinario talento al pianoforte, aveva come madrina un’altra illustre Maria Teresa, l’imperatrice. I genitori decidono di farla visitare da Mesmer, che la ospita nella sua clinica per un trattamento magnetico. Dopo qualche settimana, scoppia uno scandalo. Franz Anton afferma di averle restituito la vista; gli oculisti di corte attribuiscono il miglioramento all’immaginazione sovreccitata della ragazza.

Il padre esige il suo immediato rilascio, ma lei resiste. Non vuole abbandonare il suo salvatore (e forse il suo amante). Ma intanto perde la debole facoltà visiva che aveva riacquistato. A questo punto, la sovrana -spinta dalle autorità ecclesiastiche e dalla Commissione del buon costume- dispone di “porre fine a questa impostura”. Screditato e sconfitto, Mesmer è costretto a scegliersi una nuova patria.Nel febbraio 1778 arriva a Parigi, dove installa il suo primo “baquet” in un appartamento di Place Vendôme. Era una vasca contenente bottiglie di liquido magnetizzato disposte a raggiera, che trasmettevano il fluido ai pazienti tramite barre d’acciaio mobili. Sedendo in cerchio attorno alla vasca, essi dovevano congiungere i pollici e gli indici al fine di creare una “catena mesmerica”, qualcosa di simile a un circuito elettrico.

Ogni particolare era progettato con lo scopo di indurre uno stato di trance. Pesanti tappeti, decorazioni murali a tema esoterico-astrologico e tendaggi chiusi, per attutire gli urli e le risa degli accessi isterici che spezzavano l’abituale silenzio. I soggetti che cadevano in trance venivano portati nella “stanza delle crisi”, imbottita di materassi. Solo se la loro spina dorsale non fremeva e il loro ipocondrio non si arrendeva si palesava Mesmer, vestito di taffetà lilla, con il suo sguardo maestoso e la sua bacchetta magnetizzata. Non tutte le crisi assumevano forme violente; talvolta si manifestavano con un sonno profondo, in cui i pazienti si mettevano in comunicazione con i defunti o con spiriti lontani latori di messaggi misteriosi.

La forte personalità, l’apparato scenico suggestivo e le positive performance procurano a Franz Anton un numero impressionante di seguaci, tra i quali personaggi molto in vista. Allarmata da tanto successo, la reazione della scienza ufficiale non si fa attendere: il “Journal de Médecine” e la “Gazette de Santé” lo scherniscono con articoli al vetriolo. I mesmeristi rispondono per le rime guidati dal loro maestro, che in un pamphlet -“Précis historique des faits relatifs au magnétisme animal” (1781)- lancia un veemente atto d’accusa contro il conservatorismo dell’establishement scientifico. Spronata dai cortigiani mesmeristi, come il conte di Ségur e il principe di Condé, Maria Antonietta invita Maurepas a spegnere la polemica. Il primo ministro offre a Mesmer un vitalizio per l’istituzione di una clinica, a patto di accettare la sorveglianza di tre suoi uomini di fiducia. Franz lo rifiuta, perché contrario alla “austerità dei suoi principi”.

In realtà, le sue esigenze finanziarie erano già ampiamente soddisfatte dalla Società dell’Armonia Universale.I suoi due facoltosi fondatori, Nicolas Bergasse e Guillame Kornmann, si immergevano nel “baquet” al prezzo di dieci luigi al mese. Dopo lunghe trattative, Mesmer aveva anche acconsentito a svelare i suoi segreti alla Società dietro il pagamento di un profumato indennizzo. Nel 1785 può così sistemarsi nel sontuoso Hôtel de Coligny, a rue Coq-Héron, mentre la Società si incaricava di diffondere il verbo e le tecniche del mesmerismo. Nel 1789 la casa madre di Parigi contava 430 adepti, e vantava ormai filiali in tutte le principali città francesi.

Il movimento prosperava grazie agli episodi spettacolari che facevano il giro di cafés e salons. Padre Hervier, uno dei più attivi discepoli di Mesmer, aveva interrotto un sermone a Bordeaux per poter mesmerizzare un parrocchiano epilettico. Enorme sensazione aveva suscitato la scoperta dell’ipnosi indotta da parte dei fratelli Chastenet de Puységur. Un pastorello, mesmerizzato nella loro proprietà di Buzancy, dopo essere caduto in uno strano letargo aveva conversato e obbedito ai loro ordini. Nel 1784 il marchese Maxime de Puiségur ipnotizzava ormai su larga scala, con l’entusiastico supporto delle autorità locali di Bayonne. La pubblicità offerta da centinaia e centinaia di guarigioni meticolosamente documentate, e spesso certificate, minava la fede di molti francesi nelle pozioni purgative e nei salassi utilizzati dai medici tradizionali.

Il conte di Montlosier diceva di aver trovato in Mesmer la scienza vitalistica che aveva ispirato il “Sogno di d’Alembert” di Denis Diderot (1762). Antoine Servan, rousseauiano e filosofo del diritto, si dichiarava entusiasta del “linguaggio di Mesmer sulla natura”. La presa del magnetismo animale sulla vita interiore dei suoi sudditi, e i rapporti di polizia che ne denunciavano il potenziale eversivo, convincono Luigi XVI a istituire una commissione reale per fare luce sul fenomeno. L’indagine dei commissari, tra cui spiccavano i nomi prestigiosi di Joseph Guillotin, Jean Bailly, Antoine Lavoisier e Benjamin Franklin, si protrae per diversi mesi. Essendosi sottoposti essi stessi alla mesmerizzazione senza alcun effetto, decidono che le guarigioni erano frutto esclusivamente della fantasia esaltata dei mesmeristi. Thomas Jefferson, ambasciatore degli Stati Uniti in Francia, il 5 febbraio 1785 annotava nel suo diario che il “magnetismo animale era morto, ridicolizzato”. Era invece molto più vitale di quanto potesse immaginare. Il giansenista Jean-Jacques d’Eprémesnil, autorevole membro del parlamento, continuerà a propagandarne la dottrina fino al 1789.

Lo stesso Mesmer nella primavera del 1786 inizia un tour trionfale nelle province meridionali del paese. All’approssimarsi della Rivoluzione, tuttavia, i mesmeristi si consacreranno sempre meno alla cura delle malattie e sempre più alla decifrazione di geroglifici, alla manipolazione di numeri magici, allo spiritismo. La filiale lionese annoverava tra le sue file rosacrociani, swedenborghiani, alchimisti, cabalisti e teosofi reclutati dal massonico “Hordre des Chevaliers Bienfaisants de la Cité Sante”. La filiale parigina comprendeva alcuni dei più grandi aristocratici di Francia: il duca di Lauzun, il barone de Talleyrand (cugino del futuro ministro degli esteri), il marchese di Jaucourt. Gli stessi trattamenti di Mesmer indicavano l’elevata condizione della sua clientela. Una delle quattro vasche era riservata gratuitamente ai poveri, ma il posto delle altre tre doveva essere prenotato con largo anticipo, e garantiva una rendita complessiva di trecento luigi mensili. E anche all’Hôtel de Coigny, dove si era trasferito, le cerimonie di iniziazione e i corsi di insegnamento contemplavano una combinazione di occultismo e rituali di tipo massonico, come si evince dai resoconti del barone di Corberon.

Antidoto contro la noia per nobili e agiati commercianti, il magnetismo animale mieteva crescenti consensi anche negli ambienti riformatori e radicali. Era infatti considerato un’espressione di quella scienza popolare in voga alla vigilia della convocazione degli Stati Generali. Prima del 1789, Jean-Paul Marat scriveva trattati fantastici sulla luce, il calore e i voli in mongolfiera. E tra i suoi sostenitori Mesmer poteva annoverare futuri capi della Rivoluzione come Lafayette, Adrien Duport, Jacques-Pierre Brissot, Jean-Louis Carra, Nicolas Bergasse. Avevano scelto il mesmerismo perché serviva da arma contro il dispotismo accademico che opprimeva chi, più in basso nella scala sociale, aveva un genio superiore. “Se devo essere giudicato -scriveva il Marat prerivoluzionario- lasciate che avvenga da parte di un pubblico illuminato e imparziale: è al suo tribunale che mi appello con fiducia, a quella suprema corte il cui volere deve essere rispettato dallo stesso corpo scientifico”.

Mesmer aveva opposto all’attacco accademico la stessa difesa: “È al pubblico che io mi appello”. Come ha sottolineato lo storico americano Robert Darnton (“Il mesmerismo e il tramonto dei Lumi”, Medusa, 2005), i nomi di Danton e Mesmer sembrano oggi distanti, ma sono stati un aspetto importante del movimento che ha rovesciato l’Antico Regime. Soprattutto il richiamo di Mesmer riecheggiava nei quartieri popolari di Parigi, dove schiere di misconosciuti eredi di Newton e Voltaire maledivano l’establishment dalla loro misera condizione ben descritta da un giornalista conservatore, il calvinista ginevrino Mallet du Pan: “Parigi è piena di giovani adatti a fare gli impiegati, i commessi, gli avvocati, i soldati che si trasformano in autori morti di fame e mendicanti che scrivono pamphlet”.

Dopo la presa della Bastiglia, il duro acciaio di Guillotin si sostituirà al fluido invisibile di Mesmer. Le sue vasche si svuotano. L’ingente patrimonio accumulato in quindici anni si dissolve in pochi mesi. Nel periodo del Terrore, la sua vita è minacciata da Robespierre. Nel 1792 si rifugia a Vienna. Lì viene prima arrestato e poi sorvegliato dalla gendarmeria del Kaiser, perché incredibilmente sospetto di simpatie rivoluzionarie. Ripara in Svizzera, eterno asilo dell’intellettualità europea. Si stabilisce a Fraunfeld, dove nel 1799 pubblica “Mémoire de Franz Anton Mesmer, docteur en mèdecine, sur ses découvertes”, un testo corredato da una dettagliata descrizione dei benefici terapeutici del sonnambulismo e dell’ipnosi indotta. Dopo che il governo francese gli concede una rendita vitalizia come risarcimento per la svalutazione degli “assegnati” (la moneta coniata durante la Rivoluzione), nel 1812 si ritira a Meersburg. Nella sua terra natale vive come un modesto gentiluomo di campagna, e non rinuncia mai al concerto settimanale nella residenza del principe Dalberg. Quando sente avvicinarsi la fine, prega un seminarista di suonargli per l’ultima volta l’amata armonica a bicchieri. Il 5 marzo 1815 esalava l’ultimo respiro.

Poco prima della sua morte, aveva dato il suo benestare all’istituzione di un corso di magnetismo animale presso l’Università di Berlino. James Braid aveva iniziato l’analisi dell’ipnosi indotta in Inghilterra e gli ipnotisti transalpini, guidati da Jean-Martin Charcot, avrebbero esercitato un’importante influenza sullo sviluppo della psicologia freudiana. Per altro verso, il mesmerismo continuerà a ispirare sia teorici politici come Charles Fourier e Robert Owen, sia romanzieri come Honoré de Balzac e Alexandre Dumas, fornendo loro quel materiale che Théophile Gautier chiamava “il fantastico, il misterioso, l’occulto, l’inesplicabile”. Il magnetismo animale era passato attraverso molte reincarnazioni da quando Mesmer ne aveva annunciato l’esistenza nel 1778 a Parigi; al tempo in cui si insinuava nella “Comédie Humaine”, si era ormai lasciato alle spalle le rovine dell’Illuminismo

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