Alla faccia del “fiasco” maliziosamente attribuito dal manifesto al governo, e più in particolare a Gorgia Meloni, con un titolo dei suoi, tra ironia, satira, goliardia e immaginazione, sovrapposto ad una foto festosa della premier alla mostra dei vini. Non vi è stata giornata più negativa per le opposizioni, e di conseguenza più positiva per il governo, di quella di ieri. In cui esse hanno raccolto insieme una sonora sconfitta elettorale in Friuli-Venezia Giulia, per quanto scontata, e una reprimenda del presidente della Repubblica, per quanto minimizzata o censurata dai “giornaloni” generalmente ostili o diffidenti, a dir poco, verso la maggioranza.
I risultati elettorali del Friuli-Venezia Giulia – dove il centrodestra guidato dal governatore leghista Massimiliano Fedriga ha letteralmente “travolto”, doppiandolo, come ha dovuto ammettere anche Il Fatto Quotidiano, il presunto centro-sinistra o post-Ulivo sognato e realizzato in quella regione da Pd e grillini insieme – parlano da soli. Non c’è stata partita contro la coalizione di governo, che – sempre per restare al Fatto, che se n’è consolato – neppure per il “sesto”, altro che terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi, superato anche dai no-vax.
Ma più che per i malmessi Calenda e Renzi, e anche per i grillini, dimezzatisi per voti anche rispetto ai risultati locali delle elezioni politiche dell’anno scorso, lo smacco è stato forte per la nuova segretaria del Pd Elly Schlein. Che ha avuto la sfortuna di esordire nella regione per lei più difficile, e in più con la palla al piede -altro che risorsa sognata da molti che l’hanno aiutata nella corsa al Nazareno- di un’alleanza ripristinata , ripeto, col Movimento 5 Stelle.
La botta arrivata da Mattarella, in qualche modo più pesante ancora sul piano tanto istituzionale quanto politico della sconfitta elettorale nella regione Friuli-Venezia Giulia, è consistita nella reazione “infastidita” del presidente della Repubblica – come ha titolato Il Foglio – al tentativo più o meno esplicito, o sommerso, come preferite, di rappresentarlo nei giorni scorsi con una specie di frusta in mano contro il governo per i ritardi sulla strada del piano nazionale di ripresa e resilienza. Il Presidente ha avvertito gli interessati ch’egli non è il capo dell’opposizione: né al singolare, direi, né al plurale.
Ciò da solo basta e avanza a Giorgia Meloni per andare avanti sulla sua strada, anche deludendo o contrastando a viso aperto i tentativi della Lega di metterle i bastoni fra le ruote nella maggioranza, pure o soprattutto adesso che ha smesso di farlo il partito di Silvio Berlusconi, o ciò che ne resta. Eppure ancora oggi Repubblica è tornata a scommettere sulla “rissa Meloni-Lega”, appunto, sullo sfondo dei ritardi e della necessaria ridefinizione del piano nazionale di ripresa e resilienza con la Commissione Europea. E La Stampa ha titolato sul governo che “sbanda”.