Caro direttore,
nella campagna pubblicitaria di un quotidiano in cui la libertà di sputtanamento è la regola, si invitano i lettori ad abbonarsi o a rinnovare l’abbonamento (a prezzi stracciati) perché in Italia c’è il “buio dell’informazione” ed è a rischio addirittura la libertà di stampa. Vorrei chiedere al direttore di quel giornale: premesso il carattere sacro e inviolabile della libertà di parola, essa è senza limiti?
Per rispondere, prendiamo una celeberrima frase: “Non condivido quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo”. Erroneamente attribuita a Voltaire, è invece di Evelyn Beatrice Hall, autrice nel 1907, con lo pseudonimo di Stephen G. Tallentyre, di una biografia dell’illuminista francese. Il quale, nel “Trattato sulla tolleranza” (1763), scrive: “Di tutte le superstizioni, la più pericolosa è quella di odiare il prossimo per le sue opinioni […]. Ma come! Sarà permesso a ciascun cittadino di non credere che alla sua ragione e di pensare ciò che questa ragione […] gli detterà? È necessario, purché non turbi l’ordine”.
Ora, la tesi del “free speech” affonda le sue radici nel pensiero liberale di John Stuart Mill. In “On Liberty (1859)”, si legge: “Se tutta l’umanità, tranne uno, avesse la stessa opinione cosicché una sola persona mantenesse un’opinione contraria, l’umanità non avrebbe giustificazione nel censurare quell’unica persona, più di quanto ne avrebbe quella persona nel censurare il resto dell’umanità, se ne avesse il potere”.
Ciononostante, anche per Mill -come per Voltaire– c’era un limite alla libertà d’espressione: il rispetto del principio del danno (“harm principle”). Vale a dire che essa va tutelata in quanto, e fino a quando, contribuisce alla ricerca della verità nel mercato delle idee, a meno che non alteri deliberatamente con la menzogna tale ricerca.
Per questa ragione, quando si difendono -e si diffondono- le menzogne come se fossero “solo” libertà di espressione, non si difende la libertà di tutti. Si premia la libertà degli aggressori a scapito della libertà -e della dignità- delle vittime. Ogni riferimento alle fake news su Trump “costruttore di pace”, sul conflitto israelo-palestinese sulla guerra russo-ucraina non è puramente casuale.




