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Covid ha contagiato le startup tedesche (che ora guardano ai Verdi)

Le startup tedesche fra crisi da pandemia, passioni politiche e richieste al governo Merkel. L'approfondimento di Pierluigi Mennitti da Berlino

La crisi scatenata dalla pandemia ha colpito con durezza anche il variegato mondo delle startup tedesche, un ecosistema tanto vivace quanto fragile, che è l’incubatore delle speranze di rilancio industriale di molte regioni e città un tempo ricche di imprenditori e fabbriche. Vale tanto per regioni come la Ruhr, realtà segnate da un mondo scomparso fatto di miniere e industria pesante, quanto per metropoli come Berlino, svuotata delle sue grandi imprese emigrate a Ovest dopo la seconda guerra mondiale per non restare intrappolate dentro la Ddr e negli ultimi anni impostasi come una vera e propria mecca per nomadi digitali.

TRE QUARTI DELLE STARTUP COLPITE DALLA CRISI

A tastare il polso di questo universo ci pensa dal 2013 il Deutscher Sturtup Monitor, rapporto annuale realizzato dall’Associazione delle sturtup tedesche (Bundesverband Deutsche Startups, Bvds) in collaborazione con i ricercatori della società di consulenza PwC. I numeri di quest’anno impattano con le conseguenze del Covid 19. Tre quarti delle sturtup tedesche denunciano di essere state aggredite dalla crisi e di soffrire diminuzioni di fatturato, riduzioni di liquidità e strozzature di vario genere. Oltre il 50% di esse si è avvalsa degli aiuti di Stato, offerti in varia forma dal governo per consentire al mondo economico di reggere le ripercussioni del lockdown primaverile.

Anche per questo il giudizio sulla gestione della pandemia da parte della Grosse Koalition è positivo, anche se poi (come vedremo) ad avvantaggiarsene dal punto di vista politico tra i giovani imprenditori è solo il partito di Angela Merkel.

LE RICHIESTE AL GOVERNO

Le richieste al mondo politico per la fase di rilancio post-Covid riguardano un problema su cui le sturtup insistono da tempo: l’adeguamento del quadro normativo entro il quale agiscono. È sempre molto difficile riuscire ad accedere a grandi finanziamenti, nell’ordine di 50-100 milioni di euro. Il ministro dell’Economia Peter Altmeier ha annunciato entro i primi tre mesi del prossimo anno l’istituzione di un Fondo per il futuro, studiato apposta per le startup.

Tra gli aderenti all’associazione resta alta la frustrazione per la scarsa attenzione da parte delle tradizionali grandi imprese tedesche che, salvo casi sporadici (ad esempio nel settore automobilistico ormai proiettato per necessità di sopravvivenza verso l’intelligenza artificiale), non percepiscono le piccole, neonate aziende innovative come partner. Il governo potrebbe prendere qualche iniziativa per favorire scambi e legami che una mentalità un po’ conservatrice della piccola e media impresa tradizionale tedesca non favorisce.

NUOVI POSTI DI LAVORO

In ultimo le startup chiedono un’accelerazione sulla digitalizzazione della pubblica amministrazione, anche a seguito dei finanziamenti europei previsti per questo capitolo, e si augurano che nel processo il know-how innovativo delle loro aziende venga preso in considerazione.

Ma rispetto all’atteggiamento prudente dell’industria tradizionale, nelle startup prevale uno spirito ottimistico. Il futuro non fa paura, sostiene il rapporto del Bvds, anzi è la ragione sociale della loro attività. E il 90% degli imprenditori interpellati prevede nei prossimi mesi nuove assunzioni, mentre dall’impresa tradizionale si succedono notizie di licenziamenti e programmi di risparmio.

ALLE STARTUP PIACCIONO I VERDI (E LA MERKEL)

Una seconda parte del rapporto getta una luce ancora più interessante sui nuovi orientamenti politici delle startup tedesche: un universo in movimento che lascia presagire i cambiamenti istituzionali che molti osservatori politici da tempo annunciano. E così, se sulla scia del giudizio positivo riguardo la gestione (anche economica) della crisi pandemica la Cdu di Angela Merkel vede aumentare il proprio consenso, i Verdi si consolidano ormai come il partito più amato dal mondo delle startup.

In termini percentuali, la Cdu cresce addirittura di 16 punti rispetto al Monitor dello scorso anno, raggiungendo il 28% dei consensi. E i Verdi, pur registrando un calo di 6 punti in un anno, restano saldamente al primo posto, sfiorando il 38%. Nei sondaggi nazionali il rapporto è al momento capovolto: la Cdu (con la Csu bavarese) si colloca al 38%, i Verdi seguono al secondo posto ma a lunga distanza, 21%. Da qui emerge che la coalizione preferita da questo mondo di imprenditoria diffusa e spesso giovane è l’alleanza verde-nera, nella quale le idee ecologiche e sociali degli ecologisti vengano accompagnate dalla competenza e dalla sensibilità per l’economia sociale di mercato dei conservatori centristi. Il tema della digitalizzazione di economia e società dovrebbe essere in cima al programma.

Un governo Cdu-Csu-Verdi che a livello federale sarebbe una novità, ma che molti commentatori ritengono il più probabile dopo le elezioni del prossimo anno, quelle del dopo-Merkel. È d’altronde la linea sulla quale si misurerà il congresso della Cdu che eleggerà a dicembre (Covid permettendo) il nuovo presidente del partito che raccoglierà l’eredità della cancelliera, cui si deve molto questo avvicinamento tra due forze che solo 15 anni fa erano lontanissime.

DISRUPTIVE INNOVATION IN POLITICA

Per dirla con un linguaggio caro alle startup, questa nuova coalizione rappresenterebbe una “disruptive innovation” per la politica tedesca. Ci si era andati vicino già all’inizio di questa legislatura, con l’inclusione dei liberali, ma le trattative tra Cdu, Verdi e Fdp fallirono all’ultimo miglio per responsabilità di questi ultimi. E proprio i liberali dell’Fdp, un tempo il partito di riferimento dell’universo delle startup, sono scivolati al terzo posto delle preferenze partitiche, con il 20%. Come ultimo riferimento, la destra nazionalista non raggiunge neppure l’1% delle preferenze.

Il sodalizio tra mondo delle startup e Verdi riflette due grandi e simultanei cambiamenti. Il primo dei Grünen, che nelle loro politiche di tutela dell’ambiente puntano sempre di più all’utilizzo delle tecnologie. Difesa dei cambiamenti climatici e digitalizzazione sono le rotaie di un unico binario che porta verso il futuro di una economia e società sostenibile. I nuovi responsabili di economia e tecnologia del partito, da Dieter Janecek a Danyal Bayaz a Anna Christmann godono di grande credito presso i giovani imprenditori dell’innovazione. Il secondo, descritto molto bene dal rapporto, riguarda invece proprio il mondo che ruota attorno alle startup. Il tema della sostenibilità è stato centrale nella riflessione sui nuovi business degli ultimi anni e il 43% delle attività delle sturtup è ormai legato alla green economy, 6% in più rispetto al 2019. Gran parte dei nuovi progetti hanno a che fare con temi come ambiente, clima, tutela delle risorse, partecipazione sociale.

Il Monitor 2020 disegna un mondo di nomadi digitali, amanti degli animali, attenti a salute e ambiente, prevalentemente vegetariani o vegani.

L’unico sospetto verso i Verdi riguarda gli alti standard di tutela dei dati personali, uno dei cavalli di battaglia degli ecologisti che promuovono anche un forte controllo da parte dello Stato. Punti che le startup non apprezzano, giacchè molte si affidano a modelli di business basati sui dati per i quali le rigide regole di valutazione sono spesso un ostacolo. Ma su questo punto, conclude il rapporto, ci si affida all’influenza correttrice dei conservatori.

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