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Il Corona Virus visto da Alberto Forchielli

Fatti, commenti e ipotesi nella testimonianza di Alberto Forchielli, imprenditore e manager attivo in Asia, che ha su Twitter ha svelato che...

“Il Corona Virus è un pulcino nero, che potrebbe diventare un cigno nero, per il momento la stanno gestendo bene, si parla di 500 contagi ma temo siano di più, hanno cordonato un’area di 40 milioni di persone, e per farlo ci vuole una capacità organizzativa non indifferente. Sembra meno mortale della Sars, e fa morire quelli che sono già debilitati, meno cattiva ma più facile da contrarre, perché si può trasmettere anche quando ancora non sai di averla”.

Con queste parole Alberto Forchielli descriveva e commentava come sempre icasticamente come suo solito il virus propagatosi dalla Cina e in particolare dalla città di Wuhan.

Forchielli il giorno dopo in un’altra intervista a una tv italiana si è concentrato proprio sulla città in questione: “Wuhan è zona militare, lì è concentrato il grosso dell’apparato bellico cinese, e questo viene dai tempi di Mao quando arretrò le industrie militari all’interno della Cina per poter sostenere un attacco da fuori, c’è anche un grosso laboratorio batteriologico; adesso, capisco il sospetto, non ho modo di dirlo, di certo la reazione cinese a questa epidemia può fare pensare di tutto, perché di fatto hanno bloccato i viaggi interni, hanno chiuso fabbriche e scuole e impediscono ai cinesi di viaggiare all’estero, quindi é una cosa credibile”.

Questo virus spaventa anche i mercati finanziari, potrebbe avere ricadute su economia globale? “Una caduta importante -rispondeva il manager e imprenditore – perché il coronavirus sta impattando fortemente i consumi cinesi che rappresentano il 60% del Pil e il Pil cinese è il più importante al mondo, una contrazione dei consumi cinesi avrà senz’altro un impatto negativo; tenga presente che in Cina la gente non va più al ristorante, non viaggia più ne all’interno ne all’esterno e non va più a comprare, insomma è ovvio”.

Oggi sia su Twitter che su Facebook Alberto Forchielli ha annunciato di aver ricevuto una mail dalla sede di Shanghai del suo Mandarin Fund:

«Le autorità cinesi hanno detto che dobbiamo rimanere a casa fino al nove febbraio. A partire dal dieci si capirà quanto è grave la situazione. Ho parlato con i miei colleghi poco fa. Le aziende sono ferme, sono tutti tappati in casa. Al massimo escono per fare la spesa con le mascherine», ha detto ad Alessandro Barbera del quotidiano La Stampa che lo ha sentito.

Ecco di seguito un breve estratto dell’intervista con i passi salienti.

Quanto le sembra grave la situazione?

«Non c’è panico. I cinesi sono disciplinati, ma per quel che ne ho capito questo ceppo di virus è più grave della Sars. Vai poi a sapere quanti sono i casi non diagnosticati. Molti dal medico non ci vanno».

Le autorità cinesi sono state trasparenti?

«Per una volta quelle di Pechino hanno fatto uno sforzo. Non avevano alternative. L’errore grave l’ha fatto il sindaco di Wuhan, che ha esitato a lanciare l’allarme. Secondo me lo mandano in punizione in un campo di lavoro».

Lei crede alle teorie complottiste?

«Ne circolano due. La prima, messa in giro dai cinesi, dice che il virus sarebbe stato creato dagli americani. La seconda sostiene che il virus sia uscito da un laboratorio militare di Wuhan: in effetti lì ne esiste uno. La prima teoria mi pare una stupidaggine: che cosa avrebbero da guadagnarci gli americani? La seconda potrebbe avere un fondamento, il virus avrebbe potuto propagarsi per errore. Ma se così fosse non mi immagino che da un laboratorio esca la mutazione di un ceppo esistente: semmai avrebbe dovuto essere completamente nuovo».

Perché nonostante gli standard igienici elevati in Cina scoppiano ancora epidemie?

«Ci immaginiamo la Cina ormai popolata solo da cittadini urbanizzati e invece ci sono ancora almeno quattrocento milioni di persone che vivono nelle campagne, ciascuno con conigli e polli da vendere al mercato degli animali…».

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