Skip to content

Pacifismo

Il centro non vive a sinistra

Dalla Rai alla Liguria, dove Conte ha ottenuto l'esclusione dei renziani dalle liste, le ultime vicende a sinistra sono la conferma che il centro da tempo ormai non abita più a sinistra ma nel centrodestra. La nota di Sacchi

Dopo un’ estate annunciata come “militante” ma in realtà fatta da una vacanza forse troppo lunga e forse troppo euforica per il buon risultato delle Europee, per il Pd di Elly Schlein è un autunno gelato. Esplode il cosiddetto “campo largo”. Si sbriciola d’improvviso l’illusione di aver finalmente trovato la magica formula per fare quel fronte alternativo in grado di battere il centrodestra. Percorso da una gara interna di estremismo, il campo non ha quel perno fatto dal centro indispensabile per costruire un fronte alternativo. E non sarebbe bastato Matteo Renzi a colmare quel vuoto cruciale per la sinistra.

Dalla Rai alla Liguria, dove Giuseppe Conte ha ottenuto l’esclusione dei renziani dalle liste, le ultime vicende a sinistra sono la conferma che il centro da tempo ormai non abita più a sinistra ma nel centrodestra. E la strada per diventare la federatrice del campo largo si fa sempre più impervia per la leader del Pd.

Stretta tra Conte e la sinistra ancora più radicale di Fratoianni e Bonelli (dalle inaspettate manovre però di realismo di democristiana memoria sulla Rai), Schlein per ora aveva solo rafforzato la sua leadership nel Pd. Per il resto, il “campo” era tutto da allargare e da ricostruire. Con l’illusione anche da parte dello stesso Renzi che ormai il governo di Giorgia Meloni incominciasse a imboccare la strada del declino. E, invece, quello che era stato subito denunciato come “isolamento” dell’Italia dall’Europa si era trasformato nell’ottimo risultato per Meloni di piazzare un vicepresidente alla commissione Ue come Raffaele Fitto, di solida scuola politica e familiare tutta Dc.

In Liguria, intanto, dopo che i leader della sinistra erano addirittura andati in piazza contro un detenuto, quel presidente Toti, ancora ai domiciliari, invitato a dimettersi, dopo che la vittoria per via “giudiziaria” era considerata praticamente cosa fatta, il campo diventa molto stretto dopo che il veto di Conte esclude Renzi. Ed è soprattutto uno stop a Schlein come leader dello schieramento, già incoronata dallo stesso Renzi come potenziale premier. Cosa inaccettabile per Conte che secondo i retroscena non avrebbe rinunciato all’aspirazione a un suo ritorno a Palazzo Chigi. Il centrodestra, intanto, risale nelle quotazioni dopo aver già messo a segno una candidatura molto competitiva come quella dell’ex sindaco di Genova, Bucci.

Il giustizialismo resta alla fine dell’estate “militante” forse il maggiore, il più efficace collante di una sinistra accomunata da estremismo e massimalismo che non da ora ma da molto tempo ormai ha lasciato alla destra di governo il “centro” del ceto medio alle prese con temi concreti che vanno dalla sicurezza nelle città al controllo dell’immigrazione alla riduzione delle tasse.

Tutto il resto è la noia di astratte discussioni su formule dal sapore politichesi.

Torna su