Anastasio Carrà, deputato leghista di Catania, primo sindaco di Matteo Salvini in Sicilia a Motta Sant’Anastasia, non è un politico molto noto agli schermi televisivi. Almeno fino a ieri, quando è proprio lui a dare conferma, riconoscendola, che si tratta della giudice Iolanda Apostolico. È il magistrato, che ha di fatto disatteso il decreto Cutro sui migranti, la donna ritratta nel video postato ieri mattina da Matteo Salvini, dicendo che gli sembrava di riconoscere “volti familiari” tra i manifestanti che protestavano perché fossero fatti sbarcare il 25 agosto del 2018 i migranti della nave “Diciotti”.
“È lei”, conferma il deputato Carrà, convinto garantista, che, non a caso, nel gennaio dell’anno scorso fu scelto dallo stesso leader della Lega, vicepremier, ministro delle Infrastrutture e Trasporti, per far parte della delegazione leghista, composta anche dal vicepresidente vicario della Lega al Senato, Antonino Germanà, a Hammamet in occasione della ricorrenza dell’anniversario della morte in Tunisia di Bettino Craxi. Le parole molto dure sul caso Craxi, insieme a quelle di Silvio Berlusconi – che inviò la delegazione parlamentare azzurra da sempre in prima fila nelle ricorrenze a Hammamet – dei due esponenti della Lega contro l’uso politico della giustizia, da parte di settori della magistratura e della sinistra post-comunista, furono poi suggellate da un omaggio dello stesso Salvini allo statista socialista. I due leghisti sono rimasti a Hammamet, accanto a Stefania Craxi, senatrice di FI e presidente della commissione Esteri e Difesa, con le altre delegazioni, tra cui anche Ettore Rosato allora per la renziana Iv, per la due giorni in ricordo dell’ex premier e leader del Psi.
L’intervento ora di Carrà nel nuovo acceso episodio dello scontro trentennale tra politica e cosiddette toghe rosse sembra come un cerchio che si chiude sulla necessità che settori della magistratura non facciano più politica. Lo dice lo stesso Matteo Renzi, leader di Iv ed ex premier, che un po’ a sorpresa difende quello stesso Salvini che mandò a processo con tutta la sinistra e i Cinque Stelle sul caso Open Arms, di cui oggi ci sarà una nuova udienza, con la presenza dello stesso vicepremier, ministro e leader leghista. Renzi, pur dicendosi contrario alle politiche di Salvini sull’immigrazione, trova “scandaloso che un magistrato vada in piazza, per di più in mezzo a persone che urlano slogan vergognosi contro le forze dell’ordine”. Conclusione del leader di Iv: “Se vuoi fare il magistrato, non fai politica”.
Sono le 9,46 di ieri mattina quando Salvini posta il clamoroso video su X. Scrive: “25 agosto 2018, Catania, io ero Vicepremier e Ministro dell’Interno. L’estrema sinistra manifesta per chiedere lo sbarco degli immigrati dalla nave Diciotti: la folla urla “assassini” e “animali” in faccia alla Polizia. Mi sembra di vedere alcuni volti familiari….”.
Si riaccende forte la tensione dopo la decisione della giudice che di fatto ha disatteso per alcuni migranti non trattenuti nel Cpr il decreto Cutro. Decisione contro la quale aveva già duramente protestato il premier Giorgia Meloni. E sulla quale interviene anche l’altro vicepremier, ministro degli Esteri e leader di FI, Antonio Tajani, il quale afferma che la sentenza non gli pare “convincente” e che se la giudice fosse stata lì per caso “avrebbe dovuto allontanarsi dalla manifestazione”. Poi, un monito di Tajani: “I magistrati non devono fare la guerra al governo”. L’Anm replica che non “si possono fare screening alla vita privata”. Ma fonti della Lega ribattono: “Quanto sta succedendo non è un preoccupante screening sui giudici e sulla loro vita privata come sostiene l’Anm: siamo di fronte a una manifestazione pubblica al porto di Catania e a post pubblici di insulti contro il Ministro Matteo Salvini”. Da Via Bellerio rilanciano: “Piuttosto, devono essere preoccupati i 58 milioni e 851 mila italiani che possono essere giudicati da toghe la cui terzietà e imparzialità sono gravemente compromesse dal caso Apostolico”.
Tensione alle stelle. E il ricordo, per le cronache di allora, non meno clamoroso dell’estate successiva a quella del 2018, nel Ferragosto del 2019 quando per la prima volta venne contestato dai centri sociali il consueto punto sullo stato della sicurezza del Viminale del 15 di agosto. Salvini, allora ancora ministro dell’Interno, decise di recarsi al Sud, in Campania, a Castelvolturno, in terre complicate. Fu preso a gavettoni d’acqua. Silenzio però allora di fronte alla grave contestazione, che non riguardava un politico ma l’istituzione Viminale, da parte del centrosinistra all’opposizione del governo Conte 1. Chissà ora se il clamoroso video postato da Salvini smuoverà le acque anche nel centrosinistra per una vera riforma della giustizia, per la quale Lega e Radicali avevano anche fatto un referendum. E se dunque le parole di Renzi avranno un seguito.