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Ikea Energia

Lo sapete che Ikea in Francia spiava dipendenti?

La filiale francese di Ikea e uno dei suoi ex presidenti sono stati condannati a un milione di euro di multa per aver fatto spiare diverse centinaia di dipendenti fra il 2009 e il 2012. Tutti i dettagli

 

Un tribunale francese ha stabilito che Ikea debba pagare una multa di 1 milione di euro per aver spiato i propri dipendenti e alcuni clienti in Francia per diversi anni: dal 2009 al 2012 almeno, se non da un decennio prima.

Ikea è stata tuttavia assolta dall’accusa di violazione sistematica di dati personali.

Il processo, svoltosi a Versailles, ha riguardato quindici persone in tutto. Tra questi Jean-Louis Baillot, ex-amministratore delegato di Ikea France (la divisione locale del gruppo svedese), altri dirigenti di vario livello e quattro poliziotti coinvolti nel sistema di spionaggio.

Baillot ha ricevuto una pena di due anni di detenzione e una multa da 50mila euro. È stato invece giudicato non colpevole Stefan Vanoverbeke, che ha guidato Ikea France dal 2010 al 2015 e mantiene ancora una posizione di rilievo.

Le prime prove della condotta di Ikea France – che aveva assunto investigatori privati e agenti di polizia per raccogliere informazioni personali sui propri dipendenti – sono emerse nel 2012 grazie ad alcune inchieste giornalistiche e alla mobilitazione del sindacato Force ouvrière. L’azienda ha poi licenziato quattro manager e adottato un nuovo codice di condotta.

UN SISTEMA DI SORVEGLIANZA DA 600MILA EURO L’ANNO

L’agenzia di stampa francese AFP, sulla base dei documenti della corte di Versailles, ha scritto che Ikea spendeva fino a 600mila euro all’anno in investigatori privati. BBC News parla di un “sistema di sorveglianza di massa” illegale utilizzato dai responsabili dei vari negozi di Ikea per raccogliere informazioni sui dipendenti e sui candidati. Avrebbe riguardato circa 400 persone in tutto.

IL RUOLO DI PARIS

A capo di questo sistema, scrive AFP, c’era Jean-François Paris, ex-direttore della divisione di gestione del rischio di Ikea France.

Paris aveva ad esempio richiesto di spiare un dipendente in un negozio di Bordeaux che si sarebbe, a suo dire, trasformato da “impiegato modello” a “contestatore”: “Vogliamo sapere com’è avvenuto questo cambiamento”, scriveva in una mail, parlando del “rischio di eco-terrorismo”.

Sempre Paris aveva fatto sorvegliare un dipendente per capire come potesse permettersi di guidare una BMW nuovo modello.

ACCESSO AL DATABASE DELLA POLIZIA

I messaggi di Paris venivano solitamente inviati a Jean-Pierre Fourès, a capo della società di sorveglianza Eirpace. Fourès rispondeva fornendo informazioni confidenziali provenienti dal database della polizia, ottenuti con l’aiuto dei quattro agenti messi sotto processo.

È inoltre possibile che fosse la stessa IKEA France a fornire informazioni riservate alla polizia. In un documento interno dell’azienda si invitava infatti a mandare alla polizia il rapporto su un dipendente per “liberarsi di quella persona attraverso una procedura legale esterna alla società”.

IL COMMENTO DI IKEA FRANCE

All’apertura del processo a Versailles, IKEA France ha emesso un comunicato per “condannare fortemente” le violazioni alla privacy e per chiedere scusa per la situazione, che “lede gravemente i valori e gli standard etici dell’azienda”.

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