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centrodestra

La Russa, via Rasella e le sinistre fissazioni

Dopo le parole di Ignazio La Russa su via Rasella, l'opposizione di sinistra cerca di compattarsi sulla lotta al fantasma del fascismo. La nota di Paola Sacchi

 

Ignazio La Russa si è scusato per le sue affermazioni su Via Rasella. Ma la sinistra non gli darà tregua, come promette Massimo Giannini, direttore del giornale La Stampa. Elly Schlein, che assiste sul palco della festa del quotidiano Domani agli insulti (seppur lei non si spinga a tanto) di Carlo De Benedetti al premier Giorgia Meloni e al centrodestra, e che da CDB viene invitata a liberare l’Italia, prosegue la battaglia del Pd contro il presidente del Senato, considerato “inadeguato” a ricoprire quel ruolo. Se è valida per tutto l’anno, da qui al 25 aprile la lotta contro il fantasma di un fascismo che non c’è più da 80 anni, sembra destinata a diventare l’unico programma di un’opposizione senza un vero programma per il Paese. La lotta al fascismo come collante di un Pd e un’opposizione divisi al loro interno che fanno ripiombare il dibattito politico-storico indietro rispetto agli anni 90 o persino agli 80.

Il presidente del Senato ha chiesto scusa e probabilmente su questi temi avrebbe dovuto usare un linguaggio più unificante per il ruolo che svolge. Ci sono state imprecisioni anche tecniche, ma è un fatto che sull’attentato di Via Rasella, come ha ricordato sere fa in tv, a “Controcorrente” Rete 4, Daniele Capezzone, editorialista del quotidiano La Verità, sollevarono dubbi “giganti come Pannella e Bobbio”. E non solo, come ha ricordato ieri su Libero quotidiano il filosofo Corrado Ocone, ci fu anche un dibattito tra gli stessi partigiani sull’azione voluta dai Gap, dominati dai comunisti, e Alcide De Gasperi non ne fu entusiasta, come, riporta sempre Ocone, disse allo stesso Palmiro Togliatti.

Comunque sia, lo stesso ex Pci-Pds-Ds Luciano Violante, protagonista della pacificazione a fine dei 90 con i “ragazzi di Salò”, rappresentati da Mirko Tremaglia, in un’intervista a la Repubblica, pur criticando La Russa (“Non si possono negare i fatti fondativi della Patria” ), afferma di non vedere “nostalgie” in FdI, un partito che vede, invece, alle prese con una trasformazione conservatrice. E, riferendosi evidentemente alla sinistra, l’ex presidente della Camera osserva che “chi veste in modo permanente l’abito del censore toglie credibilità alle proprie critiche e non fa fare passi in avanti al Paese”. Ma questo non viene riportato negli elementi di titolazione.

L’impressione che si ricava da questo ennesimo dibattito sul fascismo che non c’è più, con richiesta di dimissioni da sinistra per cariche istituzionali e esponenti della maggioranza, è il sempre più evidente affanno di un’opposizione priva di proposte vere. Se non quella di cercare di logorare mediaticamente il governo Meloni. Dando così l’impressione di tifare per ogni difficoltà che l’esecutivo incontra con la Ue, dal Pnrr a l’immigrazione, senza fare controproposte credibili. Un accento diverso rispetto alla neoleader del Pd sembra averlo avuto l’ex sfidante, il presidente dem Stefano Bonaccini quando ha detto che sul Pnrr non perderebbe il governo, “ma tutta l’Italia”. Ma è quel che resta dell’anima cosiddetta riformista di un Pd che si va sempre più radicalizzando. Dove anche l’economista Carlo Cottarelli dice a Il Corriere della Sera di non ritrovarsi sulla “redistribuzione”, sulle posizioni contro il nucleare eccetera di un partito che si va grillizzando per impedire l’Opa dei Cinque Stelle. E allora, di nuovo via all’attacco del fantasma del fascismo e la richiesta di dimissioni continue per La Russa.

E, in tutto questo, si prende sui social del “fascista”, con corollario di insulti, anche il dc di centrodestra Gianfranco Rotondi, per aver ricordato che lo Scudo crociato è “antifascista”, ma anche “anticomunista”, perché contro quella parte che combatté certamente il fascismo “ma per portare da noi il regime sovietico” e nel 1948 sbarrò poi la strada ai comunisti. Verità storiche.

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