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Giorgetti

I primi grattacapi a 5 stelle di Conte con Grillo

Che cosa succede nel Movimento 5 Stelle fra Grillo e Conte

Diavolo di un uomo, Giuseppe Conte ci aveva appena promesso di stupirci come capo pur in attesa di insediamento nel MoVimento 5 Stelle e ci ha già fatto trovare davanti a una notizia per niente sorprendente. Egli è stato richiamato da quella che il compianto Franco Battiato avrebbe chiamato, come uno dei suoi album o una vecchia casa discografica, “la voce del padrone”. Che sotto le 5 Stelle, ed eventuali aggiunte, è naturalmente quella di Beppe Grillo.

Il comico avrà i suoi problemi familiari ma non ha evidentemente smesso di occuparsi della sua creatura politica, di cui d’altronde è considerato dallo stesso Conte un garante “insostituibile”. La sua è stata e resterà quindi l’ultima parola nella compagnia. E l’ultima, nella scabrosissima materia di due mandati e non di più da permettere a chi viene proposto agli elettori ed eletto, è la conferma di questa regola, per quanto essa sia ormai troppo stretta a chi i due mandati li ha già avuti – a cominciare, per esempio, da Luigi Di Maio – e non intende cambiare quello che è ormai è diventato il suo mestiere: la politica ad alto livello, in Parlamento e possibilmente al governo, senza scendere di livello.

Conte invece, proprio pensando a Luigi Di Maio e altri nelle sue condizioni, aveva intenzione di lasciare la questione appesa per aria, magari confermando a parole la regola ma riservandosi da capo, con qualche appendice alla stessa regola, di permettere deroghe di qualità, diciamo così, cioè per merito.

Il richiamo di Grillo a Conte sarebbe avvenuto in un incontro nella villa al mare del comico: la stessa, a Marina di Bibbona, nella quale era stata programmata la designazione dell’ancora presidente del Consiglio a rifondatore e capo del MoVimento. Cui però all’ultimo momento fu preferito un altro scenario o un’altra cornice: il solito albergo romano frequentato in trasferta da Grillo, con vista mozzafiato sui resti dei Fori Imperiali. Fu peraltro una designazione propedeutica alla conferma, anzi al rafforzamento della scelta di governo a favore di Mario Draghi. Dalle cui decisioni invece Conte si dice ora “disorientato” reclamando “svolte” che in politica si sa come cominciano, se cominciano, ma anche come finiscono: generalmente con una crisi, sempre a causa di qualche “lealtà” tradita lungo la strada. E “leale” appunto è il “sostegno” che Conte ha promesso a Draghi pur contestandone la linea, secondo lui troppo condizionata da Matteo Salvini e da Silvio Berlusconi.

Il segretario del Pd Enrico Letta, che recentemente ha assicurato di tenere più all’”agenda” di Draghi che a quella sua personale portata da Parigi, mostra di non avvertire rischi. Egli ha appena programmato un viaggio elettorale insieme a Conte in Calabria. Ma un richiamo gli è appena venuto da sinistra con un articolo dell’anziano filosofo Biagio De Giovanni. Il quale sul Riformista ha scritto che, per quanto non felicissimo – a mio avviso – nelle scelte dei candidati alle elezioni amministrative d’autunno, “il centro-destra è in reale, effettivo movimento, in un dibattito ancora confuso e dagli esiti incerti, tuttavia sta lavorando sulla propria fisionomia, come una coalizione che si appresta a governare”. E “invece il centro-sinistra appare una “forza” acefala, sempre in attesa di qualcosa”. In particolare “oggi è il Pd in attesa di Conte che sta provando a raccattare pezzi dei 5 stelle dispersi a destra e a manca”.

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