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Storia Del Cavallo Di Troia

I Muri, i cavalli di Troia e le illusioni della sicurezza

“Storia del cavallo di Troia” di Egon Eis, pubblicato in Italia da Garzanti nel novembre del 1959, letto da Tullio Fazzolari

 

Se qualcuno pensa davvero che un muro fra la Polonia e la Bielorussia basti a risolvere il problema dell’immigrazione dovrebbe leggere un vecchio libro purtroppo difficile da trovare. “Storia del cavallo di Troia” di Egon Eis è stato pubblicato in Italia da Garzanti nel novembre del 1959 e da allora non risultano ristampe per cui l’unica possibilità è reperirne una copia su internet. Il titolo scelto per l’edizione italiana è sicuramente suggestivo ma quello originale con cui era uscito in Germania l’anno precedente è senza dubbio più adatto agli avvenimenti dei nostri giorni: “Illusion der sicherheit” ovvero l’illusione della sicurezza.

È quella di chi crede di essere al sicuro stando dietro una muraglia. Ma è appunto solo un’illusione. Egon Eis dimostra nel suo libro che nel corso dei secoli non ha mai funzionato. Prima o poi il nemico o, più semplicemente, lo straniero è arrivato comunque superando ogni ostacolo. Magari ci vuole un po’ di tempo ma alla fine la determinazione sfonda qualsiasi muro.

“Storia del cavallo di Troia” è in pratica il racconto di una lunga serie di clamorosi insuccessi. Così come le imprendibili mura di Troia non avevano protetto la città dall’astuzia di Ulisse, la Grande Muraglia, che per essere costruita aveva richiesto circa due secoli di lavoro,  non servì a salvare la Cina. Mongoli, turchi e manciù riuscirono ad attraversarla più volte a loro piacimento facendo prigioniero perfino l’imperatore. Anche il limes realizzato dall’impero romano fra il Reno e il Danubio non bastò a impedire le invasioni barbariche. E l’elenco degli insuccessi prosegue fino al XX secolo. La linea Maginot salta come un tappo sotto i colpi dell’invasione tedesca. E il folle progetto del Vallo Atlantico voluto da Hitler (e non condiviso dai migliori generali tedeschi come Rommel e von Runstedt) crolla con lo sbarco alleato in Normandia.

Inutili dunque le barriere costruite dall’uomo. Ma Eis aggiunge che a poco servono anche quelle naturali. La giungla della Malesia non ha impedito che i giapponesi occupassero Singapore. E perfino la Manica ha salvato l’Inghilterra da Napoleone e da Hitler ma non da Guglielmo il conquistatore. A questo elenco di insuccessi manca l’ultimo esempio di muro: quello di Berlino che è stato costruito tre anni dopo l’uscita del libro. È stato l’esempio più efficace ma anche più crudele di barriera concepita come la recinzione di un lager e le mitragliatrici pronte a sparare sui fuggitivi. Ma, prima che la Storia lo demolisse, 5 mila tedeschi riuscirono lo stesso a passare a Ovest.

Se mai o quasi mai un muro ha funzionato come racconta Egon Eis viene da pensare che sia meglio lasciar perdere. Perfino Trump, dopo aver minacciato di costruirne uno, ha rinunciato. Se la Polonia insiste sulla barriera rischia di fare un lavoro inutile. Per affrontare il problema dell’immigrazione meglio sarebbe che l’Europa (tutta insieme) avesse una politica di accoglienza meno schizofrenica e una politica di integrazione meno inesistente.

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