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GIUSEPPE SANTALUCIA

I magistrati passeranno dalla padella alla brace

Per i magistrati in vista c'è la partita autunnale della separazione delle carriere. I Graffi di Damato

Pur presieduta da un magistrato, Giuseppe Santalucia (nella foto), che porta il nome della protettrice della vista, chissà di quanto tempo ancora avranno bisogno nell’associazione delle toghe per rendersi conto del vicolo cieco in cui si sono ficcate facendo la guerra al guardasigilli Carlo Nordio in difesa del fumoso reato di concorso esterno in associazione mafiosa. E strappando alla premier Giorgia Meloni una sostanziale sconfessione del ministro, invitato ad essere più politico e meno conferenziere, e ad attenersi alle “priorità” del programma del governo. Fra le quali non ci sarebbero né l’abolizione del concorso esterno in associazione mafiosa, d’altronde neppure scritto nel codice ma desunto dalle sentenze, né la sua “rimodulazione”, “tipizzazione” e simili.

Scaricato tutto l’arsenale di guerra sul terreno del concorso esterno in associazione di stampo mafioso, e le riserve in difesa del reato di abuso d’ufficio contestato dai sindaci anche del Pd, che per questo sono stati travestiti da tanti Nordio nel fotomontaggio di giornata sul Fatto Quotidiano, l’associazione nazionale dei magistrati rischia di arrivare sostanzialmente disarmata alla partita autunnale della separazione delle carriere. Che è stata praticamente annunciata dal presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera, il forzista Nazario Pagano, in un convegno organizzato dall’organismo congressuale forense. Dove il presidente del Consiglio Nazionale degli avvocati, Francesco Greco, ha chiesto che il processo si svolga finalmente con la partecipazione di tre parti uguali e non di “due colleghi”, che sono il giudice e il pubblico ministero, e “un estraneo”. Che sarebbe appunto l’avvocato.

Pagano ha precisato che le quattro proposte di legge, d’iniziativa parlamentare, per separare le carriere del pubblico ministero e del giudice modificando la Costituzione hanno subìto nei mesi scorsi una battuta d’arresto per la precedenza dovuta alla conversione di alcuni decreti urgenti, ma l’esame riprenderà spedito dopo la pausa estiva, garantito anche da lui come relatore. Il vice ministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, anche lui forzista, ha ribadito il parere favorevole del governo, rientrando la materia fra le riforme concordate tra i partiti della coalizione di centrodestra. E condivise dal cosiddetto terzo polo, almeno in questo non diviso, come al solito, fra un Carlo Calenda timoroso di trovarsi troppo a destra e un Matteo Renzi per niente imbarazzato, e desideroso di piacere all’elettorato del compianto Silvio Berlusconi. Della cui figlia Marina egli ha tenuto a condividere la recente lettera scritta al Giornale in difesa del padre ancora sospettato di avere voluto vincere le elezioni del 1994 con l’aiuto della mafia stragista. Una lettera, quella di Marina Berlusconi, sulla quale si è immaginata una contrapposizione alla Meloni smentita da entrambe con una telefonata tradotta in un comunicato dalla figlia del fondatore di Forza Italia.

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