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Giorgetti

I grilli di Fico

Che cosa dice e fa il presidente della Camera, il grillino Roberto Fico. I Graffi di Damato

 

Ciascuno ha la sua emergenza all’ombra di quella pandemica appena prorogata dal governo sino a fine marzo. Ha una sua emergenza – sua sia come persona sia come presidente della Camera – anche il grillinissimo Roberto Fico. Che ha voluto approfittare del consueto incontro natalizio con la stampa parlamentare non solo per promettere che il 4 gennaio farà sapere la data precisa nella quale cominceranno nell’aula di Montecitorio le votazioni per la successione a Sergio Mattarella al Quirinale, ma anche – o forse soprattutto – per cercare di inchiodare alla scadenza ordinaria del 2023 la legislatura in corso. Che proprio i grillini però hanno fatto ben poco per stabilizzare, diciamo così, cominciando a delegittimarla con la riforma costituzionale, imposta prima ai leghisti e poi al Pd, che riduce di un terzo i seggi parlamentari.

Da allora, cioè da quella riforma destinata a scattare con le nuove Camere, quelle in carica sono apparse preistoriche. E tali in effetti sono, contro l’ostinazione di chi lo nega o non lo ammette. Eppure è a queste Camere politicamente decadute che spetterà il mese prossimo il compito di eleggere, o quanto meno di tentare di eleggere un nuovo presidente della Repubblica destinato a rimanere in carica sino al 2030. Viene il capogiro solo a leggere questa data nelle condizioni attuali della politica.

Ci potevano pensare francamente un po’ prima, i grillini, a garantire la salute, chiamiamola così, di una legislatura nata in modo così fortunato per loro, subentrati addirittura alla Dc nella posizione di forza “centrale” per essere la più rappresentativa dell’elettorato, almeno a livello di partito o movimento, come almeno allora essi preferivano chiamarsi. Poi – si sa – lor signori hanno deciso, con tanto di referendum digitale, di chiedere l’iscrizione al registro nazionale dei partiti -gli odiati partiti- per partecipare al meccanismo del finanziamento pubblico noto come il due per mille.

Si dirà che è naturale per un presidente difendere la “sua” assemblea dal rischio o pericolo di elezioni anticipate: tanto naturale che l’articolo 88 della Costituzione nel riconoscere al presidente della Repubblica il diritto di sciogliere le Camere prima della loro scadenza, a meno che non sia entrato nell’ultimo semestre del proprio mandato, lo obbliga solo a “sentire” i presidenti del Parlamento, non a tenere conto del loro parere, quasi scontatamente o fisiologicamente contrario quindi. Ma si dà il caso che la difesa ad oltranza di questa legislatura pur così indebolita per strada -sino far parlare qualche giorno fa di Camera “suicida” con lo spettacolo dell’aula quasi vuota alle prese con la legge sul suicidio assistito reclamata addirittura dalla Corte Costituzionale- coincide perfettamente con gli interessi politici di Grillo.

“Il garante del M5s  -ha scritto o descritto Simone Canettieri sul Foglio non inventandosi nulla-  vuole che la legislatura arrivi a scadenza, anche perché sa che le elezioni anticipate si porterebbero appresso nuovi scontri con l’’ex premier” Giuseppe Conte, messo forse imprudentemente a capo del movimento. “La deroga al vincolo del secondo mandato che dovrà saltare (“per i meritevoli”) e soprattutto la formazione delle liste” -ha spiegato Canettieri- potrebbero essere “l’occasione per Conte per rompere i ponti col passato, candidando figure nuove e fresche, lontane dalla vecchia concezione del Movimento. E dunque Grillo si augura di affrontare questo problema il più tardi possibile, sperando che nel frattempo le questioni familiari siano finite in secondo piano”. Già, perché il fondatore e tuttora garante del MoVimento ha anche problemi simili.

Questo -purtroppo per lo stesso Fico e per le istituzioni- è il contesto nel quale va o può essere letta la sortita del grillinissimo .-ripeto- presidente della Camera a favore della prosecuzione della legislatura ad ogni costo: quasi per partito preso, oltre che per l’emergenza delle emergenze.

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