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Mediterraneo

I 5 conflitti nel Mediterraneo

"Mediterraneo conteso. Perché l’Occidente e i suoi rivali ne hanno bisogno” di Maurizio Molinari (Rizzoli) letto da Tullio Fazzolari

 

Per gli antichi romani il Mediterraneo era il “mare nostrum”. A pieno titolo potevano chiamarlo così perché ne dominavano tutte le coste, avevano eliminato la rivale Cartagine e sconfitto la pirateria. Da allora in pratica nessuno ha mai più avuto il controllo totale del Mediterraneo ma tutti, dall’impero ottomano a quello britannico hanno cercato di ottenerlo. Se questa è la storia dei secoli scorsi  le cronache degli ultimi anni dimostrano che la situazione è ulteriormente peggiorata. E per comprendere quanto sia grave è opportuno leggere “Mediterraneo conteso. Perché l’Occidente e i suoi rivali ne hanno bisogno” di Maurizio Molinari (Rizzoli, 320 pagine, 22 euro). Per la prima volta un libro (o meglio un atlante geopolitico) spiega tutto quanto sta accadendo senza limitarsi all’analisi di un singolo focolaio di tensione e riesce così a dare una visione integrale del problema.

C’è spesso nei mass-media e nell’opinione pubblica un difetto di miopia da correggere. Oggi, com’è comprensibile, l’attenzione è concentrata su Gaza e sugli scontri fra Israele e Hamas. Fino a ieri si parlava soltanto dell’Ucraina e prima ancora della Siria. In realtà nessuna di queste guerre è finita. Come spiega Molinari, nell’area del Mediterraneo sono tuttora in corso cinque conflitti. L’elenco di chi sta combattendo, dai curdi ai palestinesi o alle varie fazioni libiche, è impressionante. Ma forse è assai più preoccupante il numero degli Stati interessati al controllo del Mediterraneo. Ci sono innanzi tutto le tre superpotenze globali. Con varie motivazioni da sempre gli Stati Uniti mantengono una flotta operativa al di qua dello stretto di Gibilterra. La Russia di Putin continua la strategia di espansione oltre il Mar Nero inaugurata dallo zar Pietro il Grande. E adesso perfino la Cina manda sue navi nel Mediterraneo. Ma l’elenco degli Stati interessati a quello che fu il “mare nostrum” include almeno una dozzina di medie potenze tra paesi arabi ed europei.

L’analisi approfondita di Molinari mette in evidenza molteplici aspetti di cui è necessario tenere conto. Il primo dato di fatto essenziale è che l’area del Mediterraneo è diventata molto più ampia della sua classica definizione geografica. E le mappe contenute nel libro (utilizzando un metodo già sperimentato nel precedente libro “Il ritorno degli imperi”) spiegano in maniera efficace come questo sia avvenuto. Convergono sul Mediterraneo tensioni e conflitti delle regioni limitrofe ma il gioco degli interessi economici, soprattutto nel settore energetico, arriva addirittura fino al golfo di Guinea. Di fatto, come scrive Molinari, il Mediterraneo è diventato “il cuore strategico del pianeta”. La sensazione sgradevole è che non sia soltanto conteso ma anche minacciato. Terrorismo, diseguaglianze, altre potenziali aree di crisi, flussi migratori mal gestiti e quant’altro non lasciano troppo spazio all’ottimismo.

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