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Ecco come Hammamet ricorda Bettino Craxi

Chi c'era e cosa si è detto alla presentazione del libro "Hammamet ricorda Bettino - Storie di rispetto, amicizia e gratitudine" di Antonio Armini e Ettore Minniti.

“Fu un abbraccio di popolo quello che gli offrirono i tunisini”. Stefania Craxi, nella presentazione del nuovo libro Hammamet ricorda Bettino – Storie di rispetto, amicizia e gratitudine di Antonio Armini e Ettore Minniti, con il coordinamento di Salvatore Di Bartolo e Roberto Giuliano (Solfanelli editore), ricorda il sostegno corale dato dalla Tunisia al padre, Bettino Craxi. Una solidarietà fatta di gesti semplici e dolci, di amicizia sincera, riconoscenza per l’aiuto che Craxi dette allo sviluppo del Paese del Nord Africa, sull’altra sponda del Mediterraneo, un affetto che fece sentire meno solo lo statista socialista negli ultimi anni della sua vita, quelli drammatici dell’esilio.

“Monsieur Le President”, come il popolo tunisino chiama ancora il nostro ex premier, alla guida del governo più longevo della cosiddetta Prima Repubblica, racconta la senatrice di FI, presidente della commissione Esteri e Difesa di Palazzo Madama, “amava smarrirsi tra i vicoli stretti della Medina di Hammamet, frequentarne le minuscole botteghe, intrattenersi con artigiani e commercianti, in quell’universo assordante di rumori. Lui, curioso dell’umanità, aveva l’occhio attento alle storie e ai problemi di ciascuno”.

Craxi era così curioso e attento all’umanità che, da premier, come racconta Roberto Giuliano, ex sindacalista socialista degli edili della Cgil del Lazio, un giorno a sorpresa, avendo saputo che il figlio di un dipendente della Presidenza del Consiglio si drogava, con una voce che da forte e decisa si fece flebile disse a quel padre disperato: “Ecco, questa è la lettera che ho scritto a Vincenzo Muccioli perché accolga tuo figlio a S. Patrignano”.

Da Palazzo Chigi all’esilio tunisino. Sottolinea la Craxi: “Questo libro aggiunge un importante tassello al mosaico craxiano, restituendo, attraverso la voce di quanti a Hammamet lo hanno conosciuto e frequentato, il paradigma intimo di un uomo e di una fase storica”. Chi era lo statista socialista in esilio lo dicono i racconti dei tanti amici tunisini, “Da Hamida (Guembri, l’ex assistente ndr) – ricorda la Craxi – a Kamel, da Farez a Lagha Naceur, e poi Nabil e Jamel, fino a Zhouir, il pescatore, che conserva il ricordo dei pomeriggi trascorsi da Craxi a Selloum, seduto sulla sabbia, sotto una capanna di frasche e canne, lo sguardo rivolto verso il mare, a scrutare l’orizzonte, forse nell’illusione di sentirsi più vicino all’Italia”.

Craxi disse alla figlia Stefania le sue ultime volontà: “Voglio che la Tunisia abbia l’orgoglio di operarmi, perché è l’unico Paese che mi ha dato asilo ed amore. E se non sopravviverò, voglio essere sepolto a Hammamet”.

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