Trump e Putin conversano per due ore di telefonata al termine della quale l’ottimismo è d’obbligo, anche se Donald lo esprime in termini più contenuti che in passato. Il suo vice Vance incontra Papa Leone, si vocifera di possibili incontri di pace ospitati in Vaticano. UE e GB firmano un importante accordo, che riduce la loro distanza dopo un decennio di Brexit. Metti in fila qualche notizia di attualità e hai l’impressione che si stiano facendo tanti tentativi per sistemare le cose al meglio, o almeno alla meno peggio. Uomini di buona volontà ce ne sono, siamo nel Giubileo della speranza. Giusto pensarla così e soprattutto agire di conseguenza.
Il Governo si muove per mantenere al centro di questi negoziati l’Italia, che tra molte incertezze continua a macinare dati economici migliori di altri Stati europei: eppure, questa almeno la versione delle opposizioni, la maggioranza rischia di andare in crisi per i dissidi sui terzi mandati dei Presidenti di Regione e per una rogna occorsa niente meno che a Pordenone (con tutto il rispetto, non proprio il centro dell’Universo). Si investe, si parla e ci si incontra per aumentare la sicurezza sul lavoro e occorre un incidente che davvero appare incredibile, una 17enne il primo giorno di attività scivola da un catamarano, si impiglia nell’elica e muore nonostante sia stata soccorsa dopo nemmeno un minuto. Metti in fila un paio di notizie, insomma, e ti riprende lo sconforto.
Per mediare tra i due sentimenti occorre con la consapevolezza di una realtà ineludibile: l’entropia. Tutto ciò che accade segue due dinamiche diverse, per cui i processi distruttivi sono molto più celeri e facili da attivare di quelli necessari per ricostruire. Per mandare un bicchiere in frantumi basta un colpetto involontario che lo faccia cadere a terra, per ricostruirlo a partire da quelle schegge ci vorrebbe un lavoro impossibile.
Lo vediamo con Garlasco, per passare a tutt’altro tema: dopo 18 anni si riaprono le indagini, si profilano nuove ipotesi investigative, escono o tornano fuori i nomi di altri potenziali colpevoli e complici. Dovremmo esserne lieti, perché è importante raggiungere una verità senza ombre di dubbio, e infatti ci appassioniamo, ma ci chiediamo anche quanto senso abbia la riapertura di un caso così cold. Entropicamente, diciamo che è più facile e veloce commettere un omicidio che ripararlo, nei minimi termini in cui la Giustizia umana può tentare di farlo. Molto entropicamente istruttivo anche lo sfregio della neo-sindaca di Merano, che si toglie la fascia tricolore in evidente, sfrontato segno di rifiuto dell’italianità dopo decenni di composizione della questione altoatesina, che viene portata nel mondo come un modello di convivenza multietnica e multilinguistica.
Le cose accadono – guerre, omicidi, contrasti – e il lavoro per sistemare i loro danni è tardivo e parziale. L’odio, i morti e le distruzioni ormai ci sono state e nessuno potrà tornare indietro. Anche per questo, soprattutto per questo, è così difficile costruire la pace o concordare la verità: continuare a coltivare il risentimento oppure accontentarsi di una qualunque versione per fare pace con il dolore sono tentazioni forti, soluzioni imperfette ma comode. Sedersi a un tavolo di trattative o eseguire analisi e indagini è davvero defatigante e complicato, da un lato dovremmo essere grati a coloro che se ne occupano e dall’altro l’entropia condiziona anche il loro lavoro, facendo spesso prevalere i contrasti tra gli operatori di pace e giustizia sugli obiettivi finali comuni.