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Conte Draghi

Ecco il vero motivo della guerra di Conte a Draghi

Il corsivo di Michele Arnese, direttore di Start Magazine

 

Poverino, Conte.

Ma che poteva fare?

Doveva assistere senza colpo ferire al progressivo sgonfiamento del Movimento 5 Stelle delineato da tutti i sondaggi elettorali?

Doveva continuare a vedere i gruppi parlamentari sbriciolarsi fra ala sinistra e ala moderata con ulteriori addii di deputati e senatori?

A queste domande, il presidente azzimato Giuseppe Conte si è trasformato in un Di Battista in pochette e – facendo sponda sui subbugli anti Draghi montanti sempre più nei gruppi parlamentari – ha di fatto staccato la spina al governo Draghi.

Eh sì, perché al di là dei sofismi pentastellati – secondo cui il gruppo M5s al Senato ha semplicemente non partecipato al voto sul decreto Aiuti, senza sfiduciare il governo per carità – quello di ieri a Palazzo Madama ha sancito di fatto l’apertura di una crisi di governo.

Le intenzioni vere – seppure spesso recondite ovvero non esplicitate dei grillini – si rintracciano nelle parole con cui il presidente del gruppo M5s al Senato, Domenica Castellone, ha motivato il non voto dei Pentastellati: questione termovalorizzatore a Roma inserito nel dl Aiuti, superbonus non salvato secondo i pentastellati, reddito di cittadinanza progressivamente limato e segato (sempre secondo i grilloidi), misure del dl Aiuti non all’altezza della crisi, punti programmatici consegnati da Conte a Draghi che non hanno sortito provvedimenti reali ecc.

Insomma, una gragnuola di critiche che, per portata e merito, implicano di fatto una decisione di andare in sostanza all’opposizione, ma senza annunciarlo esplicitamente per cercare di mandare la palla in tribuna in attesa di vedere che cosa succede.

E infatti la decisione del presidente del Consiglio di dimettersi ha dato il destro ai Pentastellati di far dire: vedete, non aspettava altro perché il premier addossasse a noi la responsabilità della crisi, ma noi non lo abbiamo sfiduciato…

Sofismi, appunto.

Con un obiettivo politico, ovvero elettorale: sfilarsi ora a pochi mesi dalle elezioni per presentarsi al voto in maniera candidamente opportunistica sbandierando slogan del genere: il governo non ha preso decisioni di ampia portata per famiglie e imprese alle prese con inflazione, caro bollette, recessione incipiente eccetera eccetera.

Insomma, un buon modo e un’ottima scusa per cavalcare il malcontento sociale.

Degna e definitiva evoluzione di un professore avvocato definitosi prima sovranista e populista, poi moderato, dunque socialdemocratico, quindi progressista, e ora avanti tutta verso il sinistrismo antagonistico e barricadero.

Insomma, va dove ti porta il vento elettorale.

Una banderuola, più che uno statista.

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