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Gruber

L’osceno processo mediatico a Giorgia Meloni sul patriarcato

Considerazioni a margine della polemica fra Lilli Gruber e Giorgia Meloni. I Graffi di Damato.

Fra i diritti di Filippo Turetta, oltre a quello del “giusto processo” imposto dall’articolo 111 della Costituzione modificato nel 1999 dopo lo scempio compiuto con gli abusi negli anni delle cosiddette “mani pulite”, credo vi sia anche quello di non vedersi attribuire complici diretti o indiretti nella sua condotta, o solo nella sua interpretazione dei rapporti interpersonali, affettivi o solo di genere.

Fra questi complici – non faccio altri nomi, specie di colleghi, per il rispetto che ho ancora della nostra professione – ho visto, sentito e letto anche quello di Giorgia Meloni per la sua presunta concezione “patriarcale” della famiglia nel trittico della destra con Dio e la Patria.

Deriverebbe da questa concezione, entrata di soppiatto quasi nel nostro dna, anche il fenomeno del femminicidio, ostinato a resistere a tutte le evoluzioni sociali e legislative, anche o soprattutto in paesi -per esempio, quelli nordici- considerati molto più avanti dell’Italia. Che, questa volta per fortuna, è tuttavia rimasta un po’ il fanalino di coda nelle statistiche delle donne ammazzate dagli uomini.

Questa specie di reato della concezione “patriarcale” della famiglia, e dei suoi conseguenti rapporti, interni ed esterni, è stata attribuita alla Meloni per la sua scelta, all’arrivo a Palazzo Chigi l’anno scorso, di farsi chiamare con tanto di comunicati da accademia della Crusca presidente del Consiglio al maschile, e non al femminile. Per fortuna neppure a me che ho continuato sempre a preferire di darle della presidente del Consiglio o della premier, è ancora giunta qualche diffida, multa, sanzione o altro accidente.

Mi è appena capitato di assistere ad una specie di processo sommario e in diretta televisiva alla Meloni per avere contribuito a coltivare e diffondere questa cultura – chiamiamola così – così pericolosa per i fraintendimenti cui si presta. E mi sono chiesto se questo sia davvero giornalismo. E davvero libertà di stampa, informazione, opinione e quant’altro.

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