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Germania Covid

Cosa (non) si fa in Germania sul Green pass

Tutti i tentennamenti in Germania sul Green pass esteso, tra vaccinazioni rallentate ed elezioni che paralizzano le decisioni. L'approfondimento di Pierluigi Mennitti da Berlino

 

Finite nel tritacarne della campagna elettorale, le misure di contenimento del Covid in Germania seguono la strada tortuosa degli escamotage. Nessun candidato e nessun partito ha interesse a imporre in questo momento un qualsiasi obbligo di vaccinazione, rischiando che i già surriscaldati ambienti dei no-vax possano irrompere con azioni eclatanti a ridosso del voto, come sta avvenendo in Francia, Olanda, Svezia o in Italia.

Due ultimi fatti di cronaca danno idea di quanto alta sia la tensione. In Sassonia un attentato incendiario ha colpito un centro di vaccinazione e solo l’imperizia di chi aveva fabbricato le bottiglie molotov ha impedito che il centro andasse in fumo. In Brandeburgo la polizia ha dovuto scortare un piccolo centro di vaccinazione mobile che era stato installato su un autobus: no-vax (che qui si chiamano “Querdenker”) impedivano con la forza ad altri cittadini di vaccinarsi.

Intanto Facebook ha cancellato dalla propria piattaforma circa 150 pagine riconducibili ai no-vax, per “danno coordinato alla società” (coordinated social harm) e “diffusione di false informazioni”. Si tratta della più grande azione globale mirata contro un gruppo specifico da parte dell’azienda americana.

L’attesa del voto paralizza ogni iniziativa e impedisce che una strategia efficace e certa venga adottata prima che l’autunno si presenti in tutta la dua durezza meteorologica. Così l’obbligo di vaccinazione rifiutato ufficialmente rientra mascherato attraverso decisioni laterali, il che tuttavia lascia spazio a nuove polemiche.

E come al solito (era accaduto anche nelle ondate covid invernali del 2021) ogni regione va per conto proprio, accentuando una sensazione di caos e di disorganizzazione.

Amburgo, Sassonia, Bassa Sassonia, Berlino e Baden-Württemberg hanno adottato le restrizioni finora più dure, introducendo la possibilità per i privati di garantire l’accesso all’interno solo a vaccinati e guariti. Sarebbe l’equivalente del green pass italiano, che qui passa sotto la dicitura di 2G, per distinguerlo dal 3G nel quale sono contemplati anche chi ha un tampone negativo. Vale per la gastronomia (ristoranti, pub e bar) e per qualsiasi altro tipo di manifestazione, anche culturale come cinema, teatri, sale concerto, musei, gallerie. Anche qui non è un obbligo, ma è lasciata al gestore la libertà di scegliere la misura restrittiva che ritiene più opportuna per il proprio business. A Berlino sono scoppiate proteste dei genitori perché in un primo momento nei divieti erano stati inclusi anche i minori di 12 anni, per i quali però non c’è ancora un vaccino autorizzato. il provvedimento è stato corretto qualche ora dopo, con tante scuse da parte della responsabile alla Salute.

Esistono regole simili (3G) anche per altre realtà come palestre, piscine, parrucchieri e per entrare negli stadi, dove la capienza resta comunque ridotta.

La misura nazionale più uniforme scatterà dal 10 ottobre e riguarda la fine del tampone gratuito rimborsato dallo Stato. Resterà solo per quelle categorie che non possono vaccinarsi, tutti gli altri se lo dovranno pagare di tasca propria.

Nord Reno-Vestfalia e Baden Württenberg hanno deciso di non rimborsare i compensi perduti per giornate di malattia per covid a chi non si è vaccinato, altri Länder ci stanno pensando, così come il governo nazionale, ma è probabile che prima del voto domenica prossima nessuna decisione verrà presa.

Il ministro della Salute Jens Spahn è apparso però deciso nell’escludere l’introduzione di un obbligo vaccinale anche dopo il voto. È riuscito a far passare la possibilità per i dirigenti di scuole, asili e tribunali di chiedere ai propri dipendenti di mostrare lo stato vaccinale. È il massimo ottenuto in un Paese ossessionato dalla privacy, mentre anche qui i sindacati tentennano su un tale permesso in azienda.

Le notizie dal fronte sanitario sono contraddittorie. Sul piano della vaccinazione i risultati finora ottenuti sono moderatamente deludenti, perché dopo il grande slancio primaverile e pre-estivo, da un paio di mesi la campagna ristagna. La quota di chi è completamente immunizzato ha toccato il 62,4% (52 milioni di tedeschi), dato che pur essendo leggermente superiore alla media europea è inferiore (in qualche caso di molto) rispetto ad altri grandi Paesi europei come Francia, Italia e Spagna. Aggiungendo la frazione di chi ha ricevuto solo una dose si raggiunge il 66,7%. A livello regionale preoccupa il ritardo dell’est (la Sassonia è poco sopra il 50%), dove risiedono più no-vax e sono forti i partiti che li coccolano come Afd.

Sono numeri che non consentono di guardare con fiducia all’ipotesi di un’immunizzazione di gregge come invece accaduto nella vicina Danimarca, che pochi giorni fa ha potuto sospendere tutte le misure precauzionali in vigore. E che segnalano quanto radicata e sempre più radicale sia la minoranza dei no-vax.

Anche la campagna di vaccinazione straordinaria, con molte strutture mobili sparse in aree affollate della città o sui treni della metropolitana, non sta dando i risultati sperati.

La commissione che sovraintende alle autorizzazioni sulla vaccinazione (Stiko) ha recentemente dato il via libera a quella per le donne incinta e ha aperto maggiori spiragli per quelle ai giovani tra i 12 e i 17 anni. I manager di Biontech hanno annunciato che per la metà di ottobre contano di ricevere le prime autorizzazioni per la somministrazione ai bambini dai 6 anni in su: un’opportunità che mitigherebbe quelli che sembrano attualmente i maggiori focolai, le scuole elementari. Ma bisognerà vedere se la Stiko, così restia a valutare positivamente la somministrazione ai teenager, sarà meno rigida per i bambini più piccoli.

Sul piano dei contagi, dopo l’aumento di agosto dovuto in gran parte all’avvio delle scuole, la curva pandemica si è stabilizzata su valori comunque inferiori rispetto alle punte dello scorso autunno-inverno. La crescita non è più esponenziale come nelle ondate precedenti, segno che la vaccinazione ha comunque già fornito un sufficiente cordone sanitario. Dopo aver sfondato quota 80, l’incidenza su 7 giorni è scesa gradualmente sino a 76,3 (dato di giovedì 16 settembre) con 12.925 nuove infezioni e 68 decessi.

Si è in presenza prevalentemente di una ondata dei non vaccinati: scolari delle scuole che non possono ancora accedere al vaccino e negazionisti vari. Per questo l’Handelsblatt crede che, dopo il voto, il tema dell’obbligatorietà del vaccino almeno per alcune categorie tornerà in agenda, magari sul tavolo del nuovo governo, ammesso che si riesca a farlo prima dell’inverno. Per gli altri ci sarà l’obbligo mascherato e le forme fantasiose di green pass che le regioni riusciranno a inventarsi.

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