skip to Main Content

Migrazioni

Perché il governo fa bene a premere in Europa sui migranti. Parola di ex magistrato

Il commento di Bruno Tinti, ex magistrato, editorialista di Italia Oggi, sulla vicenda della nave Diciotti con i migranti

L’incriminazione di Matteo Salvini per i fatti della Diciotti li ha scatenati. Sono di nuovo tutti in trincea, non può parlarsi di arresto illegale perché manca un provvedimento formale di arresto.

Astrattamente potrebbe parlarsi di sequestro di persona ma il reato sarebbe comunque insussistente per via della scriminante dell’adempimento di un dovere. I magistrati stanno ostacolando i diritti politici dei cittadini.

E poi. Chi comanda in Italia, la Politica o la Magistratura? Esiste una frangia golpista di magistrati che vogliono eliminare per via giudiziaria gli eletti dal popolo sovrano. La democrazia è in pericolo, la magistratura vuole sostituirsi alla politica. Insomma, il consueto armamentario, un misto di scempiaggine politica e inconsistenza giuridica.

È vero, la contestazione di arresto illegale non regge. Potrebbe costituire reato se fosse presente un provvedimento formale emesso al di fuori dei casi consentiti dalla legge. Ma tale elemento manca. Gridare vittoria per questo ricorda tanto il governatore della Sicilia Salvatore Cuffaro che espresse la sua soddisfazione per essere stato condannato a 5 anni di reclusione per favoreggiamento, con esclusione dell’aggravante mafiosa. A Roma si direbbe «ariconsòlate co’ l’ajetto».

Il sequestro di persona (articolo 605 codice penale) consiste nel privare taluno della libertà personale. È irrilevante che il sequestrato sia entrato di sua volontà nel luogo dove poi è stato costretto a rimanere.

I migranti della Diciotti avevano il diritto di sbarcare e di essere condotti presso il Centro dove sarebbero stati identificati, al che sarebbe conseguito il diritto di ricevere asilo politico o di ricorrere alla Commissione territoriale, al Tribunale e alla Cassazione (articolo 10 ter del Testo Unico sull’immigrazione). Questo diritto gli è stato negato per 5 giorni.

Attenzione: è giurisprudenza assolutamente costante che il reato di sequestro di persona sussiste quando la privazione della libertà personale si sia protratta anche solo per un tempo brevissimo (mezz’ora).

La Procura di Agrigento ha scelto questa contestazione in luogo di quella (più grave) di cui all’articolo 289 ter, che prevede il sequestro di persona finalizzato a costringere uno Stato o un’organizzazione internazionale di Stati a fare o omettere qualcosa. Se fosse provato che il sequestro sia avvenuto allo scopo di costringere l’Ue a ripartire i migranti tra vari Stati (come ha proclamato più volte lo stesso Salvini) questa sarebbe la contestazione più corretta.

La responsabilità penale non dipende necessariamente da atti formali. È sufficiente istigare o suggerire (articolo 110 codice penale), tanto più utilizzando un’eventuale qualità personale che renda l’istigazione autorevole. I proclami di un ministro dell’Interno sono certamente autorevoli per i suoi sottoposti.

Naturalmente si tratta di ipotesi di reato da vagliare con un processo. Potranno risultare fondate o meno, esattamente come avviene nelle migliaia di processi che si celebrano ogni giorno. Chi si indigna (simulatamente o meno) per l’incriminazione di Salvini dimostra di essere privo di elementare cultura giuridica/costituzionale.

E veniamo alle lamentazioni politiche. La democrazia non c’entra niente. Qualsiasi Stato deve agire nel rispetto della legge, irrilevante essendo la sua forma istituzionale. Democrazia, monarchia, dittatura possono governare legittimamente o meno, dipende dall’osservanza delle leggi che esse stesse si sono date. Una democrazia governata da una maggioranza legittimamente eletta, se uccidesse i suoi oppositori, non sarebbe diversa dalla più sanguinaria dittatura africana od orientale.

Certamente ogni governo ha il dovere di agire nell’interesse del Paese che amministra. È una sua prerogativa specifica che non può essere condizionata da alcuno, meno che meno da altri Poteri dello Stato. Esiste però un limite insuperabile: il rispetto della legge. Per quanto sia giusto e ragionevole lo scopo perseguito, nessun governo può attuarlo con condotte illegali. Questo significa Stato di Diritto. Non è difficile rendersene conto.

È possibile, anzi certo, che la diffusione del Cristianesimo mettesse in pericolo l’assetto istituzionale dell’Impero romano; ma la sua difesa non poteva essere attuata ammazzando i cristiani. Le condizioni del popolo francese erano miserevoli; ma ghigliottinare decine di migliaia di persone fu un crimine ingiustificabile.

Certamente gli ebrei controllavano l’economia e la finanza della Germania pre nazista; ma il controllo statale di questi fondamentali settori non poteva essere conseguito con il genocidio. Insomma, non è la giustizia sostanziale dell’intento che può giustificare l’adozione di metodi criminali per conseguirlo.

Nessuno contesta il dovere del ministro Salvini di risolvere il gravissimo problema dell’immigrazione nel nostro Paese. Ed è certo che differenti ideologie sull’accoglienza dei migranti non possono essergli opposte attraverso l’utilizzo strumentale del potere giudiziario; meno che meno se questo utilizzo strumentale fosse funzionale a una generica opposizione politica.

Per fare un esempio banale, la decisione del governo di subordinare l’assenso al bilancio europeo a una condivisione europea della migrazione costituisce (a mio parere) un’apprezzabile e intelligente soluzione politica. Così come lo è stata il divieto di sbarco opposto alle navi delle Ong. Così come lo sarebbe (sempre a mio parere) il ritiro delle navi militari dal canale di Sicilia, in modo da garantire la fine del servizio taxi che, volente o nolente, l’Italia ha svolto per anni nel Mediterraneo. Attività politica che mai potrebbe essere contrastata con iniziative giudiziarie; che infatti non vi sono state e che, se vi fossero, sarebbero illegittime.

Ma cosa del tutto diversa è ricorrere a mezzi illegali per conseguire finalità politiche, anche se giuste.

Così i vari Alemanno, che vuole addirittura denunciare i pm per ostacolo ai diritti politici del cittadino, come se commettere reati fosse un «diritto politico»; Bongiorno, che ritiene legittimato il sequestro di persona dalla scriminante dell’adempimento del dovere (articolo 51codice penale: dovere imposto da una norma giuridica o da un ordine legittimo dell’Autorità), dimenticando che le scelte politiche di Salvini non sono imposte da alcuna norma giuridica (sono appunto scelte) e nemmeno conseguenti a ordine (legittimo) di suoi superiori; Bellachioma, che addirittura minaccia i magistrati che hanno incriminato Salvini; e tutti gli altri che li seguiranno e li imiteranno, rendono un pessimo servizio alla politica del ministro.

Trasformano la sua giusta e doverosa fermezza in una prepotenza da bullo che va a tutti i costi giustificata; ne rivelano i limiti e la superficialità; barattano il consenso elettorale con l’interesse del Paese.

Articolo pubblicato su Italia Oggi

Back To Top