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Memorandum

Consigli non richiesti a Meloni sui rapporti con la Cina

La Cina ha oggi l'occasione storica di esercitare il suo grande peso diplomatico per convincere Putin a fermare la sua guerra di aggressione all'Ucraina. L'intervento di Marco Mayer, ex consigliere per la cybersecurity del ministro dell’Interno (2017-18) e attuale docente al corso di perfezionamento Intelligence e Sicurezza Nazionale della Lumsa e al Master in Cybersecurity della Luiss.

In questi giorni la stampa americana dedica molta attenzione all’Italia. I media italiani si sono esclusivamente concentrati sulle lodi al presidente del Consiglio Giorgia Meloni di Jason Horowitz, corrispondente a Roma del New York Times. Un altro importante quotidiano statunitense, The Atlantic, ha pubblicato un lungo articolo a Giorgia Meloni ricordando giustamente, alla fine del pezzo, il ruolo europeo di Meloni, dal 2020 leader del Partito dei conservatori europei.

Questo duplice ruolo (a Palazzo Chigi e al tempo stesso leader europeo) per Giorgia Meloni è una grandissima responsabilità, ma anche un’opportunità per segnare una svolta nella politica estera italiana.

Dalla caduta del muro in poi (e soprattutto nell’ultimo decennio) l’Italia è stato un paese decisamente troppo vulnerabile alle “sirene” provenienti da Mosca e Pechino. Per fare alcuni esempi, possiamo accennare a tre casi:

  • Renzi, Padoan e Bassanini hanno aperto senza condizioni al governo cinese nel campo delle reti elettriche ed energetiche con la cessione del 35% di Terna e Snam attraverso la loro controllante CDP Reti
  • I ministri Calenda e Patuanelli hanno aperto una “autostrada” ai giganti digitale cinesi per 5G senza pensare ad efficaci forme di reciprocità;
  • per tredici anni (forse anche da prima), a partire dal governo Berlusconi del 2008 sino al 2021 con il governo Draghi, le aziende russe, Gazprom in primis, hanno via via aumentato le loro quote di mercato nel mercato italiano portando la nostra dipendenza energetica a livelli insostenibili.

Il ministro Adolfo Urso ha dichiarato senza mezzi termini che questo genere di dipendenza digitale ed energetica (particolarmente dopo l’invasione russa in Ucraina) è strategicamente pericolosa per gli interessi nazionali dell’Italia ed egli si sta impegnando in sede UE per ridurla, proseguendo il lavoro iniziato iniziato da Draghi.

In questa fase di rodaggio del governo, la visita in questi giorni (14-22 febbraio) in Europa di Wang Hi, responsabile della Politica estera del Partito comunista cinese (a Roma, Parigi, Monaco, Mosca), produce una accelerazione nella politica estera di Giorgia Meloni.

Al di là del rinnovo o meno della Via della Seta (a cui Giorgia Meloni è sempre stata contraria, diversamente dalla Lega in particolare), l’elemento chiave che – a mio avviso – il presidente del Consiglio nonché presidente del Partito dei conservatori europei dovrebbe raggiungere è il seguente.

È interesse di tutti che Putin si fermi perché ne va del futuro del mondo. Proprio in questi giorni il Cremlino ha annunciato la realizzazione di un collegamento ferroviario diretto nel terminal per il carbone del porto di Navla (vicino alla Norvegia), che aumenterà le capacità del 40% della produzione energetica inquinante nella regione russa di Murmansk per bypassare le sanzioni su carbone e derivati.

Oltre alla guerra in Ucraina, la politica di Putin tende anche ad aumentare le emissioni nocive del carbone quando servirebbe esattamente l’opposto.

Anche per questo Giorgia Meloni deve chiarire che l’Italia non sceglierà di fare il free rider come è accaduto con Giuseppe Conte e come purtroppo avviene tuttora con Viktor Orban.

La Cina deve sapere che l’Italia lavora perché ci sia una sola voce euro-atlantica tra Roma, Washington, Bruxelles e Londra: un sincero e profondo auspicio politico che la Cina provi con tutti i mezzi possibili a frenare (nell’interesse suo e del mondo intero) l’aggressione all’Ucraina e le mire imperiali di Vladimir Putin.

Tutti gli italiani auspicano che la seconda superpotenza del mondo non resti sull’Aventino, ma si metta in gioco insieme all’Europa e Stati Uniti.

La Cina ha oggi l’occasione storica di esercitare il suo grande peso diplomatico per convincere Putin a fermare la sua guerra di aggressione all’Ucraina. E allo stesso tempo Giorgia Meloni ha in questi giorni la fortunata opportunità di veicolare al presidente Xi Jinping questo messaggio, con la certezza di interpretare le ansie di tutti gli italiani per la guerra scatenata dal Cremlino.

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