Appare, a dir poco, curiosa la “battaglia” sulla ministra Daniela Santanchè al Senato annunciata sulla prima pagina del Corriere della Sera e raccontata invece da Salvatore Merlo sul Foglio dentro “un’aula percorsa da una svogliatezza blasè, da un languore estivo quasi di lago o di lungomare”. Che poco sembrano conciliarsi anche con “l’odio” lamentato nei suoi riguardi dalla donna di governo contro la quale i grillini hanno annunciato una mozione di sfiducia destinata, a quanto pare, ad essere votata anche dal Pd. Il cui capogruppo Francesco Boccia, se mai fosse stato preso dalla tentazione di una distinzione garantista, in attesa degli sviluppi di un’indagine per bancarotta e falso di bilancio confermata dalla Procura di Milano ma non ancora risultante all’interessata, vi ha dovuto rinunciare quasi per fatto personale. Egli infatti si è trovato con gli occhi addosso degli amici di partito, o addirittura di “mezz’aula”, secondo alcuni cronisti, quando la ministra si è dichiarata sorpresa, anzi tradita da chi – nel campo degli avversari di oggi – chiedeva prenotazioni e ospitalità nei suoi locali di divertimento.
Così almeno una parte dell’opposizione, quella giallorossa del secondo governo di Giuseppe Conte, come viene ancora chiamata senza rispetto per i tifosi della incolpevole Roma calcistica, potrebbe ritrovarsi unita. Ma sempre una parte di tutto lo schieramento estraneo al governo, perché anche in questo passaggio politico e parlamentare ha trovato modo di dividersi il cosiddetto terzo polo. Diviso, in particolare, fra un Carlo Calenda smanioso di unirsi al fronte contro la Santanchè, e fiducioso di vedere la ministra scaricata prima o dopo anche dalla Meloni premier, amica personale e capa del suo partito, e Matteo Renzi. Il quale ha scritto personalmente sul suo Riformista di “diverse sensibilità sul garantismo all’interno del terzo polo”. “I due in aula -ha raccontato Salvatore Merlo, sempre sul Foglio – nemmeno si guardavano in faccia. Sguardi di cemento. Ma, a pensarci bene nemmeno questa è una notizia”.
Una notizia curiosa l’ho invece trovata e avvertita, nel mio piccolo, nella cosiddetta informativa nella quale la ministra, difendendosi dall’accusa di avere seminato di accertamenti e di multe non pagate la sua esperienza di utente della strada in una potente Maserati, ha riferito al Senato che a guidare l’auto erano i Carabinieri, evidentemente di turno della scorta assegnatale per proteggerla da chi la odia a tal punto da potere attentare alla sua vita, e farla diventare Santa e basta, senza la parte finale del cognome col quale la signora ha preferito diventare famosa assumendolo da uno dei mariti.