Verso la conclusione di un messaggio televisivo a reti unificate inevitabilmente scontato, dopo tutti gli auguri ricevuti e ricambiati sotto i soffitti del Quirinale nelle solite udienze del periodo natalizio, il Capo dello Stato ha voluto aprire con un certo anticipo le celebrazioni dell’ottantesimo anniversario della Liberazione che ricorrerà il 25 aprile. “Fondamento della Repubblica – ha detto il presidente Sergio Mattarella – e presupposto della Costituzione, che hanno consentito all’Italia di riallacciare i fili della sua storia e della sua unità” dopo la lunga dittatura fascista e le code ancora più tossiche dell’occupazione nazifascista e della guerra civile.
“Una ricorrenza importante”, ha insistito Mattarella osservando che “reca con sé il richiamo alla liberazione”, questa volta al minuscolo,”da tutto ciò che ostacola libertà, democrazia, dedizione all’Italia, dignità di ciascuno, lavoro, giustizia”. Un ostacolo che evidentemente perdura a 80 incompiuti dalla Liberazione, di nuovo al maiuscolo, a 78 anni e mezzo dalla nascita della Repubblica e a 77 dall’entrata in vigore della sua Costituzione.
Se vi sono ancora “ostacoli” lungo questa strada, ripeto, della “libertà, democrazia, dedizione all’Italia, dignità di ciascuno, lavoro, giustizia”, mi sembra difficile prendersela solo o soprattutto con un governo nel quale tante parti dell’opposizione avvertono puzza di fascismo. Se ci sono ritardi, permanenti pericoli o carenze, le cause e le responsabilità vanno cercate molto più indietro. Anche per restituire o confermare alla “politica” – unico passaggio nel quale Mattarella l’ha menzionata – “il compito alto che le compete” di custodire e soddisfare i “valori che animano la vita del nostro Paese, le attese delle persone, le nostre comunità”. Valori -ha insistito il presidente della Repubblica- che “si esprimono e si ricompongono attraverso l’ampia partecipazione dei cittadini al voto che rafforza la democrazia, attraverso la positiva mediazione delle istituzioni verso il bene comune, il bene della Repubblica”. Ma la partecipazione al voto, come si sa, lascia sempre più a desiderare. E le istituzioni non sempre mediano. O non mediano abbastanza, come dimostra lo stato dei rapporti fra la magistratura e non solo il governo ma anche il Parlamento, destinatario anch’esso della minaccia di sciopero levatasi dall’associazione delle toghe contro la riforma della giustizia all’esame delle Camere.
“Buon anno a tutti”, ha comunque concluso il Capo dello Stato nel suo decimo messaggio di San Silvestro, terzo del suo secondo mandato.