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Bossi Natale

Gli auguri di Natale di Bossi

Torna Umberto Bossi, stavolta nella veste di poeta, per gli auguri di Natale 2020. L'articolo di Paola Sacchi

 

Torna Umberto Bossi, stavolta nella veste di poeta, per gli auguri di Natale 2020. Il Senatùr, che non smette mai di sorprendere per la sua verve istrionica, lo fa con la consueta cartolina, arrivata alla venticinquesima edizione. È un tributo al mondo degli anziani nei versi di una sua poesia in lombardo e con un acquarello sempre ad opera dell’ignoto e valoroso “pittore padano”. Un omaggio positivo di vita a tutti gli anziani, quest’anno così duramente colpiti per la pandemia.

Nella venticinquesima edizione del biglietto di Natale, fatto preparare ad hoc, utilizza una sua poesia in lingua lombarda facente parte della collana di poesie che lui compose nella fine degli anni ’70, inizi anni ’80. Era quando maturava in lui l’idea politica, in quel periodo storico in cui il mondo agricolo veniva messo da parte da quello industriale.

La poesia è “Na Mameta (Una Nonnetta)”. La storia di una donna anziana che un giorno riesce a scappare dall’ospizio per andare a vedere da lontano il suo paese natale e il lago di Varese. Frammento di vita di un personaggio del territorio legato alle sue radici quando si parlava esclusivamente il dialetto lombardo.

Il consueto biglietto natalizio — fatto dipingere da venticinque anni dallo stesso artista — è un acquarello su carta, stampato e inviato ai militanti, al mondo istituzionale e politico.

Con la poesia e il dipinto, la frase scritta di suo pugno: “Auguri di Buon Natale 2020 a tutte le nonne del mondo”. Firmato: Umberto Bossi. Ecco, il testo originale che Start riporta in versione integrale.

“NA MAMETA
Na mameta l’e dre a fa un majon
Par ul naudin, ca la ved
Do voelt a l’an.
E sa strasisan cun la lana
Anca i regord di so fioeu
Da la so vita e dul so om
Suteraa in d’un paeš
Par le insci luntan.
L’e chi ai vegioni da tri an.
Un di ca l’e riusii a scapa foeura
Dul cancel,
L’ha traversaa u stradun
E l’ha poduu varda gio in
Da la val.
In fund, dopu ul lach,
Gh’e ul so paeš,
I so gent
E i so straa da la memoria,
I so radis
E ul sentiment”.

Poeta, in realtà, è sempre stato, il cosiddetto “barbaro di Gemonio”, che recita a memoria i versi di Giacomo Leopardi. Da giovane Bossi, come è raccontato in una bella biografia, dormiva nella stessa stanza con il fratello, al quale non faceva prender sonno per la luce accesa necessaria alle sue letture notturne. Bossi, mettendo al centro dei suoi auguri il dramma degli “anziani”, si fa ancora una volta originale interprete e straordinario comunicatore dei sentimenti dell’uomo della strada. Al quale lui, il Senatùr, dette voce per primo cambiando la comunicazione politica. Cosa di cui detiene tuttora il copyright.

Bossi non è ancora tornato a Roma, dopo la sua seconda malattia di un anno e mezzo fa. Ma il Senatùr è lì a Gemonio, da dove continua a seguire la politica. Naturalmente ora in tempi di Covid non scende a Roma a scopo precauzionale. Ma è sempre pronto a farlo, per esercitare — dopo che sarà messo dal partito che lui stesso ha fondato, la Lega Nord, ovvero le fondamenta della Lega nazionale di oggi, di cui è tuttora Presidente a vita — il suo diritto-dovere di parlamentare.

Con le elezioni del 2018 Bossi, dopo tanti anni a Montecitorio, è tornato a Palazzo Madama nella veste del Senatùr, con la quale iniziò nel 1987 il suo impegno parlamentare. In una intervista a Lanfranco Palazzolo, storico giornalista di Radio Radicale, ha spiegato il significato del suo essere anche poeta. Radio Radicale ne pubblica tutte le poesie. Con in cima la “Tera”, ovvero la terra della sua Lombardia, delle prime imponenti industrializzazioni dove le sirene delle fabbriche facevano a pugni con la natura degli uomini, delle donne e dei campi. Bossi ecologista di sinistra? No, non è quella la vera cifra politica  dell’uomo di Gemonio, detto ancora oggi da tantissimi militanti leghisti del Nord, che gli scrivono sempre, “il Capo”. E così tuttora chiamato negli alti ranghi di Via Bellerio.

“Umberto, torna presto, non ti abbiamo mai dimenticato, sei sempre nei nostri pensieri”, gli dicono. Bossi è l’uomo dell’indipendentismo, che conia lo slogan “Roma ladrona” non contro la Capitale in quanto tale ma contro il sistema del potere centrale, della burocrazia che “così ha massacrato anche il Sud”. Questo disse alla cronista alla Camera in un colloquio informale due sere prima che il “vecchio leone” si ammalasse di nuovo. E, quanto al “sovranismo”, basta riascoltare il suo discorso a Venezia, settembre 1996, nel giorno della cosiddetta proclamazione della repubblica della “Padania”, per capire che al “Capo” i vari Steve Bannon fanno un po’ un baffo. Secessione, come la stampa mainstream lo liquidò? No. Indipendenza, autonomia dei popoli, in Europa, di questo parlava il Senatùr. Che tanti anni dopo alla cronista rivelò: “Agitai la secessione per ottenere la Devoluzione”. Ovvero quel Federalismo i cui decreti devono ancora essere attuati, il suo vero, grande rovello. Principi saldi e politica. Piaccia o no, questo è il Senatùr.

Buon Natale anche a “Umberto”, il “Capo”, l’uomo di Gemonio, di cui la politica di oggi sente la mancanza. Ma che siamo sicuri di ritrovare presto in parlamento. Dalla sua “Tera” a Roma. Come lui ha sempre fatto per portare avanti, genuinamente, pure a livello governativo (è stato anche il ministro delle Riforme per il Federalismo nell’ultimo governo Berlusconi) le istanze del suo popolo.

Ecco la traduzione in Italiano della poesia-augurio per il Natale 2020.

“UNA NONNETTA
Una nonnetta sta facendo un maglione
per il nipotino, che vede
due volte all’anno.
E si consumano con la lana
anche i ricordi dei suoi figli,
della sua vita e del marito
sepolto in un paese
per lei tanto lontano.
È qui all’ospizio da tre anni.
Un giorno, che e riuscita a scappare
fuori dal cancello,
ha attraversato lo stradone
e ha potuto guardare giù
nella valle.
In fondo, dopo il lago,
c’è il suo paese,
la sua gente.
E le sue strade della memoria
le sue radici
e l’integrità mentale”.

Un messaggio positivo, di vita. Da Umberto Bossi.

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