Alcuni fantasiosi cronisti, per esempio sul Messaggero, a 14 anni dalla morte del conduttore Mike Bongiorno e a 64 dalla chiusura della sua famosissima trasmissione “Lascia o raddoppia”, hanno riaperto il concorso televisivo e iscritto d’ufficio la ormai famosa, pure lei, giudice Iolanda Apostolico. Che a Catania non ha per niente lasciato, dopo le polemiche sui suoi primi decreti giudiziari di liberazione di migranti tunisini irregolari trattenuti nel centro di raccolta di Pozzallo e sulla sua partecipazione, cinque anni fa, a dimostrazioni di piazza contro il governo. La signora ha raddoppiato i decreti disponendo la liberazione di altri quattro migranti, sempre tunisini, richiedenti asilo per essere fuggiti da problemi prevalentemente familiari. Su cui la magistrata ha riflettuto senza alcun imbarazzo, temo, per la loro sostanziale modestia rispetto a quelli che si immaginano quando si parla di gente che fugge da guerre, fame e persecuzioni.
NESSUN IMBARAZZO PER APOSTOLICO
Nessun imbarazzo sembra essere stato avvertito dalla giudice neppure nel richiamo alle direttive europee che pure consentono il fermo, in attesa dell’esame delle richieste di asilo e protezione internazionale “se non sono applicabili efficacemente misure alternative meno coercitive”. Ebbene, questa mancanza di misure alternative è dimostrata dal fatto, non credo sconosciuto alla giudice, che i tre o quattro tunisini da lei liberati il 30 settembre si sono resi irreperibili, cioè sono scappati, prima che le loro richieste di asilo venissero respinte: in meno di dieci giorni.
“La giudice non molla”, si è titolato da qualche parte in rosso compiaciuto. D’altronde, “boia chi molla” si gridava negli anni Settanta. Ma lo si faceva dall’estrema destra, con la quale la magistrata in servizio a Catania non credo voglia essere confusa dopo che ci ha aiutato a conoscere i suoi orientamenti politici e/o ideologici
MERITI – O DEMERITI – DI APOSTOLICO
Fra gli altri meriti o demeriti, secondo i gusti, della giudice Apostolico e dei suoi altri decreti vi è quello di avere distratto quanto meno parzialmente l’attenzione dalle guerre, quelle vere, non più “pillole”, come una volta le chiamava il Papa, che ci circondano e in qualche modo persino coinvolgono per i loro nefasti effetti sulla nostra vita quotidiana: dall’Ucraina aggredita dai russi di Putin a Israele aggredita dai terroristi palestinesi. I quali, fra l’altro, non hanno avuto per la loro gente che vive a Gaza ora assediata militarmente lo stesso rispetto, la stessa paura, la stessa angoscia così diffusamente nutrite e raccomandate nel mondo, e non solo in Italia, nell’attesa della rappresaglia israeliana dopo la ferocia scatenatasi contro ebrei che non avevano altra colpa di essere nati, come quei bambini decapitati.