La spy story che coinvolge l’ufficiale di Marina Walter Biot e due militari russi finisce davanti alla Commissione Difesa di Camera e Senato. Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, riferendo in Parlamento, ha detto che l’ufficiale di fregata era titolare di un incarico che lo autorizzava a prendere visione anche di documenti classificati ma le sue mansioni “non prevedevano attività di comando o di direzione, lo portavano ad avere accesso a documenti di valutazione e policy e non alla gestione delle operazioni o al dettaglio delle capacità nazionali e dell’Alleanza”. Il titolare del ministero della Difesa rassicura, così, rispetto alla salvaguardia delle informazioni più delicate del nostro Paese. Il ministro ha ricordato che sulla vicenda vige ancora il segreto istruttorio: “Finché la procura non ci consentirà di accedere agli atti non potremo prendere visione dei documenti oggetto dello scambio e valutare compiutamente la portata delle informazioni contenute nella chiavetta”.
Caso Biot: i fatti e le analisi
Il “fattaccio” ha l’aspetto di un banale scambio tra informazioni e denaro. Walter Biot, in servizio presso l’ufficio Politica Militare dello Stato maggiore della Difesa, ha incontrato un militare russo in un parcheggio della periferia romana di Spinaceto e consegnato 181 documenti classificati, quindi protetti, in cambio di 5mila euro. I documenti erano registrati su una Microscheda Sd Hc Kingston nascosta nel bugiardino del Crestor, un farmaco contro il colesterolo. Gli atti erano fotografati con il suo Samsung S9, tra questi nove risultano catalogati come “riservatissimi” e di natura militare mentre altri 47 recitano la dicitura “Nato secret”. I documenti oggetto dello scambio riguarderebbero i sistemi di telecomunicazione militare. “Possono capire le procedure con cui ci muoviamo, noi e la Nato, le regole di attivazione dell’Alleanza – ha detto l’analista e presidente del Cesi, Andrea Mergelletti -. E quando hai le procedure hai tutto. Biot non ha rivelato segreti, ha ucciso i soldati italiani in missione. È un traditore, non una talpa”.
La vicenda spionistica di oggi è strettamente collegata all'inasprirsi del contesto internazionale, che spinge l'Italia ad una più attenta sorveglianza e i russi a cercare le informazioni utili ad anticipare le scelte dell'Occidente
— Germano Dottori (@GermanoDottori) March 31, 2021
L’analisi di Margelletti (Cesi) e Fittipaldi (Domani)
La procura militare e i magistrati di piazzale Clodio hanno aperto due fascicoli distinti. Nei confronti del militare italiano, attualmente detenuto, le accuse sono: procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, spionaggio politico e militare, diffusione di notizie di cui è vietata la divulgazione. Quello che rischia è sproporzionato rispetto alla somma, risibile, ottenuta in cambio delle informazioni. Come scritto dal vicedirettore del quotidiano Domani, Emiliano Fittipaldi, gli investigatori dell’Aisi che hanno condotto le indagini sono sicuri che Biot fosse stato agganciato da Dmitrij Ostroukhov molto tempo fa. Il militare italiano sarebbe stato rassicurato dal Gru, il servizio segreto militare russo, chi il tradimento si sarebbe consumato senza eccessivi rischi. “I Ros sono stati bravissimi – continua Mergelletti -. I russi hanno sottovalutato la nostra preparazione. Si muovevano con spregiudicatezza in Inghilterra ma qui sono stati acciuffati subito”.
Mark Galeotti:”Mi aspetto una reazione della Russia”
Il ministro Di Maio ha chiamato a conferire l’ambasciatore russo Serey Razov e ha notificato l’immediata espulsione dei due funzionari russi coinvolti in questa vicenda: Alexey Nemudrov, addetto navale e aeronautico dell’ambasciata russa a Roma, e Dmitri Ostroukhov impiegato nello stesso ufficio. Il professor Mark Galeotti, direttore di Mayak Intelligence e senior associate fellow del Royal United Services Institute, è sicuro di una rapida reazione russa. “Non ho dubbi che ci sarà almeno un’espulsione – ha detto a Formiche.net -. Questo causerà inevitabilmente tensioni con l’Italia, ma in un certo senso Mosca è intrappolata dalle sue stesse retorica e pratica passate. Mosca si vendica sempre delle espulsioni occidentali pubblicizzate, e già abbiamo visto nazionalisti alla Duma chiedere un’azione reciproca”
Dario Fabbri: “Il governo ha voluto sbandierare la fedeltà agli Usa”
È molto cauto il giudizio di Dario Fabbri, analista di Limes, sulla vicenda. “Impossibile stabilire la veridicità delle accuse all’ufficiale della Marina Biot, più rilevante giudicare ciò che questo segnala – scrive Fabbri -. Casi di informatori “venduti” all’interno dell’intelligence di ogni paese sono molto comuni, ma assai raramente diventano pubblici”. Fabbri dunque, da fine conoscitore della rete intricata della politica estera, propende per la “pista interna”. “Quando uno Stato smaschera al suo interno una talpa tende a tenerla nascosta a tutti i costi, per non esporre le proprie falle, piuttosto rispondendo all’offensiva sul medesimo terreno – continua Fabbri -. Viceversa, quando sbandiera l’accaduto persegue degli obiettivi specifici. Nella vicenda di Biot, il governo italiano ha voluto magnificare l’accaduto per segnalare la nostra ritrovata fedeltà all’amministrazione statunitense, ora che Biden pretende di ricompattare il fronte europeo su basi moralistiche in funzione anti-cinese e anti-russa”. Il membro del comitato scientifico di Limes vede in questa vicenda il desiderio del nostro Paese di avvicinarsi ancor di più Washington permettendosi di fare un piccolo sgambetto a Mosca. “Di tutti gli attori, Mosca è quello che si picca meno: conosce bene le dinamiche di accadimenti come questo e ha parecchia affinità con il nostro paese – continua Fabbri -. Così lo sbandierare i miseri 5 mila euro che Biot avrebbe ricevuto comunica la natura più o meno secondaria delle informazioni che avrebbe diffuso, con l’intento di mantenere lo “scandalo” in un alveo facilmente recuperabile”.
Maurizio Vezzosi: “Caso Biot finalizzato ad allontanare Roma da Mosca”
Sorpreso da quella che sembra una manovra amatoriale Maurizio Vezzosi, analista per RSI Televisione Svizzera e Atlante geopolitico di Treccani, sia dice sorpreso dai contorni quasi amatoriali della vicenda. “Non credo, a dire il vero, che sia sorprendente scoprire che anche in Italia uomini dell’apparato russo raccolgano informazioni, e lo facciano talvolta anche con mezzi scarsamente legali – dice Vezzosi interpellato dall’Ansa -. Quel che è sorprendente, stando a quanto si apprende dalla stampa, è il dilettantismo con cui in questo caso certe informazioni sarebbero state recuperate: tutto è possibile, naturalmente, ma credo che almeno per il momento sia ragionevole avere delle riserve su questa versione”. L’analista geopolitico ritiene più verosimile l’ipotesi di un gioco più alto, nel quale Biot e il militare russo non siano altro che pedine. “Più verosimile, è che a Mosca, e non solo, qualcuno abbia voluto sabotare i tentativi di avvicinamento all’Occidente favorendo la costruzione di questo casus belli – aggiunge Vezzosi – . Se così fosse, le ragioni della vicenda si potrebbero in parte da rintracciare nei contrasti interni al potere russo. A questo si può certamente aggiungere che sia gli Stati Uniti che la Gran Bretagna non aspettavano che un “casus belli” per provare ad allontanare ulteriormente Mosca da Roma”.
Caso Biot: la scelta del campo atlantista
L’arresto di Biot e la cacciata dei due russi andrebbe ben oltre il fatto in sé. Il governo italiano avrebbe voluto dare “un messaggio chiaro, definitivo, sulla scelta di campo del paese – scrive Emiliano Fittipaldi su “Domani” -. Mario Draghi, i nostri servizi interni guidati da Mario Parente, il capo dell’autorità delegata Franco GabrieIli che del premier è consigliere privilegiato, sono tutti convinti atlantisti”. Durante gli ultimi due governi la collocazione atlantista dell’Italia è stata meno decisa che in passato. L’accordo sulla Via della Seta, il coinvolgimento di alcuni uomini dell’entourage di Matteo Salvini nell’affare del gas russo, l’affaire “Barr” e le visite segrete a Roma (alla presenza di Conte e dei suoi referenti del Dis) dell’ex ministro della Giustizia vicinissimo a Donald Trump, hanno incrinato i rapporti con Washington. “Arrestando la spia che vendeva i segreti agli agenti del Gru, convocando l’ambasciatore di Putin ed espellendo in poche ore i due addetti militari, il governo Draghi e l’apparato hanno voluto evidenziare che l’Italia ha raddrizzato il timone, e che ogni recente esitazione è superata – ha concluso Fittipaldi -. Una scelta di campo agevolata anche dalla vittoria di ]oe Biden e della nuova amministrazione americana che ha cominciato il suo mandato definendo Putn «un killer» e polemizzando con Pechino con toni assai poco diplomatici”.
Mauro Obinu: “Le esigenze informative della Russia sono le stesse della Guerra Fredda”
Secondo il colonnello dell’Arma dei Carabinieri in congedo Mauro Obinu, in prima linea negli ultimi anni della Guerra Fredda, le esigenze informative della Russia non sarebbero cambiate affatto dopo la caduta del muro. “Dobbiamo sottolineare tre punti. Il primo è che la postura operativa dei russi non è cambiata nei decenni – ha detto l’ex vice comandante dei Ros sentito da Formiche.net -. Le esigenze informative della Russia da un punto di vista politico-militare sono le stesse di quelle dell’Unione Sovietica: ottenere informazioni sulla Nato e sull’Unione europea. Proprio come accadeva nell’ultima fase della Guerra fredda”. L’Italia è al centro di queste reti collaborative nelle quali girano informazioni molto interessanti per lo spionaggio russo. Quello che è successo in questi giorni in campo politico-militare avviene anche verso il mondo civile. Il colonnello, con un passato nel Sisde e nell’Aisi, aggiunge che l’attenzione dell’intelligence e della protezione dei dati sensibili dovrebbe spostarsi anche nell’ambito del tessuto industriale. “Ci sono aziende strategiche e piccole e medie imprese di interesse nazionale che sono oggetto di intelligence e attività ostili da entità varie. In questo senso, l’irrobustimento del perimetro cibernetico è una splendida notizia – dice Obinu -. Ma manca ancora formazione su contro-intelligence in ambito aziendale e produttivo: nel mondo civile è necessario prendere coscienza della penetrabilità del contesto attraverso l’ambiente cyber ma anche gli insider threat e lo spionaggio umano”.