Si possono dunque scalare e conquistare le prime pagine dei maggiori giornali senza sparare un missile, solo decidendo, organizzando e realizzando il suo matrimonio, peraltro non il primo, a Venezia. E invaderla di ospiti più o meno eccellenti e di soldi, sino a farne un tappeto sulla laguna, come nella vignetta di Emilio Giannelli sul Corriere della Sera. Sistemata graficamente sul “Caffè” servito quotidianamente da Massimo Gramellini. Che ha degradato lo sposo a “povero” chiamandolo per nome – Jeff – e risparmiandogli il cognome – Bezos – e cercandogli di spiegare come realizzare una festa nuziale meno cara e clamorosa, esposta a minori critiche, e più felice.
Una festa, diciamo, sobria. Non ostentata con tanto poco gusto sociale, diciamo così, e altri inconvenienti delle stesse dimensioni di Amazon, l’impresa più famosa e riuscita di questo ingegnere di 61 anni e mezzo riuscito a sorprendere e a conquistare persino il presidente americano Donald Trump: mi raccomando, con l’a più aperta possibile, come riesce a pronunciarla, non ancora a scriverla al posto della u, Federico Rampini. Che ne sta facendo una fortuna con le imitazioni di Maurizio Crozza.
Superiore alla scoperta, all’attenzione, alla simpatia di Trump per il collezionista di miliardi Bezos è naturalmente solo quella di Lauren Sanchez, 55 anni molto ben portati, come i 61 di Jeff. Diavolo, potrò ben chiamarlo col solo nome anch’io, pur non essendo Gramellini e non scrivendo per il Corriere della Sera.
Lascio ai politici, alcuni dei quali hanno voluto partecipare al dibattito e alle polemiche sull’evento veneziano, agli antropologi, ai sociologi, agli psichiatri eccetera eccetera il compito che si sono assunti di fare le pulci alla coppia di fuggevole e ben remunerata adozione veneziana. Per quanto ridotta ad una tartina o a un cappuccino dagli esperti di finanza consultati nei soliti salotti televisivi. Io mi prendo solo il lusso, il permesso e quant’altro di classificare come bile di carta lo scandalo che si sta cecando di fare di queste nozze. Bile e invidia: non so se più dei soldi dello sposo o dell’avvenenza della sposa. Ai quali auguro almeno un bon viaggio di nozze, che credo non vorranno ridurre, con i mezzi di cui dispongono, alla sola trasferta veneziana.