Scriveva ieri in un “retroscena” Monica Guerzoni sul Corriere della Sera, prima di raccoglierne oggi un monito all’insofferente alleato leghista, che Giorgia Meloni ha “messo nel conto” ben “settantacinque giorni di passione”. Durante i quali Matteo Salvini, pur vice presidente del Consiglio, “assesterà calci alla sua scrivania di Palazzo Chigi”, sperando di raccogliere così nelle urne del 9 giugno per il Parlamento europeo chissà quali e quanti voti di destra a scapito dei soci di governo. La premier insomma sta uscendo religiosamente dalla Quaresima pasquale per imboccarne un’altra più lunga – quasi ottanta giorni – di natura politica.
Da Lotta continua degli anni Settanta, quelli di piombo, alla Quaresima continua di questo 2024. Altrove si spara davvero, da noi, in Italia, o almeno a Roma, un vice presidente del Consiglio assalta la scrivania, spero non incustodita, della premier. E meno metaforicamente cerca di boicottare il percorso della premier verso la conferma della tedesca Ursula von der Leyen, con la quale fa ormai coppia nelle missioni internazionali, alla presidenza della Commissione dell’Unione Europea, senza necessariamente rovesciarne la maggioranza con i socialisti. Ma allargandola ai conservatori, naturalmente “non a gratis”, come dicono a Roma, a cominciare dalla Garbatella della Meloni.
IL FATTORE SALVINI
La Guerzoni chiama quello di Salvini ormai “il fattore S”, come la buonanima di Alberto Ronchey chiamava “il fattore K” quello del partito comunista, che cercò di liberarsene con i famosi “strappi” da Mosca tentati o consumati da Enrico Berlinguer riuscendo a portare il Pci nella maggioranza di cosiddetta solidarietà nazionale. Ma uscendone spontaneamente, senza che nessuno lo cacciasse, quando lo strappo richiestogli dall’evoluzione della situazione internazionale divenne anche per lui insostenibile: il riarmo missilistico della Nato per recuperare il vantaggio acquisito dal campo sovietico con l’installazione dei missili SS 20 puntati contro le capitali europee.
“Per quanto le fonti ufficiali – ha scritto la Guerzoni citando, fra gli altri, il capogruppo della Meloni alla Camera, Tommaso Foti – si affannino a spiegare che il sistema proporzionale impone a ciascuno di differenziarsi” nelle elezioni europee “e che il centrodestra non è mai stato così unito, per Palazzo Chigi il fattore Salvini è ormai una questione impossibile da sottovalutare”. Neppure – temo per Salvini – nella stessa Lega, dove tutto potrà accadere dopo il 9 giugno. Anche che prevalga la filosofia del governatore veneto Luca Zaia espressa nel felice titolo di un suo libro: “Fa’ presto, vai piano”.