Skip to content

Giappone, tutti i casini politici ed economici

Perché il premier Ishiba si è dimesso in Giappone e come i mercati hanno reagito

Ha portato a termine l’ultimo incarico e poi si è dimesso. Nella testa di Shigeru Ishiba (nella foto), premier giapponese uscente, è andata così. Tra giovedì e venerdì ha ottenuto un accordo commerciale con gli Stati Uniti, fissando i dazi statunitensi sul Giappone al 15%, e poi ha deciso di abbandonare la carica di primo ministro, viste le richieste di dimissioni e i risultati disastrosi delle ultime elezioni, dello scorso luglio, per il Partito Liberal Democratico. 

IL PASSO INDIETRO DI ISHIBA

“Dopo aver portato a termine i negoziati commerciali con gli Stati Uniti, ho ritenuto che fosse giunto il momento di dimettermi e lasciare il posto al mio successore”, ha affermato domenica Ishiba in una conferenza stampa. “Chi vorrebbe seriamente negoziare con un governo il cui leader dichiara di volersi dimettere?”, si è giustificato Ishiba, dopo essersi messo in tasca il risultato dell’abbassamento delle tariffe trumpiane sulle auto giapponesi e altri prodotti dal 25% al 15%.

Ma le pressioni erano arrivate ai massimi livelli, specie perché la coalizione di governo aveva perso la maggioranza in entrambe le camere del parlamento. Ishiba, con il suo passo indietro, ha anticipato un voto di sfiducia nei suoi confronti e di fatto ha aperto la corsa alla successione.

IL FALLIMENTO ECONOMICO?

Ishiba è stato al potere relativamente poco, da ottobre scorso, e ha ovviamente dovuto aver a che fare con la questione Trump e dazi. La luce, se così si può dire, è arrivata solo la scorsa settimana. Ma nel corso del suo mandato, il consenso di Ishiba – pur considerato un personaggio abbastanza popolare – si è eroso sempre più, specie a causa dell’aumento dei prezzi al consumo, in particolare quello del riso (principale alimento nel paese), della contrazione dei guadagni e della lenta crescita economica, sottolinea Reuters.

L’aumento dei prezzi, come commenta ancora Reuters, “è il risultato della riluttanza di lunga data del PLD a invertire le politiche agricole che scoraggiano ulteriori piantagioni”. Nell’ultima tornata, quella di luglio, a essere premiati dagli elettori sono stati i partiti che spingono per tagli alle tasse, controlli sull’immigrazione più stringenti. Ishiba aveva promesso di far tornare “il sorriso” al Giappone. Non è successo.

I POTENZIALI SUCCESSORI

Forse il primo ad autocandidarsi nella successione è stato Toshimitsu Motegi, ex ministro degli Esteri: “Dobbiamo unirci rapidamente per affrontare le nostre gravi sfide in patria e all’estero e far progredire il paese”. Ma la corsa è affollata, dal capo di gabinetto Yoshimasa Hayashi all’ex ministra dell’Interno Sanae Takaichi, che potrebbe diventare la prima donna premier in Giappone, da Shinjiro Koizumi, figlio di un ex premier, a Takayuki Kobayashi, ex ministro della Sicurezza economica e figura dell’estrema destra del partito.

LA REAZIONE DEI MERCATI

Il voto per la leadership potrebbe tenersi il prossimo 4 ottobre, ma intanto la reazione dei mercati è stata indicativa. “Lo yen giapponese è crollato, i rendimenti dei titoli obbligazionari a lunghissimo termine hanno raggiunto livelli record dopo che le dimissioni di Ishiba hanno alimentato le speculazioni secondo cui le politiche favorite dai potenziali successori, come la colomba fiscale Sanae Takaichi, potrebbero mettere a dura prova l’economia avanza più indebitata al mondo”, evidenzia Reuters.

Takaichi, infatti, si oppone agli aumenti dei tassi di interesse della Banca del Giappone e vuole aumentare la spesa, per rilanciare l’economia. La reazione degli investitori è che lo stallo politico attuale possa solamente ritardare i piani “di inasprimento della politica monetaria della BoJ”. Sconfiggere l’inflazione e frenare gli aumenti del prezzo del riso saranno comunque le priorità per chiunque sarà il prossimo primo ministro giapponese.

Torna su