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Giappone Alcol

Perché il Giappone spinge i giovani a sbevazzare alcol

In Giappone il governo ha lanciato un concorso per invogliare i giovani a bere più alcol. Ecco le ragioni. Fiscali... Tutti i dettagli

 

Bere per dimenticare. O per aiutare lo Stato. In Giappone, il governo sta promuovendo un progetto volto a contrastare il calo del consumo di alcol tra i giovani. La ragione è che questa tendenza si ripercuote sulle entrate del Paese, ma non solo.

LA RICHIESTA DEL GOVERNO

Mentre la maggior parte dei Paesi auspica la sobrietà tra i propri giovani, scrive il Financial Times, il Giappone va controcorrente e lancia una campagna che li invita a bere più alcolici.

I giovani adulti giapponesi, per le autorità, sono troppo sobri e il fatto che le nuove generazioni bevono meno alcolici rispetto ai loro genitori colpisce le tasse su bevande come il sakè.

I DATI SULL’ALCOL IN GIAPPONE

Dati recenti dell’Agenzia delle Entrate, citati dal FT, mostrano che nel 2020 si beveva meno rispetto al 1995, con un crollo da 100 litri all’anno a 75.

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), nel 2018, il tasso di consumo annuo pro capite del Giappone – espresso in termini di alcol puro – è stato di otto litri all’anno, più dei 7,2 litri della Cina ma meno degli 11,4 del Regno Unito.

I DATI ECONOMICI

Ai dati sul consumo di alcol si aggiungono quelli economici. Anche il gettito fiscale derivante dalle tasse sugli alcolici si è ridotto nel corso degli anni. Nel 1980, riferisce The Japan Times, rappresentava il 5% delle entrate totali, mentre nel 2020 ammontava appena all’1,7%.

“Il governo giapponese – scrive Bbc – ha un deficit di bilancio cronico e un debito totale pari a più del doppio del prodotto interno lordo del Paese”.

INVECCHIAMENTO DEMOGRAFICO E CALO DELLE NASCITE

Secondo il sito della campagna, il mercato giapponese degli alcolici si sta riducendo e l’invecchiamento demografico del Paese, insieme al calo delle nascite, sono fattori significativi.

Oltre, infatti, alla preoccupazione per le entrate derivanti dalle tasse sugli alcolici, l’economia giapponese teme che questi due fenomeni possano creare problemi come la mancanza di personale giovane per alcuni tipi di lavoro e per l’assistenza agli anziani.

La Banca Mondiale stima che quasi un terzo (29%) della popolazione giapponese ha 65 anni o più – la percentuale più alta al mondo.

IL CONCORSO

Per risolvere il problema della sobrietà dei giovani giapponesi, l’agenzia fiscale è dunque intervenuta lanciando un concorso nazionale.

La campagna “Sake Viva!” invita le persone di età compresa tra i 20 e i 39 anni a formulare idee imprenditoriali per rendere più attraente il consumo di sakè, shochu, whisky, birra o vino e dare nuovo impulso al settore.

I concorrenti devono proporre promozioni, branding e persino piani all’avanguardia che coinvolgano l’intelligenza artificiale. Gli organizzatori sperano, infatti, anche di trovare il modo di utilizzare il metaverso per generare quel tipo di condizione che porta a stappare una bottiglia.

I partecipanti avranno tempo fino a settembre e i migliori progetti saranno poi sviluppati con l’aiuto di esperti, prima che le proposte finali vengano presentate a novembre.

LE REAZIONI

Secondo i media locali, si legge su Bbc, le reazioni sono state contrastanti: alcuni hanno criticato il tentativo di promuovere un’abitudine poco salutare, ma altri hanno invece subito dato sfogo alla creatività sperando di vincere il concorso.

Il ministero della Salute giapponese, riferisce il FT, ha dichiarato di non aver collaborato con l’Agenzia delle Entrate per il suo concorso, ma di esserci in stretto contatto per quanto riguarda le questioni relative all’alcol e alla salute.

Come diceva il poeta e militare Ōtomo no Tabito: “Vale assai più pianger d’ebbrezza, dopo aver bevuto il sakè, che cercar di dire cose sagge”.

E quindi Kanpai!

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