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Berlino

Germania, ecco le ultime tendenze elettorali

Poco più di mezzo milione di berlinesi sono tornati domenica 11 febbraio alle urne per ripetere, a oltre due anni di distanza, il voto per i parlamentari del Bundestag. Che cosa emerge dal voto.

Poco più di mezzo milione di berlinesi sono tornati domenica 11 febbraio alle urne per ripetere, a oltre due anni di distanza, il voto per i parlamentari del Bundestag. Errori tecnici nello spoglio avevano reso nulle le schede votate in diversi seggi della capitale nel settembre 2021, e così i giudici avevano ordinato la ripetizione del voto. Non una novità per Berlino, dove errori e superficialità avevano già obbligato alla ripetizione totale delle ultime elezioni amministrative. Questa volta il danno è stato minore, il risultato generale non è stato rimesso in discussione e la ripetizione ha interessato solo i seggi incriminati.

COSA DICE IL VOTO A BERLINO SULLA SITUAZIONE POLITICA DELLA GERMANIA

Ma nonostante la parzialità del voto e la bassa percentuale degli elettori che lo ha ripetuto, i dati offrono qualche spunto interessante sullo stato della politica in Germania, in una fase di grande turbolenza. E confermano in maniera plastica quanto i sondaggi vanno descrivendo da tempo a livello nazionale: avanzano estrema destra e conservatori, crollano socialdemocratici e liberali, galleggia sulla crisi la sinistra della Linke e l’unica sorpresa arriva dalla sostanziale tenuta dei Verdi, seppur lontani dalle vette di qualche anno fa quando immaginavano di poter competere per la cancelleria. Ma sulla tenuta degli ecologisti va segnalato il fatto che Berlino rappresenta da sempre una città amica.

Sul piano nazionale poco o nulla cambia. Dato il piccolo numero dei votanti, l’unica variazione riguarda i liberali, che perdono un seggio (non lo guadagna nessuno e la rappresentanza nel Bundestag scende da 736 a 735 deputati). Per il resto, gli equilibri tra maggioranza e opposizione restano immutati (un punto percentuale in meno per l’Spd, un punto e passa in più per la Cdu) e cristallizzati sull’opinione degli elettori nel 2021. Ma nei seggi berlinesi in cui si è votato domenica le variazioni di consenso appaiono molto evidenti e possono fornire indicazioni interessanti in un anno elettorale che vedrà a giugno il voto delle europee e a settembre quello in tre Länder dell’Est: Sassonia, Turingia e Brandeburgo.

SALGONO CDU E AfD, CALANO SOCIALDEMOCRATICI E LIBERALI

E i numeri dei seggi coinvolti nella ripetizione, comparati con quelli del 2021, dicono che la Cdu ha guadagnato 6,9 punti percentuali e AfD 5,6. Al contrario i socialdemocratici hanno perduto il 7,8% e i liberali il 5,7. Incrementi impercettibili per i Verdi (+0,5%) e per la Linke (+0,7%). Al voto hanno partecipato solo i partiti e i candidati che erano presenti sulle liste elettorali nel 2021. Mancano dunque all’appello quelle forze politiche spuntate quasi come funghi negli ultimi tempi di questa agitata fase politica tedesca, tra cui l’ultra-conservatrice Werteunion guidata dall’ex capo dei servizi segreti interni Hans-Georg Maaßen e soprattutto il Bündnis Sahra Wagenknecht (Bsw), il nuovo partito fondato dall’ex pasionaria della Linke cui i sondaggi accreditano già un 5% a livello nazionale.

Sarebbe stato interessante valutare in concreto la consistenza di queste e altre forze nate negli ultimi mesi sull’onda della crisi dei partiti tradizionali. Ma già il risultato di questa mini-elezione berlinese può agitare ulteriormente la navigazione del governo di Olaf Scholz, per quanto gli esponenti della maggioranza tendano nei commenti a sminuire la rilevanza del voto. Chiara è la flessione dei socialdemocratici, peraltro in una città che da sempre è stata una roccaforte dell’Spd, e le critiche sulla debole leadership del cancelliere non tarderanno a minarne ulteriormente la sua credibilità.

Ma ancor più insidiosa è la posizione dei liberali, la cui caduta libera non sembra riuscire ad arrestarsi neanche imponendo al governo posizioni tradizionalmente care al proprio elettorato, come quella del rigore nella gestione del bilancio pubblico. Il problema dell’Fdp sembra diventato davvero esistenziale e riguardare la sua collocazione in questo esecutivo. Un vicolo cieco dal quale molti esponenti del partito pensano di uscire sfilandosi dalla maggioranza.

E se a destra AfD vede crescere il proprio consenso anche nella difficile capitale, la Cdu trova nuovi motivi per cominciare a discutere dei futuri equilibri politici a livello nazionale. Che potrebbero vederla di nuovo protagonista dopo quella che potrebbe rivelarsi solo una parentesi della “maggioranza semaforo”. Il dibattito, in realtà, è già iniziato, e Friedrich Merz, che sarà quasi certamente il candidato cancelliere dell’Unione (Cdu e Csu), ha già avviato un tentativo di disgelo con i Verdi. In una recente intervista ha naturalmente aperto ad alleanze con tutti i partiti tradizionali, ha escluso categoricamente solo una collaborazione con AfD, ma ha voluto sottolineare che è tempo di farsi venire in mente qualcosa che vada al di là della tradizionale alleanza con i liberali o di una ennesima grande coalizione. Magari proprio un governo con i Verdi: sebbene le distanze tra i due partiti si siano approfondite negli ultimi due anni, insieme governano (da soli o in una coalizione a tre con l’Spd) in cinque Länder tedeschi.

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