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I trucchetti della Germania per soddisfare la Nato sulle spese per la difesa

Nonostante la Nato si sia congratulata con la Germania per il raggiungimento del 2% di spesa militare sul Pil, dietro a quel risultato si nasconde l'ennesimo esercizio tedesco di creatività contabile. Fatti, numeri e approfondimenti

 

L’Olaf perde il pelo ma non il vizio. Dopo i fondi speciali messi in piedi per sfuggire ai debiti contabili e lo spostamento dei finanziamenti per la pandemia sui capitoli del clima – pratiche bocciate dalle autorità di controllo – anche il mito del raggiungimento del 2 per cento di spesa militare sul Pil vacilla. Nonostante la Nato si sia congratulata con il governo di Berlino, una ricerca del primo canale televisivo pubblico Ard rivela che dietro quel risultato si nasconde l’ennesimo esercizio di creatività contabile.

“Il governo tedesco festeggia il raggiungimento dell’obiettivo del 2% fissato dalla Nato per quest’anno. Tuttavia, un’occhiata alle cifre mostra che sono state incluse alcune voci discutibili”, scrive il sito di informazione di Ard: un successo con qualche limitazione, “ottenuto con dei trucchi di calcolo”. Al consueto bilancio della difesa, che rimarrebbe ben al di sotto del limite magico, il ministro della Difesa ha aggiunto quest’anno gran parte della spesa del fondo speciale di 100 miliardi stanziato dall’esecutivo all’indomani dello scoppio della guerra di aggressione russa all’Ucraina. “Tuttavia, poiché alla fine dell’anno scorso il fondo speciale era quasi completamente esaurito, l’anno prossimo sarà difficile superare nuovamente la soglia del due per cento come promesso”, scrive Ard. Dal 2028 in poi sarà poi praticamente impossibile che questo accada, “e anche con la spesa del fondo speciale, quest’anno il governo tedesco ha usato alcuni trucchi di calcolo per raggiungere la somma stabilita dalla Nato”.

I conti non sono poi così difficili e Ard li mette in fila con rigore matematico. Bisognava arrivare alla cifra di circa 86 miliardi di euro, pari appunto al due per cento della produzione economica tedesca. Il bilancio regolare della difesa ammonta a poco meno di 52 miliardi di euro, mentre quest’anno sono stati spesi circa 20 miliardi dal fondo speciale. La distanza dalla cifra richiesta è ampia. Un documento del ministero delle Finanze, messo a disposizione di Ard, mostra tutto ciò che è stato comunicato a Bruxelles per sommare le spese per la sicurezza nazionale. La percentuale di voci che non provengono dal ministero della Difesa è sorprendentemente alta.

È dunque con il contributo di capitoli provenienti da altri ministeri che berlino ha raggiunto il 2 per cento del Pil. “Il ministero delle Finanze mostra i pagamenti di interessi per acquisti passati per la Bundeswehr, cioè per carri armati, aerei e navi acquistati prima dell’insediamento dell’attuale governo”, riporta Ard, che prosegue: “Ciò può sorprendere i non addetti ai lavori, poiché alcuni degli investimenti effettivi sono stati effettuati più di dieci anni fa. Il fatto che i cinque miliardi di euro stimati dal ministero delle Finanze includano anche gli interessi per il pagamento delle pensioni o le spese per gli aiuti allo sviluppo, che non possono essere considerati direttamente rilevanti per la difesa, rende la voce ancora più discutibile”.

Ma c’è di più e la redazione giornalistica del promo canale della tv pubblica tedesca non manca di sottolinearlo, con una dose di amara ironia: “I pagamenti delle pensioni per gli ex membri dell’Esercito Popolare Nazionale (Nva) della Ddr, anch’essi presenti nell’elenco, sembrano assurdi. Come gli ex soldati dell’Nva stiano attualmente incrementando la capacità di difesa della Germania rimane un segreto per il ministero delle Finanze, che registra queste spese per le relazioni alla Nato”.

Nel computo generale sono rientrati anche capitoli di spesa di altri ministeri, derubricati nel casellario “aggiornamenti della difesa per l’Ucraina”. Così, ad esempio, il ministro dello Sviluppo Svenja Schulze (Spd) contribuisce al conto per circa un miliardo di euro aggiungendo fondi per la ricostruzione nelle zone di crisi e di guerra. Ard evidenzia come il governo tedesco consideri rilevanti per la difesa “anche le spese per la prevenzione delle crisi del ministero degli Esteri e le quote di adesione della Germania all’Onu”, ma sottolinea anche quanto sia noto che altri Stati membri della Nato utilizzano da anni metodi di calcolo dubbi. E cita la Spagna, che una volta contemplò i costi dei vigili del fuoco di Madrid, e la Grecia che incluse i costi pensionistici del personale militare della dittatura degli anni Settanta.

Ma tornando al caso tedesco, il commento finale è affidato a un esponente dell’opposizione cristiano-democratica, il deputato Ingo Gädechens, esperto dei bilanci della difesa: “Il governo tedesco è riuscito a piegare l’obiettivo del due per cento della Nato per un pelo. Ora viene elogiato, ma non c’è molta sostanza”, ha ammesso Gädechens. Ma la Germania, ai tempi d’oro della Cdu di di Angela Merkel, non ci provava neppure.

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