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Turingia

Germania, terremoto elettorale in Turingia. Tutti i dettagli

Dopo Sassonia e Brandeburgo, è toccato alla Turingia, una sorta di Umbria tedesca, cuore verde e storico al centro della Germania, lanciare un segnale di insoddisfazione verso Berlino. L’articolo di Pierluigi Mennitti   La terza scossa di terremoto è arrivata puntuale al terzo appuntamento autunnale con le urne nelle regioni dell’Est. Dopo Sassonia e Brandeburgo,…

 

La terza scossa di terremoto è arrivata puntuale al terzo appuntamento autunnale con le urne nelle regioni dell’Est. Dopo Sassonia e Brandeburgo, è toccato alla Turingia, una sorta di Umbria tedesca, cuore verde e storico al centro della Germania, lanciare un segnale di insoddisfazione verso Berlino.

Ed è stato talmente forte da rischiare di paralizzare la costruzione del futuro governo regionale. Hanno vinto le due estreme: la Linke a sinistra guidata dal presidente uscente Bodo Ramelow, un moderato rispetto al suo partito venuto dall’Ovest e dal sindacato, e Alternative für Deutschland (Afd) a destra, che in Turingia presenta la sua faccia più radicale, quella di Björn Höcke. La Linke è il primo partito, sfiora il 30%, Afd è il secondo con il 23,6, voti più che raddoppiati rispetto a 5 anni fa.

Sbancano Linke a Afd e il governo regionale diventa un rebus

Le sconfitte di Spd e Verdi rendono impossibile la prosecuzione del governo tripartito. Può nascere un esecutivo quadripartito allargato ai liberali che dovrebbero rientrare per un soffio nel parlamentino, o può nascere una sorta di ircocervo, con la Cdu che rompe un nuovo tabù e si accoda come junior partner alla corte della Linke. A trent’anni dalla caduta del Muro di Berlino sembra davvero una ripicca della storia. I liberali, per bocca del loro leader nazionale, hanno già declinato una loro partecipazione. I cristiano-democratici, tramortiti dalla batosta, sembrano prendere tempo. L’elettorato Cdu della regione passa per essere molto conservatore e, nonostante la stima per il moderatismo di Ramelow, considera quelli della Linke pur sempre gli eredi della Sed, il partito unico della Ddr.

Poi ci sono altre fantasiose ipotesi di governi di minoranza, in fondo Ramelow ha governato efficientemente per cinque anni con una maggioranza parlamentare di un seggio. Ci sarà da sbizzarrirsi, anche perchè una particolare clausola nell’ordinamento della Turingia consente ai protagonisti di non avere fretta: Bodo Ramelow resterà presidente per gli affari correnti fino a quando i partiti non si accorderanno per una nuova maggioranza. Non c’è, come in altri Länder, un limite di tempo stabilito, trascorso il quale la legislatura viene sciolta e si torna a votare.

La paralisi della Turingia si proietta sulla Grosse Koalition a Berlino

Insomma, il caos elettorale della Turingia si proietta con tutta la sua carica di paralisi sulla capitale Berlino, dove i partiti tradizionali raccolgono le macerie. La Cdu di Angela Merkel perde 11 punti percentuali e scivola dal primo al terzo posto, avvicinandosi alla soglia del 20%. L’Spd raggiunge ormai punteggi che può contare con le dita delle due mani. La Grosse Koalition è ormai una soluzione politica che divora se stessa. Le federazioni regionali di Cdu e Spd fanno campagna elettorale come se i partiti nazionali non esistessero, i leader non vengono invitati ai comizi, ma neppure questi escamotage bastano a recuperare la fiducia perduta. E in Turingia è mancato anche il soccorso verde: gli ecologisti interrompono la loro marcia trionfale, non trovano consenso in una regione dominata da ampie zone rurali in cui delle politiche ambientaliste si avvertono solo i costi per le aziende agricole. Quando Angela Merkel inaugurò la sua prima Grosse Koalition nel 2005, Cdu e Spd sommavano circa il 75% dei consensi degli elettori. Da allora quella percentuale è andata sempre scemando, fino a scendere sotto il livello del 50%. I sondaggi a livello nazionale indicano il 42% ma oggi in Turingia i due vecchi pilastri della Bundesrepublik hanno preso appena il 31: è uno smacco che a Erfurt nessun governo sia possibile senza la partecipazione della Linke o di Afd, ma se si votasse oggi per il parlamento nazionale la Grosse Koalition, cioè l’ancora di salvataggio della stabilità politica tedesca, sarebbe aritmeticamente impossibile.

L’avanzata di Afd, destra legge e ordine che incalza la Cdu merkeliana

La destra nazionalista fa il pieno. Diventa anche in Turingia, come negli altri Länder dell’Est, la seconda forza politica. In Sassonia e Sassonia-Anhalt tallona la Cdu, in Brandeburgo e Meclenburgo l’Spd, in Turingia la Linke. Ovunque fa sentire il fiato sul collo, richiama elettori dall’area del non voto, ne strappa di nuovi ai partiti tradizionali, rastrella senza riguardo anche nel sottobosco dell’estremismo. Le percentuali dei votanti tornano ad aumentare, specie nell’Est dove la partecipazione è sempre stata bassa, e l’affluenza maggiore premia proprio Afd. Gli appelli “all’emergenza democratica” non trovano orecchie fra gli elettori, neppure quelli del mondo economico che temono per l’immagine del paese, per gli investimenti dall’estero e per la carenza di manodopera (difficile attirare lavoratori da fuori se domina un clima ostile agli stranieri). I voti arrivano anche dove i politici utilizzano i toni più duri e gli slogan più radicali, come è il caso della Turingia di Björn Höcker.

Secondo una prima analisi del voto della tv pubblica Ard, i tre motivi principali che hanno spinto gli elettori a votare Afd sono stati lotta alla criminalità, immigrazione e politiche di asilo, difesa degli interessi delle regioni orientali. Attorno ad Afd cresce una destra legge e ordine, conservatrice e nazionalista, che trova praterie abbandonate dallo scivolamento a sinistra della Cdu merkeliana. Non lasciare alcuno spazio libero sul lato destro era il motto dello storico leader della Csu bavarese Franz Joseph Strauss, una strategia e allo stesso tempo un monito che la Cdu negli ultimi quindici anni ha voluto dimenticare. La sterzata con Annegret Kramp-Karrenbauer non ha funzionato, la sua leadership non riesce a imporsi. E ora che Afd si è consolidata, è difficile immaginarla come un accidente passeggero. Tanto che qualche osservatore politico ipotizza che non trascorrerà troppo tempo prima che nella Cdu, magari nella Cdu orientale, si alzino voci favorevoli a una qualche forma di collaborazione a livello locale.

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