Si sblocca, almeno in parte, la partita per i governi regionali nei Land orientali della Germania in cui si è votato lo scorso settembre. Il nuovo partito di sinistra guidato da Sahra Wagenknecht (nella foto) entrerà nelle maggioranze del Brandeburgo e della Turingia: nel primo caso in una coalizione di sinistra con l’Spd, nel secondo in un complicato tripartito assieme alla stessa Spd e alla Cdu. La presenza nella stessa maggioranza del partito più esplicitamente anti-liberista dello spettro politico – appunto il Bsw – e quello comunque pro-mercato (seppure nella declinazione sociale alla tedesca) – la Cdu – è la novità più interessante. Ma anche quella che potrebbe far avere vita breve al governo della Turingia.
L’ultimo dei tre Land in ballo, la Sassonia, è invece ancora incartato. Qui le trattative a tre (Cdu, Spd e Bsw) sono fallite nella prima settimana di novembre e i due partiti storici hanno intenzione di provare a lanciare un governo di minoranza (una sorta di Grosse Koalition in formato mignon) sperando nella tolleranza dei Verdi.
Il primo esecutivo regionale in cui entreranno i rappresentanti del Bsw sarà il Brandeburgo. Tre fattori hanno accelerato il percorso nel Land attorno a Berlino: il fatto che i partiti coinvolti fossero solo due, una maggiore affinità su molte questioni tra due formazioni comunque di sinistra e la presenza di una leadership forte e autorevole come quella del presidente uscente (e rientrante) Dietmar Woidke, l’unico candidato ad aver assicurato all’Spd un successo in una tornata piuttosto disastrosa.
Nell’ormai affollato panorama della tavolozza partitica tedesca il colore attribuito al nuovo movimento di sinistra è il lilla, per cui il governo del Brandeburgo sarà un rosso-lilla. Maggioranza comunque sul filo del rasoio: solo due seggi. Il programma di coalizione è come sempre un brogliaccio di buone intenzioni: i due partiti vogliono mantenere le sedi degli ospedali (nonostante la riforma del ministro federale socialdemocratico appena approvata preveda tagli, rendere gratuiti gli anni dell’asilo, aumentare il numero di agenti di polizia e frenare l’immigrazione clandestina. La qualità delle scuole deve essere migliorata e una legge dovrà rendere tabù per gli alunni della scuola elementare i telefoni cellulari, sulla falsa riga di una normativa appena entrata in vigore in Australia.
Poco o nulla riguarda invece i temi di politica estera che tanta parte hanno avuto nel consenso a Bsw. Anzi, il tema: il conflitto con la Russia, cui sono legate tutte le conseguenze dei rincari dell’energia che hanno affossato l’economia tedesca. La necessità di riprendere i colloqui con Mosca, l’interruzione degli aiuti militari all’Ucraina e l’obiettivo di giungere rapidamente a una pace quale che sia non potevano giocare alcun ruolo in un programma regionale. E tuttavia, a parte generici impegni a ricercare strade per una soluzione diplomatica al conflitto, su questo aspetto non c’è e non poteva esserci molto. Quel che il partito di Wagenknecht ha ottenuto è una dichiarazione di politica pacifista puramente simbolica. Diverso è l’impegno a contrastare l’immigrazione illegale, tema peraltro sentito in Brandeburgo che è Land di confine con la Polonia. Il rafforzamento degli organici di polizia, ammesso che il governo trovi i soldi, è il segnale che l’argomento sarà affrontato concretamente. E questo potrebbe togliere un po’ di acqua al mulino di AfD.
I commentatori nazionali si concentrano piuttosto sulla proiezione che la mossa governativa di Bsw potrà avere sulle elezioni federali anticipate del 23 febbraio. Il partito di Wagenknecht sembra aver perso lo slancio di qualche mese fa e gli ultimi sondaggi lo fannbo galleggiare pericolosamente attorno alla soglia del 5%, necessaria per entrare nel Bundestag senza dover ricorrere a una difficile vittoria secca in almeno un collegio uninominale. A seconda degli istituti, Bsw oscilla tra il 7,5 e il 4%. Il partito è troppo nuovo per una stima più precisa, avvertono gli statistici. Ma è troppo nuovo anche per reggere il peso di una campagna elettorale nazionale. Manca di un apparato consistente e dei finanziamenti appropriati, le sue federazioni non sono ancora presenti in tutto il territorio. “Il nostro gruppo dirigenziale entra tutto in due taxi”, ha detto di recente Wagenknecht, scherzando ma non troppo.
Gli analisti politici avvertono che, dopo i successi iniziali nelle elezioni regionali e nei negoziati di coalizione nei Land, il partito si mostra anche diviso al suo interno. La domanda che ci si pone è se il Bsw sia in grado di superare questi conflitti interni e continuare il suo successo a livello nazionale. Gli esperti vedono sia opportunità che rischi: l’attenzione dei media tedeschi per Wagenknecht sta diminuendo (al contrario di quel che avviene in Italia per la supposta vicinanza con il nuovo M5S di Giuseppe Conte) e la competizione nella campagna elettorale si sta facendo più dura: basti pensare alla virata “pacifista” di Olaf Scholz, che sembra voler presidiare le crescenti preoccupazioni dei tedeschi per l’evoluzione del conflitto russo-ucraino. Non è più scontato che il Bsw riuscirà a entrare nel Bundestag, ma la sua corsa elettorale sarà uno dei casi da seguire nella ormai prossima campagna elettorale.