Via libera da parte della Commissione bilancio del Bundestag alla prima rata di 560 milioni di euro per l’acquisto del sistema di difesa aerea Arrow-3 di fabbricazione israeliana, destinato a “contribuire alla protezione della Germania, della sua popolazione e delle sue infrastrutture critiche contro i missili balistici”, secondo quanto sostiene un documento presentato dal ministero delle Finanze alla stessa commissione.
Il contratto vincolante è previsto per la fine del 2023. Il sistema dovrebbe essere pronto per l’uso in Germania entro la fine del 2025.
TUTTI I DETTAGLI SUL SISTEMA ARROW-3
Il dispiegamento dello scudo protettivo dovrebbe “distruggere i missili nemici a lungo raggio al di fuori dell’atmosfera terrestre con un colpo diretto”, prosegue il documento ministeriale, per cui il suo dispiegamento dovrebbe avvenire “il prima possibile”. La road map è quella sopra indicata, fine lavori 2025.
In totale la spesa raggiungerà quasi 4 miliardi di euro. L’acquisizione sarà finanziata dal fondo speciale della Bundeswehr da 100 miliardi di euro, istituito dal governo tedesco dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Un anno fa, il cancelliere Olaf Scholz aveva già annunciato l’intenzione di acquistare uno scudo missilistico per la Germania in risposta alla guerra in Ucraina, anche se inizialmente non era chiaro quale sistema avrebbe scelto il governo tedesco.
Il sistema Arrow è sviluppato e prodotto dall’azienda Israeli Aerospace Industries in collaborazione con il produttore di aerei statunitense Boeing. L’Arrow 3 è in uso nelle basi aeree israeliane dal 2017. Viene utilizzato per lo scudo antimissile Iron Dome.
Tra le altre informazioni note c’è che la parte contraente per l’acquisizione del sistema per la Germania sarebbe il governo israeliano, cui spetta il compito di appaltare la costruzione della fabbrica e la produzione in Israele.
La commissione ha inoltre approvato mercoledì circa 950 milioni di euro per l’acquisto di sei sistemi di difesa aerea IRIS-T-SLM di fabbricazione tedesca. Insieme all’israeliano Arrow, i due progetti aiuteranno a costruire un ombrello protettivo in Germania. I sistemi di difesa aerea combinati fornirebbero una portata di 2.400 chilometri.
LA NUOVA STRATEGIA DI DIFESA NAZIONALE DELLA GERMANIA
Nel frattempo il governo ha appena varato la nuova strategia di difesa nazionale, dopo lunghe discussioni tra i partiti che compongono la maggioranza. Il documento doveva essere presentato a febbraio, in occasione della Conferenza sulla sicurezza di Monaco, ma il confronto interno si è protratto a lungo e il lavoro è stato ultimato solo adesso.
Il cancelliere Scholz e i ministri degli Esteri Annalena Baerbock e delle Finanze Christian Lindner lo hanno presentato in una conferenza stampa a Berlino con una certa enfasi. Lindner in realtà un po’ meno, dal momento che dal progetto manca la richiesta più importante dei liberali, quella della creazione di un consiglio nazionale che centralizzasse la regia di questa nuova strategia. L’organo centrale non ci sarà, la guida resterà all’interno del governo, suddivisa tra i vari ministeri competenti, con il coordinamento affidato al ministero degli Esteri che è stato il principale artefice di questo lavoro. Un punto a favore di Baerbock, che Lindner ha dovuto accettare per non esacerbare un altro fronte polemico con i Verdi fra i tanti già aperti.
Il cuore della nuova strategia, distillata in un documento di 72 pagine, scaricabile online in tre lingue, tedesco, inglese e francese (presto arriverà anche la traduzione in cinese, ha assicurato Baerbock), è l’integrazione dei fattori di rischio provenienti dall’interno e dall’esterno del paese. Sembra una banalità, ma i concetti di sicurezza nazionale tedeschi erano fermi al cosiddetto Libro bianco, impostato per tempi e sfide ormai da molto tempo tramontate.
Accanto agli aspetti puramente militari, tra cui spicca l’impegno a rispettare in futuro l’obiettivo di spesa per la difesa del 2% della Nato, trovano spazio nella nuova strategia i concetti della cybersecurity e della difesa delle infrastrutture critiche, in particolare di quelle energetiche. Baerbock ha fatto riferimento alle scelte operate in passato su questo tema, come quella di affidare a Gazprom spazi importanti della sicurezza energetica tedesca, compresa la proprietà di impianti di stoccaggio. Una decisione rivelatasi errata, ha detto, ma che secondo le linee di strategia precedenti era stata evidentemente valutata in maniera diversa. Brucia al governo tedesco l’attacco ai gasdotti di Nord Stream dello scorso settembre, che hanno danneggiato forse irreparabilmente una delle più importanti infrastrutture della sicurezza energetica per la Germania. Al netto dei problemi intervenuti con la Russia a causa della guerra in Ucraina, non aver saputo o potuto difendere un’infrastruttura così strategica resta uno smacco per Berlino, specie se si riveleranno esatte le indiscrezioni sul fatto che la Cia aveva avvertito il governo tedesco in anticipo su tale rischio. E ancor più se le indagini in corso dovessero confermare la regia ucraina, con responsabilità fino ai piani più alti della dirigenza di Kiev: un imbarazzo che potrebbe riflettersi sui rapporti fra i due paesi e fra l’ucraina e l’Unione Europea.
Il nuovo concetto sviluppa dunque l’idea di una strategia di sicurezza integrata, che coinvolge più ministeri. In sostanza si tratta anche di un allargamento del tradizionale concetto di sicurezza che riguarderà, oltre all’energia, anche aspetti come la salvaguardia delle derrate alimentari, la difesa del clima e l’assicurazione di medicinali.
Il piano è al momento un brogliaccio teorico, messo a punto – come ha sottolineato Baerbock – con “consigli intelligenti di tanti esperti, non solo politici ma anche tecnici, imprenditori, specialisti di sicurezza”. E certamente dagli uomini dei servizi segreti. Naturalmente ha già raccolto le opinioni negative delle opposizioni, in particolare della Cdu, che lo definisce vuoto e privo di sostanza. Critici più benevoli attendono il governo alla sua implementazione. La sua efficacia dipenderà dalla capacità dell’esecutivo di metterlo in pratica, operando i raccordi necessari fra le varie e complesse realtà istituzionali della Germania. Operazione tutt’altro che facile in un paese dominato da un geloso federalismo. Come si è visto in occasione di una delle emergenze più gravi accadute di recente: quella sanitaria della pandemia.