Non si intravvede ancora una luce in fondo al tunnel, segno che la crisi dell’economia della Germania non è destinata a riassorbirsi in tempi brevi. Era stato l’ultimo segnale lanciato prima della fine dell’anno dall’Istituto Ifo di Monaco e i primi dati sfornati all’inizio del 2024 confermano quella profezia.
Il centro bavarese prevede infatti un ulteriore contrazione economica nel primo trimestre di quest’anno che farebbe scivolare la Germania in recessione.
PRIMO TRIMESTRE 2024 IN CALO, GERMANIA IN RECESSIONE
Timo Wollmershauser, direttore delle previsioni di Ifo e mesto narratore di questa lunga fase di incertezza, snocciola le cifre. “Secondo la nostra attuale stima IfoCAST, il prodotto interno lordo dovrebbe contrarsi di un ulteriore 0,2%. Ciò porterebbe l’economia tedesca in recessione”. Il panorama dettagliato resta piuttosto scoraggiante. “Le aziende di quasi tutti i settori economici lamentano un calo della domanda”, prosegue Wollmershauser, “nel settore manifatturiero e delle costruzioni, i considerevoli ordini arretrati che le aziende avevano accumulato durante la pandemia di coronavirus si sono ora esauriti. Da molti mesi gli ordini in entrata sono in calo e un’ondata di cancellazioni si è diffusa in tutto il Paese, in particolare nel settore dell’edilizia residenziale. Sembra che la politica monetaria restrittiva in Europa e Nord America, con l’obiettivo di stabilizzare i prezzi attraverso forti aumenti dei tassi di interesse chiave, stia ora avendo pieno effetto”.
I FATTORI CONTINGENTI AGGRAVANO UNA CRISI STRUTTURALE
Ma l’analisi non si ferma qui. Wollmershäuser aggiunge: “L’economia è inoltre gravata da una serie di fattori particolari. Tra questi, l’elevato tasso di malattia, gli scioperi della Deutsche Bahn e il gennaio insolitamente freddo e nevoso”. Sono fattori contingenti che si innestano in una crisi che in molti settori appare strutturale, basti pensare a cosa sta significando per la Germania il rovesciamento delle strategie di sicurezza energetica determinato dalla guerra russo-ucraina e dalla conseguente fine del legame energetico con Mosca (e dell’era dell’energia a basso costo).
LO SCIOPERO DEI TRENI È COSTATO 25 MILIONI AL GIORNO A DEUTSCHE BAHN
Lo sciopero ferroviario, ad esempio, che si è protratto per quasi sei giorni, il più lungo nella storia ferroviaria della Germania post-bellica, ha causato danni enormi ai privati, alle imprese e, soprattutto, al settore del trasporto merci. Una portavoce delle ferrovie afferma che la sola Deutsche Bahn ha subito perdite per 25 milioni di euro al giorno a causa dello sciopero diretto.
Le industrie che trasportano regolarmente grandi volumi sono state particolarmente colpite dalla cancellazione del trasporto merci, iniziata due giorni prima di quella che ha colpito i passeggeri: l’industria siderurgica, l’industria chimica e l’industria automobilistica in prima file, settori già appesantiti dal caro energia e dalle strategie legate alla rivoluzione della mobilità.
I cinque altiforni tedeschi, ad esempio, hanno bisogno di tre o quattro treni merci di minerale e carbone ogni giorno, ha spiegato al telegiornale di Ard un esperto, un altoforno che si spegne si rompe. L’approvvigionamento è quindi estremamente importante per l’industria, che sta già affrontando la transizione verso la neutralità climatica.
SI APPROFONDISCONO I CONFLITTI POLITICI E SOCIALI
Non aiuta certo in questa fase il clima conflittuale che permea la società, per lunghi anni assopita su un benessere che appariva senza fine. Se sul piano politico l’ascesa dell’estrema destra di AfD e la nascita di tanti piccoli ma agguerriti partiti radicali (a sinistra e a destra) mette in fibrillazione il tradizionalmente stabile sistema partitico tedesco e la debolezza del governo enfatizza una carenza di leadership che delegittima le istituzioni e mette in crisi in senso più lato la democrazia, su quello economico si moltiplicano le proteste dei lavoratori dei settori pubblici e di quelli privati, di natura salariale (le zanne dell’inflazione incitano a richieste che le aziende reputano irricevibili, accrescendo ulteriormente il conflitto) e di miglioramento delle condizioni di lavoro.
Per restare al settore della mobilità, finito lo sciopero dei treni si annuncia già per venerdì prossimo quello del trasporto pubblico urbano, in diverse fasce orarie a seconda dei diversi Länder, che promette di bloccare i movimenti nelle grandi città. Mentre non si arresta la protesta degli agricoltori e si mobilitano categorie come quelle della sanità.
ORA È IN AFFANNO ANCHE IL MERCATO DEL LAVORO
E proprio ieri lo stesso Ifo aveva offerto un altro spaccato negativo, legato al mercato del lavoro, che per lungo tempo era apparso immune dalle conseguenze del rallentamento dell’economia tedesca. Il barometro sull’occupazione è sceso a gennaio a 95,5 punti, rispetto ai 96,5 di dicembre, segnando un nuovo punto di minimo dai primi mesi del 2021, quando si erano fatti sentire gli effetti della fase più critica della pandemia.
Con l’aumento delle insolvenze di molte aziende tedesche (l’ultima, anche se causata dal crac del gruppo austriaco Sigma, riguarda uno dei simboli del commercio del lusso berlinese, il grande magazzino KaDeWe), la preoccupazione è che i venti di recessione si riflettano sull’occupazione, aprendo la strada a una fase di licenziamenti. Il tasso di disoccupazione nel 2023 è aumentato, dal 5,5% di gennaio al 5,9% di dicembre, un livello forse destinato ad aumentare ancora come ha ammesso Klaus Wohlrabe, responsabile sondaggi Ifo: “Le aziende sono piuttosto riluttanti ad assumere nuovo personale e una prima tornata di licenziamenti sta diventando sempre più probabile”.
L’IFO VEDE QUALCHE RAGGIO DI SPERANZA
Tornando alle stime più generali di oggi, l’Ifo consegna alla fine anche un timido raggio di speranza. È legato ai consumi privati, un tempo una voce quasi impercettibile nel racconto della crescita economica dei tempi che furono.
È sempre Wollmershauser che parla: “I dati del database Mastercard SpendingPulse (carte di credito, carte di debito, contanti) disponibili fino a metà gennaio mostrano già un aumento del fatturato corretto per i prezzi nei settori del commercio al dettaglio e della ricezione alberghiera a partire dalle settimane pre-natalizie”. Secondo le stime dei ricercatori dell’Ifo, i consumi privati sono addirittura aumentati leggermente alla fine del 2023. “Ci sono anche segnali di un ulteriore aumento nel primo trimestre del 2024. La ripresa del potere d’acquisto sembra evidente ed è probabilmente dovuta al fatto che i redditi delle famiglie private stanno aumentando più rapidamente dei prezzi”, ha concluso Wollmershäuser.