L’attentato di Solingen e le domande e le scomode risposte che si trascina appresso piombano nell’ultima settimana di una già delicata campagna elettorale in due Länder orientali – Sassonia e Turingia – dove il risentimento verso l’establishment è da tempo ai massimi livelli. E infatti in questi due Stati federali tutti i partiti tradizionali si trovano a inseguire l’estrema destra di AfD e da qualche settimana anche la seconda forza anti-sistema nata a sinistra da una costola della Linke, quella di Sahra Wagenknecht, secondo i sondaggi balzata in poco tempo a consensi in doppia cifra, specie a est.
L’attentatore solitario, su cui lo Stato islamico ha già messo il cappello, che ha accoltellato mortalmente tre persone e ne ha ferite una decina, era un richiedente asilo siriano che sarebbe dovuto essere già fuori dalla Germania da mesi. Aveva ricevuto un avviso di espulsione per la Bulgaria, ma quando i funzionari erano andati a prenderlo aveva già fatto perdere le proprie tracce. Non tutte, evidentemente, giacché pochi mesi dopo gli fu addirittura concesso lo status di rifugiato in Germania. Nessuno, dopo la mancata espulsione, si era preso la briga di inserirlo nella lista dei ricercati.
Con lo status di rifugiato e le annesse liberalità concesse dallo Stato, il rifugiato siriano ha deciso di immolare ad Allah la vita di tre innocenti cittadini di Solingen che in una sera di fine estate partecipavano nella piazza principale ai festeggiamenti per il 650 anniversario della fondazione della città. Semplicemente menando a casaccio fendenti alla gola.
Il tema della sicurezza torna dunque al centro delle preoccupazioni del paese, dopo una catena di delitti al coltello tra i quali spicca l’uccisione a fine maggio a Mannheim di un poliziotto. Mentre per le strade di Sassonia e Turingia gli eventi di Solingen diventano inevitabile materia di rinnovato scontro elettorale e politico.
A livello federale la ministra dell’Interno socialdemocratica Nancy Faser sembra perdere di vista la questione di fondo e, come soluzione immediata, rilancia la proposta di vietare la possibilità di portare in giro coltelli a lama lunga. Ha pure proposto un dettagliato catalogo, in perfetto burocratese tedesco, con misure e centimetri, che prevede la detenzione legale di coltelli in luoghi pubblici con una lama massima di sei centimetri, mentre al momento la misura consentita è fino a dodici. Da un lato c’è da chiedersi quanta ingenuità ci sia nel ritenere che tali misure possano frenare i troppi lupi solitari che si aggirano per la Germania pronti a compiere attentati come quelli di Solingen. Solo pochi giorni fa un giovane di origini turche è stato freddato in pieno giorno nel mezzo di una delle stazioni ferroviarie più trafficate del paese, Francoforte, con un colpo di pistola alla tempia: intorno allo scalo di Francoforte è da tempo vietato il trasporto di qualsiasi arma, ma il bando non ha distolto l’assassino dal compiere il suo delitto, secondo le indagini in corso della polizia probabilmente maturato nell’ambito dello spaccio di droga.
Sicurezza appunto. E ha dunque gioco facile il leader della Cdu Friedrich Merz a ricordare alla ministra dell’Interno che “il problema non sono i coltelli, ma le persone che li portano in giro”. I problemi sono l’Islam radicale e l’immigrazione incontrollata. “Nella maggior parte dei casi si tratta di rifugiati, nella maggior parte dei crimini dietro di loro ci sono motivazioni islamiste”, ha detto Merz ad Ard, “se Solingen non è il punto di svolta per la coalizione di governo, allora non so cosa altrimenti deve succedere”.
Ma Merz, che deve anche far dimenticare agli elettori di Sassonia e Turingia la scombinata politica di immigrazione perseguita da Angela Merkel che tanto ha contribuito all’esplosione politica di AfD, propone misure di sapore elettorale, difficilmente applicabili nel quadro della costituzione tedesca: lo stop di accoglienza per persone provenienti da Siria e Afghanistan. Il diritto d’asilo è nella Legge fondamentale e probabilmente nemmeno i talebani affermerebbero che non vi sia alcuna persecuzione dei dissidenti politici o religiosi in Siria e Afghanistan. Anche l’altra proposta avanzata congiuntamente da Cdu e Csu di reintrodurre i controlli di polizia ai confini della Germania ha subito suscitato reazioni negative da parte dei governi dei paesi confinanti (Polonia, Belgio e Cechia) che temono così la fine di Schengen e ripercussioni sul traffico commerciale.
Ma sul tema immigrazione la Cdu come tutti gli altri partiti tradizionali non sembrano trovare ricette rassicuranti e allo stesso tempo non tracotanti in grado di rassicurare le fasce più spaventate della popolazione. Da destra e da sinistra, AfD e il Bundnis Sahra Wagenknecht, Bsw, (che su questo tema ha posizioni totalmente divergenti da quelle della sinistra tradizionale) paiono avere più frecce al loro arco.
La campagna elettorale in Sassonia e Turingia durerà fino a sabato, domenica gli elettori andranno alle urne. Quel che verrà fuori promette di essere un vero e proprio terremoto, con una situazione di paralisi alla francese, senza neppure la “consolazione” di poter contare su una “maggioranza molto ampia” che sembra diventata l’ultima instabile trincea della “volontà di fronteggiare populismo e sovranismo”, come scrivono alcuni osservatori occidentali. Sarebbe un errore minimizzare l’esito con la considerazione che si tratta di due Stati federali a est della Germania: la probabile impossibilità di formare un governo che escluda da un lato AfD e dall’altro Bsw segnerebbe piuttosto un passo in avanti nella crisi politica che investe l’Europa occidentale.
Per ora gli effetti dell’attentato di Solingen non non sono stati inclusi nei risultati del sondaggio più recente realizzato dall’istituto Insa per la Bild, che mostra l’AfD in vantaggio in entrambi i Länder a una settimana dal voto. Ma anche così i numeri che non sia possibile alcuna maggioranza governativa senza la partecipazione del Bundnis Sahra Wagenknecht (Bsw) o di AfD.
In Sassonia AfD ha il 32%, davanti alla Cdu con il 30%. Terza forza Bsw con il 15%, un’enormità per un partito che ha pochi mesi di vita. Crollano l’Spd ridotta al 6% ed i Verdi al 5%. Fuori dal parlamentino di Dresda la Linke al 4%.
Nella confinante Turingia, AfD è in testa con il 30%, seguita dalla Cdu al 21% a sua volta tallonata da Bsw al 20%. La Linke (che qui esprime da anni il presidente) è al 14%, l’Spd precipita al 6%. Con il 3% ciascuno, liberali dell’Fdp e Verdi perderebbero l’occasione di tornare nel parlamento regionale.