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Restrizioni Germania

Ecco il bazooka della Germania con gli aiuti anti crisi da Covid

Che cosa ha annunciato il governo su aiuti e ristori anti crisi economica da Covid. L'articolo di Pierluigi Mennitti da Berlino

 

Con l’inasprimento delle misure restrittive e l’adozione di un lockdown più duro che prevede tra l’altro anche la chiusura del commercio al dettaglio (con esclusione del settore alimentare), il governo tedesco sta ridefinendo criteri e volumi del terzo pacchetto di aiuti ponte, già in vigore da qualche settimana. Di fronte alle prime critiche arrivate dalle associazioni dei commercianti, un portavoce del ministero dell’Economia (competente in materia con quello delle Finanze) ha sottolineato che non tutti i dettagli sono stati già chiariti e che c’è ancora bisogno di coordinamento e accordo su alcuni aspetti.

AIUTI PONTE III, I RISTORI TEDESCHI

Tuttavia, come riporta l’Handelsblatt, le caratteristiche principali della normativa sembrano chiare e, nel complesso, il pacchetto di “Aiuti ponte III” (Überbrüchungshilfe III) impegnerà le casse governative per 11,2 miliardi al mese, secondo quanto dichiarato domenica scorsa dal titolare delle Finanze Olaf Scholz, e prevede l’innalzamento del contributo massimo accessibile alle imprese dai 200.000 euro attuali a 500.000 euro.

CHI PUÒ ACCEDERE AGLI AIUTI

Gli aiuti sono finalizzati a sostenere le aziende direttamente e indirettamente colpite dal lockdown e gli aggiustamenti in corso mirano a estendere la protezione anche ai negozi di vendita al dettaglio, che nelle settimane del cosiddetto lockdown leggero (in vigore dall’inizio di novembre) erano stati risparmiati dalle chiusure. Per essi è previsto un importo massimo di finanziamento di 500.000 euro al mese.

I sostegni del terzo pacchetto restano attivi nel 2021 anche per gli esercizi colpiti dalle chiusure novembrine. Ci si riferisce in particolar modo a ristoratori, gestori di bar, albergatori, organizzatori di eventi, i cui finanziamenti mensili di novembre e dicembre si esauriscono naturalmente con la fine dell’anno.

Possono presentare domanda aziende, lavoratori autonomi e liberi professionisti con un fatturato annuo fino a 500 milioni di euro.

IMPORTI E DURATA DEGLI AIUTI

L’importo del rimborso è solitamente fissato a 200.000 euro ma, come già riportato, in casi particolari, ad esempio per la vendita al dettaglio, la quota sale fino a 500.000 euro. Secondo le previsioni attuali del governo federale, il programma durerà fino alla fine di giugno 2021.

COSA VIENE RIMBORSATO

I rimborsi riguardano i costi fissi, in particolare affitti e locazioni, costi di finanziamento, ammortamenti fino al 50%, e altri costi operativi correnti. Il ministro Scholz, nella conferenza di domenica, aveva citato espressamente i costi del personale, una misura che negli aiuti immediati di primavera aveva riguardato anche lavoratori autonomi e liberi professionisti, con strascico di polemiche da parte di coloro che avevano subito cali di fatturato ma non disponevano di dipendenti (ad esempio artisti, giornalisti).

Importante è vedere come viene misurata la portata del rimborso. Essa dipende dal calo registrato nelle vendite nel mese di pertinenza rispetto allo stesso mese del 2019. Da tale calcolo emerge la tabella degli indennizzi: dal 30 al 50% di calo vendite ci sarà un rimborso del 40%, per perdite dal 50 al 70% si avrà diritto a un risarcimento pari al 60%, chi subisce perdite superiori al 70% potrà accedere a un rimborso del 90%. Nulla verrà invece erogato a chi avrà subito cali di vendite contenuti al di sotto del 30%, che funge dunque come soglia iniziale per poter accedere agli aiuti.

L’Handelsblatt precisa poi che, per tutta la prima metà del 2021 sarà ancora possibile presentare domanda per aiuti alle società che hanno registrato un calo delle vendite del 50% in due mesi consecutivi da aprile a dicembre 2020, o del 30% nell’intero periodo da aprile a dicembre 2020 rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente, una misura già varata nella prima definizione degli Aiuti ponte III.

COME SI ACCEDE AI RIMBORSI

Uno dei mantra del governo in questa fase di emergenza è l’assicurazione di velocizzazioni burocratiche nella presentazione delle richieste di rimborso. La procedura è la seguente: la domanda deve essere presentata tramite un consulente fiscale, un revisore contabile, un commercialista o un avvocato. Nel caso degli Aiuti ponte II, i lavoratori autonomi potevano presentare da soli la richiesta, senza dover ricorrere a un professionista esterno (riducendo così i costi). Nelle carte disponibili, la circostanza non è ancora specificata, ma è molto probabile che tale semplificazione resti in vigore anche questa volta.

PROTESTE DI NEGOZIANTI E VENDITORI INDIVIDUALI

La decisione di rimborsare i costi fissi e non la perdita di fatturato ha sollevato le proteste dei negozianti. L’associazione di categoria HDE e l’unione delle piccole e medie imprese, il Mittelstandsverbund (ZGV), chiedono che lo Stato adotti la stessa misura presa per la ristorazione, e cioè il rimborso del 75% delle mancate vendite rapportate al mese dell’anno precedente. Lo ZGV sottolinea che, rispetto al primo lockdown di marzo, le disponibilità di riserve di molte aziende associate sono esaurite e che le pur buone intenzioni del governo si scontrano poi con la realtà: nella pratica le procedure sono troppo burocratiche e gli aiuti vengono erogati in ritardo.

Un altro punto dolente è lo stesso dei primi aiuti rapidi erogati in primavera (e sui quali proseguono le indagini delle autorità fiscali per truffe o accessi indebiti). Per gli imprenditori individuali la valutazione sui costi fissi è fuorviante: “Se lavoro a casa e non ho quasi nessun costo fisso, non ho accesso ai programmi di supporto e alla corrispondente compensazione per le mancate vendite”, ha spiegato all’Handelsblatt Andreas Steinberger, esperto di sussidi presso la società di consulenza Ecovis. Questo aspetto riguarda anche i commercianti, ha aggiunto lo ZGV, perché se è un bene che il contributo massimo accessibile sia salito a 500.000 euro è anche vero che in molti casi non tutti i costi fissi verrebbero coperti.

INCERTEZZA GIURIDICA

Un ultimo problema riguarda la certezza giuridica. Per Steinberger, i dettagli dei programmi di aiuto sono “ancora troppo complicati”, persistono differenze di valutazione su singole voci, tanto che, di fronte all’incertezza sulla soddisfazione dei prerequisiti, un consulente fiscale sconsiglierebbe la presentazione della domanda: “Perché se in seguito si scopre che i prerequisiti non sussistevano, il sospetto di frode sui sussidi sorge rapidamente”.

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