Ah, les anglais. Con uno dei gesti più tipici della sua presidenza, Emmanuel Macron ha annullato il vertice sui migranti UK-Francia dopo che il premier britannico Boris Johnson aveva pubblicato sui suoi canali social una lettera – destinata all’inquilino dell’Eliseo – in cui elencava punto per punto le azioni che avrebbe voluto la Francia intraprendesse per fermare l’arrivo dei migranti a Dover.
Si tratta dell’ultimo atto di una polemica che ha investito le politiche sulla pesca e, naturalmente, la Brexit, tra i due paesi, pure firmatari, anni fa, di un ambizioso accordo bilaterale a Lancaster House a Londra. Allora si era ai tempi di David Cameron e Nicolas Sarkozy, un’era geologica fa in politica e, soprattutto, un’era in cui Francia e Regno Unito cooperavano con piacere (spesso anche a discapito dell’Italia, vedi caso Libia).
Così, al vertice sull’immigrazione di domenica a Calais, saranno presenti i ministri dell’Interno di Belgio, Olanda, Germania e il rappresentante della Commissione Europea, ma non il ministro dell’Interno UK, Priti Patel. Lo ha annunciato il suo omologo francese, Gérald Darmanin. Con la sua posizione anti-britannica, il presidente francese rafforza la sua posizione di capo dell’UE, o quantomeno la sua ambizione in quella direzione, e va a creare problemi interni a un Johnson già sotto tiro dai suoi sulla questione immigrazione. Certo, una polemica con la Francia potrebbe essere una manna dal cielo per il premier britannico, ma occorrerà vedere se, presso l’opinione pubblica inglese, prevarrà lo sciovinismo o la percezione che i problemi sulla Manica e gli sbarchi a Dover continueranno senza che il governo Tory abbia fatto nulla per fermarli.
Il casus belli è accaduto nella notte tra mercoledì e giovedì quando un dinghy – un gommone – si è rovesciato in acque britanniche causando la morte di 27 immigrati, tra cui 3 bambini. Londra ha subito accusato Parigi di non fare abbastanza per fermare l’arrivo dei barconi da Calais e ha chiesto a gran voce maggiore cooperazione tra i due paesi. Nella lettera pubblicata sui suoi canali social – e definita “inaccettabile” dall’Eliseo – Johnson ha chiesto alla Francia un pattugliamento congiunto delle spiagge francesi per impedire la partenza dei barconi; l’uso di tecnologie come radar e sensori per tracciare il loro percorso; l’impiego della sorveglianza aerea; e, infine, l’utilizzo congiunto delle due intelligence per porre fine al drammatico problema degli scafisti e dei mercanti di uomini.
Dopo avere mostrato i muscoli nella “guerra delle capesante”, ed essersi mandati minacce reciproche, Johnson e Macron non sembrano volere arretrare nella polemica tra i due paesi. Entrambi i leader strizzano l’occhio al fronte interno: Johnson per recuperare consensi nei confronti dei brexiteers che lo hanno votato per riprendere il controllo delle politiche migratorie al grido di “Let’s take back control”; Macron perché nella prossima primavera si presenterà a un elettorato che, come dimostra la campagna elettorale già in pieno svolgimento, si è spostato sempre più a destra ed è sempre più nazionalista.