Il 26 settembre, a Guidel, nella Bretagna meridionale, al ritrovo annuale della scuola del partito e di dibattito politico per la ripresa autunnale, François Bayrou ha rilanciato l’idea di un partito del centro, capace di federare La République en Marche (LREM) di Emmanuel Macron e il Mouvement Démocrate (MoDem) che presiede. Lo scenario non è però così semplice, mentre elezioni presidenziali si avvicinano di gran lena.
Nel suo discorso di chiusura dell’evento, Bayrou ha rivendicato la posizione indipendente dalla destra e dalla sinistra, difesa negli anni con le unghie e con i denti, in eredità dal centrismo dell’UDF di Giscard d’Estaing. Ha confermato la critica al bipolarismo, che finisce per imporre idee e comprimere le differenze, con il risultato di ridurre la rappresentanza e allontanare i cittadini dalla politica. La frattura attuale, ha detto Bayrou, non riguarda i “marginali” della società che storicamente sono all’origine delle rivolte, ma “francesi che sono al cuore della società francese, delle persone radicate, professionisti, pensionati” che sono ora “in secessione”. È una “crisi delle legittimità” date per scontate: delle istituzioni, dei giornalisti, dei medici. “Chi sei tu, per dirmi cosa devo fare? Sulla base di quale autorità pretendi di dettare la mia condotta?”.
Per Bayrou, che sembra farsi in parte carico della libertà di “dire” (anche qualsiasi cosa) cresciuta grazie ai social, ognuno deve partecipare alla vita politica con la sua individualità e le sue differenze. Traslato ai gruppi politici della maggioranza, significa che “ognuno conserva ciò che ha, e rimane ciò che è”. Nella forza che dovrebbe sostenere Macron alle prossime presidenziali ci dovrebbero quindi essere la République en Marche (LREM) e MoDem, ma anche i gruppi parlamentari “Agir” (con spinte più a destra) e “Liberté et territoires”, con ecologisti e arie a sinistra. Bayrou ha detto che ci vuole comunque un nome unico per un partito della maggioranza presidenziale. Il cittadino che vorrà aderire potrà farlo direttamente senza iscriversi alle componenti originarie, LREM o MoDem.
A Guidel, il discorso di Bayrou ha comunque legittimato l’esistenza di una destra e di una sinistra, per quanto divise ciascuna in tre: a destra da Eric Zemmour, a Marine Le Pen del Front national a Les Républicains, a sinistra dal partito socialista ai verdi-ecologisti, a La France Insoumise. Se la frantumazione conferma la necessità di superare un finto bipolarismo, per Bayrou restano comunque tre blocchi, e il suo è nel bianco della bandiera nazionale, tra il rosso e il blu.
Il discorso di Emmanuel Macron della campagna del 2017 era diverso, scardinava la logica per schieramenti. Si possono fare politiche di destra e di sinistra, superandole, in una logica di “allo stesso tempo”. Per esempio, si possono mettere insieme le politiche di sicurezza e quelle ambientali sul cambiamento climatico: le “politiche” (policies) sono oggetto di consenso ampio, non sono ideologiche, perché producono benefici nell’interesse generale: sviluppo economico, coesione sociale, protezione della salute ecc. Si esprimono per esempio in misure per lo sviluppo rutale, per l’innovazione delle imprese (industria 4.0, start up), per ridurre i gas a effetto serra o migliorare la qualità dei cibi. Lo schema “allo stesso tempo” di Macron gli consentì di imbarcare esponenti della sinistra (l’ex-sindaco socialista di Lione Gérard Collomb) e della destra (l’ex-primo ministro Edouard Philippe, dell’area di Alain Juppé, o Jean-Michel Blaquer, considerato in passato in area Sarkozy).
Questo schema “de-ideologico” d Macron delle presidenziali del 2017 non è detto che corrisponda al modello di partito di Bayrou. Il primo ministro Jean Castex è intervenuto a Guidel, e così altri esponenti di LREM, come il presidente dell’Assemblea nazionale, Richard Ferrand. Sono stati però abbottonati, e Castex ha ricordato comunque che, come capo del governo, è guida della maggioranza parlamentare, quindi con qualcosa da dire.
Anche perché si sono altre novità in preparazione. Il predecessore di Castex al ruolo di primo ministro, Edouard Philippe, che viene appunto dalla destra repubblicana ed è ora sindaco di Le Havre, si prepara a lanciare il proprio partito l’8 e il 9 ottobre prossimi, sempre in sostegno della campagna presidenziale di Emmanuel Macron. Lo scopo è di riunire esponenti della destra repubblicana che non si riconoscono né in LREM, né nella componente Agir.
Vedremo, e intanto qualcosa si capirà anche ad Avignone, il 2 e il 3 ottobre prossimi, al “Campus En Marche” del movimento del presidente Macron.