Skip to content

rassemblement national

Le Pen ha rottamato Macron in Francia? Report Economist

Che cosa è successo alle europee in Francia e non solo. L'approfondimento del settimanale The Economist.

Le elezioni del Parlamento europeo, tenutesi dal 6 al 9 giugno, hanno dato un duro colpo ad alcuni esponenti in carica, soprattutto in Germania e soprattutto in Francia, dove Emmanuel Macron, che ha visto la destra radicale sconfiggere i propri candidati, ha risposto sciogliendo il Parlamento francese e convocando una rischiosa elezione lampo.
La continua ascesa dei partiti populisti nei due Paesi più grandi dell’UE, anche se non trova riscontro in altri Paesi, renderà più difficile per i partiti centristi gestire le potenti istituzioni europee a Bruxelles senza l’appoggio di politici nazionalisti un tempo considerati al di là del consentito – scrive The Economist.

NON SOLO LE PEN: LA CRESCITA DELLA DESTRA POPULISTA IN FRANCIA

In Francia l’ondata della destra populista è stata così forte che, con grande sorpresa, il presidente Emmanuel Macron ha annunciato che le nuove elezioni per l’Assemblea nazionale si terranno il 30 giugno e il 7 luglio. Al voto per il Parlamento europeo, che si pensava fosse l’ultimo scrutinio a livello nazionale in vista delle elezioni presidenziali del 2027, il Fronte Nazionale di Marine Le Pen ( RN) avrebbe ottenuto quasi il 32% dei voti – più del doppio della quota ottenuta dal partito di Macron, che aveva battuto di stretta misura cinque anni fa. Se a ciò si aggiunge un altro 5,5% per Reconquest, un partito di estrema destra che combatte i migranti e il cui candidato principale è la nipote di Le Pen, Marion Maréchal, la destra dura sembra ora la forza politica dominante del Paese. Già prima del risultato, i partiti di opposizione avevano chiesto lo scioglimento del Parlamento in caso di sconfitta dell’alleanza centrista del presidente. Macron ora scommetterà il resto della sua credibilità politica su un azzardo che potrebbe lasciarlo con una minoranza ridotta e un voto schiacciante per l’RN.

GUAI ANCHE PER IL GOVERNO TEDESCO

Anche in Germania la coalizione al governo è andata malissimo. Tutti e tre i partiti che la compongono sono stati battuti dal partito nazionalista Alternativa per la Germania, nonostante una serie di scandali che hanno coinvolto il partito e il suo candidato di punta durante la campagna elettorale. (Poco prima delle elezioni è stata persino espulsa dall’alleanza a livello europeo con il Fronte Nazionale e altri). I socialdemocratici di Olaf Scholz, il cancelliere, sono scesi al loro peggior risultato in un’elezione nazionale in quasi 150 anni di esistenza. I liberali dell’Fdp sono scesi sotto il 5%, un risultato che, se si ripetesse alle elezioni generali del prossimo anno, li vedrebbe fuori dal Parlamento federale tedesco. L’Unione cristiano-democratica di centro-destra, la principale opposizione, ha avuto una buona serata, soprattutto per i centristi in difficoltà, e ha ottenuto facilmente il primo posto nei sondaggi.

L’ESTREMA DESTRA ALLA CONQUISTA DELL’UNIONE EUROPEA?

Nonostante il dramma di Berlino e soprattutto di Parigi, le previsioni di una più ampia presa di potere della destra sull’UE non sembrano essersi concretizzate. Con l’arrivo dei risultati, le proiezioni indicavano che le forze di destra combinate all’interno del parlamento, compresi i vari alleati dell’Afd, della Rn e di Giorgia Meloni, il primo ministro italiano, avrebbero aumentato la loro quota di seggi solo leggermente, dal 17% al 19%.

Si tratta di un risultato ben al di sotto dei sondaggi che a un certo punto li vedevano in linea con il centrodestra. In molti Paesi i risultati sono stati inferiori alle aspettative. Geert Wilders, l’uomo di fuoco della destra dura che ha ottenuto il maggior numero di voti alle elezioni nazionali di novembre, questa volta ha perso contro avversari centristi. In Belgio il Vlaams Belang, partito xenofobo, non ha superato i sondaggi come previsto. I Democratici di Svezia, anch’essi di destra, hanno avuto una rara serata negativa.

COSA CAMBIERÀ AL PARLAMENTO EUROPEO

Nonostante il grande impatto che le elezioni europee avranno sulla politica interna degli Stati membri, il vero scopo delle elezioni europee quinquennali è quello di nominare una nuova camera di 720 deputati. Sebbene abbiano pochi poteri rispetto ai parlamentari nazionali, il loro sostegno è essenziale per l’attuazione di politiche chiave a livello europeo, come il taglio delle emissioni di carbonio a zero entro il 2050 o la prosecuzione dell’assistenza all’Ucraina.

Il primo compito importante per i neoeletti parlamentari sarà quello di approvare la scelta dei leader dell’UE per il presidente della Commissione europea, il potente braccio esecutivo del blocco. La presidente in carica, Ursula von der Leyen, avrà probabilmente la possibilità di rimanere al suo posto dopo che la sua alleanza di centro-destra, il Partito Popolare Europeo, si è piazzata al primo posto con oltre 180 seggi, più o meno la stessa quota del 25% ottenuta nel 2019. I 27 leader dell’UE si riuniranno il 17 giugno per discutere il candidato proposto per il posto di vertice.

Ma anche il modesto aumento dei seggi destinati all’estrema destra potrebbe essere sufficiente a rendere difficile per i tedeschi coagulare una maggioranza per la ratifica nell’emiciclo di Bruxelles. I circa 400 seggi che andranno ai partiti che l’hanno sostenuta nel 2019 potrebbero non essere sufficienti a garantire 361 voti in quello che sarà un voto segreto. Nelle prossime settimane si prevedeva che la von der Leyen sarebbe stata in grado di convincere i partiti come la Meloni a sostenerla, e a quale costo politico. Ora, invece, tutta l’attenzione sarà dirottata sulla Francia, dove il politico più favorevole all’UE sulla scena europea potrebbe presto trovarsi con la sua influenza a pezzi.

(Estratto dalla rassegna stampa di eprcomunicazione)

Torna su