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Francia Germania

Tutte le confuse mosse di Francia e Germania su Nato e Difesa

Alla Conferenza mondiale sulla sicurezza di Monaco, Francia e Germania danno per finita la Nato ma non indicano un'alternativa credibile. L’approfondimento di Tino Oldani per Italia Oggi

Annunciare che la Nato è finita per colpa degli Usa, ma senza indicare un’alternativa altrettanto forte e credibile a livello mondiale, potrebbe rivelarsi un grave errore strategico per l’intera Europa. Un errore di cui si intravedono già le conseguenze in Libia, primo vero banco di prova del ruolo geopolitico dell’Unione europea in chiave militare: tanti summit, chiacchiere à gogo accompagnate dalle solite divisioni tra i paesi membri, con risultati concreti zero.

In sintesi, è questo il bilancio della tre giorni di Monaco di Baviera, dove nello scorso fine settimana si è riunita l’annuale Conferenza mondiale sulla sicurezza, con la partecipazione di numerosi big politici. Per decenni, questo meeting ha rappresentato in modo simbolico la forza militare dell’alleanza atlantica. L’anno scorso, però, con il discorso di Angela Merkel contro il bilateralismo di Donald Trump e a favore del multilateralismo, si è registrata la prima incrinatura. E l’edizione di quest’anno sembra avere dato un colpo di acceleratore, forse definitivo, al declino di un’alleanza politico-militare che per settant’anni ha contribuito a garantire la pace, lo sviluppo e il benessere in Europa.

Fino dal primo giorno, a Monaco si è assistito a uno scontro aperto, a tratti aspro, tra due contendenti: da una parte i due paesi Ue più influenti, Germania e Francia; dall’altra gli Stati Uniti. In assenza della signora Merkel, per la Germania ha parlato il presidente della Repubblica federale, Frank-Walter Steinmaier, che ha inaugurato i lavori con un attacco alla politica di Donald Trump, accusata di «respingere l’idea stessa di una comunità internazionale», in quanto con il motto great again cerca soltanto «di fare il proprio interesse, anche a spese degli alleati».

Il presidente francese, Emmanuel Macron, non è stato da meno: «Ciò che vuole l’Europa non è la stessa cosa che vogliono gli Stati Uniti». Il che vale su tutti i principali dossier aperti a livello mondiale: i rapporti con la Cina e con la Russia, l’embargo contro l’Iran, la crisi in Siria. Non solo. Con un colpo di scana, Macron ha fatto una totale apertura alla Russia di Vladimir Putin, sollecitando un riavvicinamento dell’Ue a Mosca, dando per scontata la fine dell’alleanza con gli Usa. Concetto annunciato qualche mese fa dallo stesso presidente francese, quando parlò di «morte cerebrale» della Nato.

La risposta di Mike Pompeo, segretario di stato Usa, è stata diplomatica, ma ferma. Con un breve ripasso di storia, utile a ricordare quanto gli Usa si siano impegnati nella difesa della sicurezza europea anche dopo la seconda guerra mondiale, ha raccontato che, negli anni Ottanta, lui stesso servì come militare di stanza in Germania.

A chi rimprovera all’amministrazione Trump uno scarso interesse per l’Europa, ha precisato di essere venuto in Germania tre volte solo negli ultimi quattro mesi. Soprattutto, ha tenuto a sottolineare che gli Stati Uniti continuano a impegnare ingenti risorse per la difesa dell’Europa, sia in termini di personale militare che monetarie. Con un risultato incontestabile: «L’Occidente sta vincendo, noi tutti insieme stiamo vincendo, la Nato è win-win».

Meno diplomatico di Pompeo, l’intervento di Mike Turner, deputato repubblicano e membro del Comitato Usa per le armi che partecipa da anni al meeting di Monaco: incredulo e dispiaciuto per gli attacchi agli Stati Uniti, ha fatto notare che la Germania ha promesso di raggiungere il 2% del pil per le spese militari Nato soltanto nel 2031, commentando sarcastico: «John Kennedy si è impegnò ad andare sulla luna in metà di questo tempo». Dettaglio di non poco conto: a Monaco perfino Nancy Pelosi, speaker democratica del Congresso, da sempre nemica giurata di Trump, ne ha tuttavia difeso la politica contro il colosso cinese Huawei, quale potenziale strumento di spionaggio e sabotaggio. Con una netta presa di distanze dai paesi europei, Germania in testa, i quali, sostiene Pelosi, si stanno affidando a Huawei per il 5G soltanto per il timore di perdere quote di export in Cina.

Nonostante questa spaccatura profonda tra le due sponde dell’Atlantico, la Nato è pur sempre in piedi (per nostra fortuna, mi permetto di dire). Ma per quanto? E quale sarebbe l’alternativa? La risposta dovrebbe venire dal primo banco di prova che l’Unione europea ha di fronte: la Libia.

 

(Estratto di un articolo pubblicato su ItaliaOggi)

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