Non sono certo i “lampi di guerra” che continuano a venire dal Medio Oriente, per non parlare dell’Ucraina che si sta difendendo da due anni a mezzo dall’aggressione della Russia, ma non sono neppure gioie e delizie quelle di Giorgia Meloni avvertibili nella vignetta della prima pagina del Corriere della Sera sul ritorno in ufficio di Giorgia Meloni. Che grida contro “li mortacci” sempre immanenti sui romani vedendo la pila dei documenti, cioè dei problemi, accumulatisi sulla sua scrivania. E perde di colpo tutta la tintarella guadagnata nelle vacanze pugliesi: sia quelle aperte in qualche modo ai fotografi e ai cronisti postati davanti alla masseria che l’ospitava sia quelle, più brevi e finali, chiuse agli uni e agli altri. E trascorse “senza il braccialetto elettronico” preteso, secondo il suo portavoce, da chi reclamava di conoscere il nuovo recapito della premier, al pari dei servizi di sicurezza e altri cui un presidente del Consiglio tenuto a rendersi sempre disponibile e rintracciabile.
È fatta più di spine che d’altro la corona della Meloni alla ripresa del suo lavoro, se mai si è davvero interrotto lontano da Palazzo Chigi. La sua maggioranza è affollata, direi, di tensioni, concorrenze, inseguimenti, trabocchetti che, per ammissione di suoi esponenti di un cero rilievo parlamentare, porrebbero anche compromettere la solidità, tenuta e quant’altro di un governo che pure è provvisto, fra Camera e Senato, di numeri più che sufficienti per arrivare alle elezioni ordinarie del 2027. Che qualcuno all’opposizione sogna anticipate, nonostante il cosiddetto “campo largo” dell’alternativa, come lo chiama Pier Luigi Bersani, abbia ancora più problemi della maggioranza, specie da quando vi si è affacciato il penultimo Matteo Renzi.
Ma per tornare appunto alla maggioranza, diventa sempre più inedita la figura di Antonio Tajani, autonomo o no dai figli di Silvio Berlusconi, in rotta di collisione con Matteo Salvini e, sotto sotto, con la stessa Meloni. E non solo per una riforma della cittadinanza che ne consenta l’assegnazione ai figli degli immigrati per cosiddetto “ius scholae”. Una riforma tuttavia che da sola, se passasse davvero con una spaccatura parlamentare del centrodestra, potrebbe esplodere come una bomba.
Una sollecitazione a Tajani è venuta nelle ultime ore, in una intervista raccolta dalla Stampa, anche dalla penultima fidanzata di Silvio Berlusconi, Francesca Pascale, convinta forse di rappresentare l’eredità politica del Cavaliere meglio dei figli e dell’ultima fidanzata.
“I responsabili politici…immagino che prima di iniziare una battaglia abbiano considerato le conseguenze. Tajani sta dimostrando coraggio e spero che continui a farlo”, ha detto la Pascale. E sempre a proposito di Tajani: “l’ho conosciuto come un uomo molto diplomatico, e ci ho anche molto litigato. Ora faccio il tifo per lui: sono orgogliosa che tenga la schiena dritta su questo tema seguendo l’eredità di Berlusconi”.