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Salvini

Fatti e scintille nel centrodestra

Come si muovono Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia. La nota di Paola Sacchi

 

“E perché dovrei uscire dal governo? Sto nel governo per cercare di portare il nostro contributo sui temi del lavoro, della salute, della tranquillità nel nostro Paese”. Matteo Salvini, intervistato a “Un giorno da pecora” su Radio Rai 1, conferma la scelta della Lega di restare nel governo Draghi. Rilancia la battaglia sul caro energia, tema al centro della sua attività da settimane. E quasi contemporaneamente, perentorio, sul tema interviene su Radio Montecarlo Silvio Berlusconi: “Chiediamo con forza al governo di contenere, abbattere i rialzi delle bollette, trovando rapidamente le risorse per farlo, per evitare che questo fenomeno metta a rischio una già difficile ripresa”. “Ma bisogna anche risolvere il problema una volta per tutte”, avverte il Cavaliere.

In mattinata Salvini annuncia soddisfatto che il governo lavorerà a un decreto “di almeno 5 miliardi”. Il centrodestra “si è sciolto come neve al sole”, aveva detto sabato Salvini, in collegamento con una presentazione del libro Per una nuova Destra di Daniele Capezzone. Ma il centrodestra di governo esiste ancora e, pur parlando a due voci, con quelle dei leader di Forza Italia e Lega, rilancia il suo ruolo nell’esecutivo di emergenza nazionale, sollecitando il premier sul tema energia al centro del nuovo disagio economico e sociale.

Il grande freddo tra il centrodestra di governo e la presidente di Fratelli d’Italia, che, risoluta, rivendica il suo no agli “inciuci”, a chi intende “stare con la sinistra e i Cinque Stelle” resta. Differenze sui modelli da seguire e polemiche sulla conduzione dei giorni del Colle restano anche tra FI e Lega, ma qualche timido segnale di tentativi di ripresa del dialogo anche con l’alleata all’opposizione si incominciano a intravedere. A gettare il sasso nello stagno l’altro ieri è stato il numero due di FI, Antonio Tajani: “Io sono più ottimista. Bisogna guardare al futuro, come in famiglia, alle cose concrete”. Tajani però ha ribadito quanto aveva già affermato Berlusconi, “il federatore”, che la “guida” del centrodestra rinnovato “è del centro” e quindi di Forza Italia, dei valori “popolari, europeisti, atlantisti, garantisti del Ppe”.

Parole nelle quali si coglie un invito alla Lega a entrare nella famiglia dei Popolari europei. Dopo che lo stesso Salvini e anche Meloni hanno votato per l’elezione della presidente, proveniente dal Ppe, del Parlamento Europeo. Ma sia il vicepresidente azzurro che il leader leghista su una cosa sono uniti: no al proporzionale e ai tentativi centristi di Giovanni Toti con Matteo Renzi. Lo stesso Berlusconi era intervenuto l’altro giorno per ribadire che il centrodestra è “alternativo alla sinistra”. Parole che comunque non sembrano proprio bastare a Meloni. Salvini dice a “Un giorno da pecora”: “Certo che la richiamerò, nonostante gli insulti”. E il grande freddo tra Arcore e la leader di FdI resta, dopo che Meloni anche l’altra sera in tv a “Non è l’arena ” sul La/7 ha ribadito di non dover niente a Berlusconi, del cui governo fece parte come ministro della Gioventù, ma “in quota An”, ha sottolineato.

E, intanto, prima dell’appuntamento cruciale delle Politiche del 2023 c’è la tornata di Amministrative che attende la (quasi ex?) coalizione. L’unico punto fermo è per ora che vanno avanti nell’esecutivo le due forze di centrodestra di governo. “Sarebbe pericoloso se una parte importante del centrodestra come la Lega consegnasse Draghi al centrosinistra”, aveva ammonito giorni fa il “governatore” azzurro della Calabria Roberto Occhiuto, dopo la decisione dei ministri leghisti di non partecipare al voto in cdm sulle misure sanitarie. E il ministro per gli Affari regionali Maria Stella Gelmini ieri in un’intervista a Il Corriere della Sera: “Draghi è una risorsa preziosa, che potrà essere ancora utile all’Italia”.

Per ora è proprio il governo dell’ex capo della Bce l’unica forma che vede ancora insieme la maggioranza del centrodestra: Lega e Forza Italia, oltre all’unità di tutta la coalizione nelle giunte regionali e comunali. Chissà che l’altro terremoto che ora colpisce i Cinque Stelle, con inevitabili contraccolpi sul centrosinistra, non divenga un oggettivo fattore esterno che può favorire la ricostruzione del centrodestra.

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