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Lavoratori

Farsa e tragedia nell’agitazionismo propagandistico di Landini

Perché critico metodo e merito della manifestazione della Cgil di Maurizio Landini. Il commento di Giuliano Cazzola

‘’La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa’’. Essendo la frase attribuita a Karl Marx la si potrebbe contrassegnare con un solenne’’ ipse dixit’’.

La Cgil ha manifestato insieme ad un centinaio di associazioni  ‘’in difesa della Costituzione’’, che ad avviso del conducator Maurizio Landini e dei suoi sodali (che hanno preso la parola dal palco) sarebbe minacciata da un governo che è intenzionato ad annichilire il Parlamento tramite il ricorso al presidenzialismo o al premierato e a spaccare in tanti pezzi l’Italia attraverso l’autonomia differenziata.

Si potrebbe discutere a lungo in punto di diritto e di opportunità politica su questi propositi, ammesso e non concesso che trovino la strada per essere approvati dal Parlamento.

Scomodare la legge fondamentale, presidio delle nostre istituzioni, per fare dell’agitazionismo propagandistico è un’operazione irresponsabile perché non si scherza con la libertà e la democrazia per dare una mano di vernice ad una piattaforma sindacale scritta da un comitato di alcolisti anonimi.

Ma se è questa la farsa, dove sta la tragedia?

Il 31 luglio 1922 l’Alleanza del Lavoro, sigla in cui si riunirono i sindacati di sinistra, proclamò lo sciopero legalitario, uno sciopero generale a tempo indeterminato in opposizione al fascismo. I risultati furono disastrosi per i socialisti, che riuscirono solo a spaventare la borghesia e la classe media instillandogli il timore per un ritorno alle violenze ed ai boicottaggi del biennio rosso (1920-1921).

Il segretario del PNF Michele Bianchi lanciò un ultimatum al Governo dando “48 ore di tempo allo Stato perché dia prova della sua autorità in confronto di tutti i suoi dipendenti e di coloro che attentano all’esistenza della Nazione”. Nell’ultimatum si dichiarava che il partito fascista avrebbe rivendicato la sua “libertà d’azione” nel sostituirsi allo Stato nella repressione dello sciopero.

Come annunciato, i fascisti reagirono immediatamente allo sciopero in tutto il paese: gli iscritti ai sindacati nazionalisti non aderirono allo sciopero stesso, mantenendo in funzione tutti i servizi pubblici ed evitando l’interruzione della produzione in numerose industrie. In molte città amministrate dai socialisti, le squadre d’azione e le camicie azzurre nazionaliste occuparono i municipi. Duri scontri avvennero a GenovaAlessandriaBari e Livorno. Il 3 agosto, a Milano, dopo la presa di Palazzo Marino, sede dell’amministrazione comunale, Gabriele D’Annunzio arringò le camicie nere da uno dei balconi.

Mussolini si assunse tutta la responsabilità dello stroncamento dello sciopero legalitario. Il 28 ottobre ebbe luogo la Marcia su Roma. Nei primi giorni di quello stesso mese, nel Congresso straordinario di Roma, la maggioranza massimalista del Psi espulse dal partito la minoranza riformista. Mentre i fascisti marciavano su Roma i vertici del Psi erano a Mosca al Congresso della III Internazionale.

Ovviamente in Italia non succederà nulla di tutto questo. Ma bisognerebbe avere il senso delle proporzioni.

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