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Le lezioni delle regionali

L'esito delle elezioni regionali, i commenti dei contendenti e gli scenari politici nazionali. Il taccuino di Guiglia.

Tutto come ampiamente previsto, anzi, no: c’è la sorpresa dell’astensione.

Tre vittorie nette e annunciate anche nelle dimensioni con la conferma delle coalizioni che già amministravano Veneto, Campania e Puglia.

Ma pur temuto un calo dei votanti, il crollo era inimmaginabile. Crollo quasi uguale ovunque, altro dato significativo.

Il primato negativo tocca alla Puglia, dove è andato alle urne appena il 41,8% degli aventi diritto. Il Veneto e la Campania hanno poco di che consolarsi con il 44, 6 e il 44 rispettivamente, cioè giù di ben 16 punti nel primo caso e di 11 nel secondo rispetto alle ultime elezioni.

Premessa la notizia inattesa, il Veneto resta nelle salde mani del centrodestra, e la Lega vola sull’onda del capolista e già tre volte governatore Luca Zaia, per affidare la presidenza della regione ad Alberto Stefani.

Molto solidi anche i successi di Roberto Fico alla guida della Campania in precedenza e a lungo governata da Vincenzo De Luca e di Antonio Decaro al posto che fu di Michele Emiliano: il centrosinistra si sostituisce a se stesso più o meno doppiando lo sfidante di centrodestra.

A conti politici e non solo aritmetici fatti, non ci sono risvolti preoccupanti per il governo, pur essendocene di incoraggianti per le opposizioni.

Specie se al 2 a 1 subìto dalle liste dei partiti dell’esecutivo nella tornata di ieri s’aggiunge, nel quadro complessivo del 2025, il ciclo regionale concluso in settembre (andarono al voto Valle d’Aosta, Toscana, Marche e Calabria). Esito finale 3 a 3. Forse con leggero vantaggio per la maggioranza nazionale, dice il centrodestra: nella piccola regione di speciale autonomia Forza Italia è subentrata al Pd nell’amministrazione. Ma il conteggio completo è che in Italia a oggi 13 regioni sono guidate dal centrodestra, 6 dal centrosinistra e una dagli autonomisti in Valle d’Aosta.

Dal voto di ieri le opposizioni escono rinfrancate sul campo largo, mentre il Pd si conferma principale partito della coalizione e prima forza in Campania e Puglia. Ma il M5S col campano Fico conquista la seconda presidenza regionale dopo quella in Sardegna.

“Uniti si stravince”, sottolinea Elly Schlein, leader del Pd. Se la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si concentra sul Veneto, “dove ha vinto la credibilità”, pronta a chiedere agli alleati la presidenza della Lombardia per Fdi, Matteo Salvini rileva che “non c’è stata alcuna spallata al governo”.

Naturalmente, sarebbe riduttivo interpretare il voto regionale e gli scontati commenti dei leader politici -ognuno dei quali può rivendicare, come succede sempre, d’aver vinto qualcosa-, alla stregua di un’indicazione politica generale. Sia perché gli aspiranti governatori e i loro programmi avevano una ovvia connotazione locale, nonostante la partecipazione dei leader nazionali ai comizi di chiusura nel tentativo di politicizzare il voto.

Sia perché un’astensione tanto estesa colpisce tutti i partiti al di là delle loro ideologie e nomi nazionali di riferimento: meno di un italiano su due, alla fine, è andato a votare.

(Pubblicato su Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova)

www.federicoguiglia.com

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