skip to Main Content

Stretto Di Hormuz

Come si muoverà l’Italia con la Francia nello Stretto di Hormuz

Italia pronta a inviare a protezione dello Stretto di Hormuz 2-3 unità navali. Fatti, analisi e commenti

Si chiama European-led maritime surveillance mission in the Strait of Hormuz (dal complesso acronimo Emasoh) la missione che dovrebbe assicurare libera navigazione delle navi mercantili e non solo nello Stretto di Hormuz, quel pezzo di mare dove nei mesi scorsi si è concentrata la competizione tra Iran da una parte e Stati Uniti e alleati dall’altra.

La Francia guida la missione europea (non Bruxelles, dunque), ma anche l’Italia dovrebbe fare la sua parte (nonostante qualcuno faccia notare le sue attuali difficoltà in fatto di navi della marina militare). Andiamo per gradi.

LA MISSIONE

E’ partita Emasoh, la nuova missione europea nello Stretto di Hormuz. L’operazione dovrebbe fornire “in termini concreti una maggiore conoscenza e sorveglianza della situazione marittima, con ulteriori spedizioni marittime nel Golfo e il Mar Arabico”.

“Nel 2019 una crescente insicurezza e instabilità, che hanno provocato numerosi incidenti marittimi e non marittimi, sono state osservate nel Golfo e nello Stretto di Hormuz, con la conseguenza di un’intensificazione delle tensioni regionali”, spiegano in un comunicato i Paesi Ue promotori, che “accolgono con favore tutti i contributi operativi già annunciati da Danimarca, Francia, Grecia e Paesi Bassi a sostegno di questo sforzo e attendono nuovi impegni nei prossimi giorni”.

Il quartier generale della missione sarà negli Emirati Arabi Uniti.

FRANCIA GUIDA

La dichiarazione politica è stata firmata da Francia, prima sostenitrice, Belgio, Danimarca, Germania, Grecia, Italia, Olanda e Portogallo.

A Parigi va il ruolo di leader della European Maritime Awareness in the Strait of Hormuz (la Francia è pronta all’invio di una fregata utilizzando la propria base negli Emirati Arabi Uniti), ma ogni Paese “manterrà il controllo sulle proprie navi che applicheranno regole d’ingaggio nazionali: prerogative che lascerebbero al Francia il ruolo di coordinamento della flotta multinazionale”, spiega Fabio Caffio, ufficiale della Marina Militare in congedo, esperto di diritto internazionale marittimo, su AnalisiDifesa.

LA PARTECIPAZIONE DELL’ITALIA

Anche l’Italia dovrebbe fare la sua parte, militarmente parlando. E proprio la settimana scorsa è stata presentata alla Camera una mozione che impegna il governo “a valutare l’opportunità di avviare ogni iniziativa di propria competenza affinché nei tempi e nelle modalità ritenute (…) sia garantita la sicurezza degli interessi nazionali nell’area dello Stretto di Hormuz”. Primo firmatario della mozione è Giovanni Russo, xapogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Difesa.

A difesa dello Stretto di importanza strategica l’Italia potrebbe impegnare 2-3 unità navali.

IL COMMENTO DI AURELIO GIANSIRACUSA

“Come se avessimo tutte le navi previste dai programmi di costruzione già in acqua ed in stato di approntamento. Due-tre unità inviate nel Golfo Persico significa mettere in grande difficoltà oggi la Marina che si trova a dover gestire navi in via di radiazione e navi nuove”, ha commentato su Twitter Aurelio Giansiracusa, animatore di Ares-Osservatorio Difesa.

LA MISSIONE USA

L’operazione europea si affianca alla missione a Stelle e strisce, Operation Sentinel, che si concentra sempre sulla stessa area, includendo nell’area da sorvegliare oltre al Golfo e ad Hormuz, il Golfo di Oman e lo Stretto di Bab el Mandeb. A sostenere ed aiutare gli Usa saranno Gran Bretagna, Corea del Sud ed Israele.

LO STRETTO DI HORMUZ

Lo stretto di Hormuz si è trovato al centro di una crisi internazionale nei mesi scorsi. È qui che tra attacchi alle petroliere e abbattimenti di droni, nel corso del 2019, si è sviluppata la competizione tra Iran da una parte e Stati Uniti e alleati dall’altra.

PERCHÈ È IMPORTANTE

Le notizie, comunque, non stupiscono. Lo Stretto si trova tra Iran e penisola arabica ed è al centro delle rotte marittime più importanti al mondo, soprattutto per il commercio del petrolio (per avere un’idea: l’Arabia Saudita ha fatto passare nello stretto 6,4 milioni di barili di petrolio al giorno nel 2018). È via di collegamento per la maggior parte delle persone che vivono lungo le coste dell’Asia e dell’Africa orientale al cuore del Medio Oriente e per questo, nel corso degli anni, è diventato oggetto delle ambizioni di diversi paesi della regione.

DA SEMPRE LUOGO DI CONFLITTI

L’importanza strategica e la sua conformazione geografica ha fatto dello Stretto di Hormuz il teatro ideale di numerosi conflitti di vario tipo. E proprio la Marina Militare italiana era intervenuta dopo il 2 settembre 1987 per proteggere il traffico mercantile nazionale, dopo l’attacco alla nave italiana Jolly Rubino, sferrato da alcune guardie armate rivoluzionarie iraniane.

ALLA RICERCA DI UNA VIA ALTERNATIVA

Perché, allora, non trovare una via alternativa? Ci hanno provato, negli ultimi anni, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita, che per bypassare lo stretto di Hormuz hanno anche costruito oleodotti per portare il greggio verso l’Oman stesso e lo Yemen.

Back To Top