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Erdoganomics

Ecco successi e disastri di Erdogan in Turchia

Conversazione di Start Magazine con Marta Ottaviani, giornalista esperta di Turchia e Russia, su piani e numeri di Erdogan alle elezioni presidenziali

 

Dopo la sua affermazione con il 49,5% dei consensi al primo turno delle elezioni presidenziali turche Erdogan ha di fatto ipotecato la rielezione. Questa è la convinzione di Marta Ottaviani, giornalista esperta di Turchia che in questa intervista con Start Magazine entra nel merito dei motivi sottostanti a un risultato elettorale apparentemente sorprendente visto che, come sottolinea Ottaviani, Erdogan aveva di fatto contro tutto il resto del Paese.

Con il 49,5% dei voti al primo turno dobbiamo attenderci ormai un’affermazione di Erdogan al secondo?

La rielezione di Erdogan secondo molti analisti è ormai scontata. Devo dire, saggiando gli umori del Paese, che Erdogan emerge ancora come un leader di grandissima popolarità, sotto certi aspetti più popolare di prima.

Rispetto ai risultati di qualche elezione fa, tuttavia, il calo dei consensi di Erdogan è comunque evidente. Non trova?

Io starei attento a parlare di calo dei consensi, in fondo Erdogan ha preso il 49,5% sfiorando la rielezione e aveva contro tutto il resto del Paese. Del resto lui è in sella da oltre vent’anni, e questo nonostante la Turchia si trovi in una situazione economica abbastanza grave, senza contare la repressione dei diritti umani che però per il popolo turco non è una priorità. Quindi non si può parlare di calo dei consensi: questo è un leader che ha una base popolare sempre più radicata e purtroppo anche sempre più radicale.

Perché l’alternativa rappresentata da Kılıçdaroğlu non ha convinto la maggioranza dei turchi?

L’alternativa rappresentata da Kılıçdaroğlu non ha funzionato per diversi motivi. Uno, perché non è percepito come un leader carismatico, due aveva alle spalle una coalizione davvero troppo composita, tre – e questo la dice lunga su ciò che è diventato e in parte è sempre stato un Paese come la Turchia – non sono piaciuti né il fatto che lui avesse radici alevite né che abbia cercato un dialogo con i curdi.

Le politiche economiche eterodosse di Erdogan hanno condannato il Paese al disastro. Chi tra i due sfidanti sarebbe meglio in grado di risalire la china?

Immaginando che lei si riferisca alla politica dei tassi di interesse molto bassi di Erdogan, Kılıçdaroğlu aveva un programma economico molto valido che avrebbe permesso di riportare l’economia sui giusti binari in due anni e in cinque anni di risanarla dalle fondamenta in maniera strutturale. Purtroppo però il popolo turco ha preferito dare fiducia a Erdogan e devo credere a questo punto che non sia pienamente a conoscenza della situazione in cui versano i conti dello Stato.

Erdogan può vantare rilevanti successi ad esempio nel settore della difesa, si pensi ai famosi droni che hanno aiutato l’Ucraina a difendersi dall’attaccante russo nelle prime fasi della guerra. Ci può dire qualcosa a tal proposito?

L’industria della difesa è da anni uno dei settori in cui l’attenzione di Erdogan si sta concentrando maggiormente, con particolare riguardo ai settori aeronautico e navale. Proprio in campagna elettorale Erdogan ha annunciato che la Turchia sarà in grado di produrre i suoi caccia di quinta generazione. Si tratta ovviamente di un wishful thinking: la Turchia vuole ovviamente diventare un leader nel settore della difesa, però è chiaro che un conto è costruire un drone sicuramente potente come quello realizzato dalla famiglia di Bayraktar, il genero del Presidente, un altro è riuscire a costruire caccia di quinta generazione.

Anche in campo energetico Erdogan può vantare successi, soprattutto grazie alla cooperazione con la Russia, che ha portato in dote una centrale nucleare nuova di zecca e il Tanap. Cosa ci dice a tal proposito?

La Turchia ambisce a diventare un hub energetico e nello stesso tempo a diminuire la propria dipendenza energetica proprio dalla Russia. Non dimentichiamo che la voce più importante dell’import è proprio quella relativa all’energia. Ma la Turchia vuole rientrare anche nel progetto Eastmed, da cui tutta una serie di tensioni con gli altri Paesi coinvolti nel progetto. Sono ambizioni rilevanti, Erdogan ha fatto qualche passo importante in questo senso, ma bisogna vedere come continuerà e soprattutto io ritengo che sarà fondamentale vedere come si svilupperà la politica estera di Erdogan. Se dovesse rimanere troppo vicina alla Russia e se la Turchia dovesse diventare, come promesso da Putin, l’hub del gas russo allora credo che Erdogan sarà costretto a scegliere.

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